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un popolo di Santi, Navigatori, Poeti… Preti e Mignotte

Una cartina di tornasole, una prova; questa è Roma, città eterna, che piaccia o no così è stato e lo sarà.
Per chi vi giunge, o ne è in partenza, via aerea, difficilmente non potrà non notare, dal viadotto della Magliana, la scritta sul Colosseo quadrato (per i romani) – Palazzo della Civiltà Italiana, per il resto del mondo – su di un lato: «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori».
Per i più fortunati residenti del quartiere EUR, in considerazione del costoso mercato immobiliare locale, e comunque per i cittadini dell’Urbe, vale la pena una visita culturale anche degli altri tre lati e del piano terreno.
28 statue, ciascuna di esse raffiguranti le virtù del popolo italiano; ai quattro angoli del basamento si trovano altrettanti monumenti equestri raffiguranti i Dioscuri.
Non c’è tanto da dire; semmai da provare.
Per chi sia riuscito, o tenti di rialzarsi, risorgere interiormente, darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una drittura e per tutti quelli che cercano la loro via, leggete la celebre frase e poi passate la mano sul travertino delle statue e delle pareti.
Sentite qualcosa? Bene, forse appartenete ad un genere umano non ancora tarato, un popolo, una razza capace di produrre uomini veri, uomini dal giusto sentire e dal sicuro istinto, una siffatta specie raggiungerebbe un alto livello di civiltà e si terrebbe in piedi di fronte alle prove più calamitose, anche se il suo sistema politico fosse manchevole e imperfetto.

Diversamente potreste appartenere a una schiera differente di uomini; preoccupante nella misura in cui, tenuto conto che si è in un clima di generale anestesia morale, di profondo disorientamento, malgrado tutte le parole d’ordine in uso in una società di consumi e della democrazia, e il cedimento del carattere e di ogni vera dignità, il marasma ideologico, la prevalenza dei più bassi interessi, il vivere alla giornata, sta caratterizzando sempre con maggior frequenza l’uomo.
In tal caso vi configurereste, nell’uso quotidiano e popolare dei termini a Roma, nella massa dei c.d. ”preti” e delle “mignotte”.
Senza entrare nella blasfemia, l’accordare a una pletora di personaggi l’etichetta di “preti” e “mignotte”, è sinonimo di mercanteggiare, approfittare della propria posizione o inclinazione professionale per fini personali.
Proprio perché senza onore questi ultimi non meritano di essere menzionati – nella famosa scritta – e pertanto di passare all’oblio.
Proprio in questo momento, semmai qualcuno avesse avuto la necessità della conferma ufficiale, le agenzie stampa stanno indicando una débâcle per il sindaco (ex) di Roma, G. Alemanno; il nuovo primo cittadino della Capitale d’Italia sarà, per i prossimi cinque anni, tal Ignazio Marino.
Ovviamente, come prassi in questi casi, non si parlerà di amara e sonora sconfitta perché, così come al primo turno, anche al ballottaggio ha pesato il ”voto dell’astensionismo”… dell’anticiclone che tarda a venire, dei postumi i festeggiamenti della vittoria in Coppa Italia in casa Lazio e delle ferite che in casa Roma si stanno ancora leccando e così via.
Una pesante sconfitta personale, che ha consentito una salvifica boccata d’ossigeno alla parte avversaria, ancora incredula del regalo ricevuto.
Sui perché si sia giunti a tale risultato (il caso è Roma, ma si possono adattare a qualsiasi realtà locale) non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo provare pena. In troppi casi abbiamo dato l’opportunità a presunti leader di governare, di amministrare le nostre istituzioni con risultati disastrosi.
Da dove ripartire? Qualcuno ancora ripresenta la domanda, cercando formule magiche e iniziative circensi per rimanere a galla ed essere ancora visibile.
Per noi la risposta deve essere una e sonora: fuori, chi negli ultimi anni ha approfittato della propria posizione o non è stato in grado di ben amministrare; fuori chi non si sente all’altezza del proprio compito o ruolo assegnato.
Ripartiamo dalle cose semplici, dalle idee e dalle persone.
Abbiamo bisogno di leader che sappiano scrivere il proprio nome sul travertino, che rimanga imperituro nei secoli e non cadano nell’oblio.

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