lunedì 1 Luglio 2024

Al fronte si è più sicuri

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La guerra in Ucraìna insegna che a morire di meno sono i soldati

Il 2022 si è aperto con il peggiore degli scenari: quello della guerra.
Dopo due anni di lotta alla pandemia avremmo dovuto celebrare una sorta di rinascita, invece dobbiamo coltivare soltanto una cosa, la speranza. La speranza che questo conflitto cessi quanto prima. La speranza che l’Umanità prevalga. Le immagini che ci tormentano in tv in queste settimane parlano da sole e denunciano l’orrore, la devastazione e la sofferenza dei civili e delle vittime innocenti. In questo come in ogni conflitto tutt’oggi in atto. E ci fanno fare enormi passi indietro, perché anche le guerre hanno regole. Ma sembra che ce ne siamo dimenticati. La “guerra moderna” che si sviluppa in contesti urbani porta a un sacrificio dei civili enorme. Per non parlare dei crimini di guerra e degli attacchi a personale e strutture sanitarie. Se nella seconda guerra mondiale le vittime tra i non combattenti erano il 50% del totale, oggi siamo arrivati al 90%.

Noi, come Croce Rossa, non siamo solo spettatori, ma operiamo in prima linea per portare soccorso. Purtroppo, sin da subito abbiamo avuto enormi difficoltà di accesso in Ucraina, vista l’assenza di corridoi umanitari. Non è la prima volta che accade, ma è la prima volta che c’è un’attenzione così forte da parte dei media. In realtà, è una caratteristica dei conflitti contemporanei ed è uno degli aspetti che più ci preoccupa, se pensiamo alla completa elusione delle Convenzioni di Ginevra nate, appunto, con la Croce Rossa. Una volta c’era la possibilità di avere accesso, secondo la regola che “non si spara sulla Croce Rossa” e, così, si portavano in salvo le vittime o si portavano aiuti. Oggi non è scontato. Come non è certa, né garantita, la neutralità propria dei soccorritori che indossano il nostro Emblema. 

Tuttavia andiamo avanti e facciamo la nostra parte come Croce Rossa, sia a livello nazionale che internazionale. Lato Croce Rossa Italiana il primo convoglio di aiuti è partito tre giorni dopo l’inizio del conflitto. Ad oggi abbiamo una media di due partenze a settimana. Abbiamo realizzato 10 operazioni internazionali, con più di 200 operatori attivati, centinaia di tonnellate di beni consegnati, un centinaio di mezzi dispiegati, circa 200 persone evacuate e 2 ambulanze consegnate finora. E’ stato grande anche l’impegno della Centrale di Risposta Nazionale (CRN) quale canale di primo ingresso, cui si è aggiunto un nuovo servizio di pronto soccorso psicologico telefonico gratuito per i cittadini ucraini in Italia e per le famiglie ospitanti. Con l’arrivo dei primi profughi, ci siamo trovati sempre più coinvolti nelle attività di accoglienza e assistenza, garantendo una risposta efficace e puntuale. Nella fattispecie, circa 150 Comitati territoriali, da nord a sud, sono pienamente operativi. Ad oggi, poi, si sono registrate donazioni per l’emergenza in corso di un valore complessivo pari a quasi 20 milioni di euro, una cifra impressionante che sottolinea la fiducia degli italiani nei confronti della nostra organizzazione. Infine, stiamo completando una Base Operativa Avanzata a Suceava (Romania) per lo stoccaggio dei materiali.

Ma queste sono solo gocce nell’oceano se non si consente agli operatori umanitari di fare il loro mestiere: essere al fianco di qualunque vulnerabilità.
Questo è un qualcosa di veramente moderno.

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