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A pollo 11

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 Quel lunatico del Grande Fratello

            Quarant’anni fa, il 20 luglio, a quanto ci hanno sempre detto, l’uomo, anzi l’americano, sarebbe sbarcato sulla Luna.
Non intendiamo propendere sensazionalisticamente per la tesi di chi sostiene che si trattò di un macroscopico falso, ma le perplessità dobbiamo rammentarle.
Molti dubbi sono stati avanzati in proposito all’atterraggio che tuttora molti sostengono essere stato simulato. Forse filmato nella Norton Air Force Base di San Bernardino.
Gli elementi a sostegno del falso non sono pochi.

I dubbi

Ad esempio le ombre. Sono radiali anziché parallele rispetto alla fonte illuminante. E poi
sono brevi in prossimità della fonte di luce e lunghe se più distanti: prove della  vicinanza della fonte illuminante ai soggetti, da cui si deduce che questa non possa essere il sole.
Ma non è certo tutto qui. Su diverse fotografie, raccolte in luoghi differenti, il paesaggio lunare è assolutamente identico, il che avvalorerebbe la tesi dei fotomontaggi.
Poi le macchine fotografiche erano  all’altezza del petto delle tute  e così l’astronauta non poteva assolutamente vedere cosa stesse fotografando. Eppure non solo le foto  riuscirono tutte magistralmente e  furono messe a fuoco perfettamente ma non fu mai, dicasi mai, tagliata la testa ai compagni di missione! Insomma è quasi impossibile che le abbia prese un astronauta in quelle condizioni, piuttosto un fotografo a lui vicino.
Su numerose immagini  sono poi  ben distinguibli  delle stelle esattamente come si presenterebbero in un set cinematografico con fondale in carta forata. Invece il contrasto su negativi con diaframma da 9 a 11 non  consente di fotografare un oggetto poco luminoso come una stella lontana in un paesaggio chiaro.
Molte immagini contengono inoltre errori marchiani; come l’orma di uno stivale sotto il modulo lunare; su di un’altra immagine si specchiano invece ben due astronauti nella visiera dell’astronauta fotografato (ma non poteva essercene mai più di un secondo, non essendo mai stati fuori dalla navicella contemporaneamente in tre).
Su molte immagini della Nasa sono poi visibili le crocette delle fotocamere. Queste crocette talvolta vengono coperte da oggetti che si trovano sulla Luna. Pertanto in tal caso si può trattare esclusivamente di fotomontaggi.
Le pietre lunari analizzate, inoltre, col tempo sono risultate sbalorditivamente di composizione isotopica non simile bensì identica a quella terrestre. Pietre terrestri dunque?
Infine, ciliegina sulla torta, la bandiera americana sventola in uno spazio senz’aria!
A rafforzare enormemente i dubbi giunge l’ammissione della Nasa in questi giorni: ha smarrito (!) le registrazioni originali…
Quello che più fa propendere per la messinscena è però il fatto che, dopo un paio di repliche in salsa minore, le missioni sulla Luna siano state sospese, cosa francamente difficile da comprendere.

L’essenziale

Le motivazioni che avrebbero indotto gli americani alla gran messinscena sono molteplici: economiche, strategiche, psicologiche. D’altronde l’operazione d’ipnosi di massa hollywoodiana è ben rodata da tempo. Aveva avuto il suo esordio in grande stile con la manipolazione della “Guerra dei mondi” diretta negli anni Trenta da Orson Welles e  sappiamo qualcosa del suo evolversi anche in tempi recenti con l’11 settembre.
Ciò detto non è comunque da escludere che ci sia stata una gestione “schizoide” della missione lunare. Ovvero una versione sofisticata, artificiale e falsata destinata allo spettacolo e alle ipnosi delle masse potrebbe aver fatto al contempo da schermo e da vetrina simulata ad un’operazione che non si poteva agevolmente filmare e di cui, oltretutto, non si volevano divulgare le immagini a occhi curiosi anche di concorrenti potenziali. Insomma un falso spettacolare potrebbe aver coperto non un grande bluff ma una realtà registrata in modo assai più discreto.
Quel che più conta all’atto pratico non è allora stabilire se uomini siano sbarcati o no sulla Luna quanto il registrare l’efficacia del coinvolgimento collettivo via schermo con la possibilità incontrastata di fare partecipare tutti a un evento che, vero o simulato che sia, ognuno ha l’impressione di  vivere tangibilmente pur non avendone alcuna certezza reale.
E’ la stessa ragione per la quale le Twin Towers, che fanno parte del quotidiano newyorchese in cui siamo invischiati televisivamente e cinematograficamente ogni giorno, ci abbiano colpito molto più di  Sharma Sheik, Bombay, Madrid, Londra e finanche di Viareggio. E’ nello schermo che, soprattutto, noi viviamo la nostra dimensione “sociale”.
Ed è dagli schermi che si costruisce il nostro immaginario che diviene quello che comunemente intendiamo come realtà. Ecco perché siamo particolarmente irreali.

Il dimenticato

Lasciamo perciò a ognuno la libertà di affermare e di argomentare la sua personale convinzione sul fatto che gli americani siano o no sbarcati sulla Luna e del perché, in tal caso, abbiano falsificato e poi smarrito i documenti visivi.
Qualcos’altro  che ci sta a cuore  e che sta passando del tutto inosservato ci preme però di sottolineare; ovvero che, col tempo, essi hanno fatto scomparire dai ricordi colui che di sicuro almeno i razzi fin lì a fine Sessanta è riuscito a farli arrivare. Von Braun, l’inventore delle V1 e delle V2 che quarant’anni fa tutti fecero a gara nell’omaggiare e che ora viene letteralmente cancellato.
Ma si sa, il Grande Fratello è un gran lunatico.

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