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Alexandre Dumas

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Centoquarant’anni fa se ne andava il padre dei Tre Moschettieri

Athos, Portos e Aramis. E, naturalmente, l’indimenticabile D’Artagnan. Personaggi impressi nella memoria di tutti gli appassionati di storie di cappa e spada. Ma anche vicende che ‘fotografano’, nelle pagine de ‘Il conte di Montecristo’, la Francia tra il 1815 al 1838, dalla fine di Napoleone al regno di Luigi Filippo. Personaggi che animano l’universo.
Nato il 24 luglio del 1802 e morto nei pressi di Dieppe il 6 dicembre del 1870, Alexandre Dumas è figlio di un soldato semplice. In giovane età viene mandato a Parigi dove studia legge. Nella capitale ottiene alcuni incarichi presso il Duca d’Orléans, il futuro re Luigi Filippo. Si fa conoscere, comunque, in virtù delle sue opere teatrali. Spiccano, tra tutte, ‘Enrico III e la sua corte’ (1829) che racconta del rinascimento francese. ‘Napoleone Bonaparte’ (1831) invece è una piéce teatrale sulla figura, ormai leggendaria, del condottiero e imperatore francese.
‘Antony’, scritto nel 1831, non è un dramma storico ma un’opera in cui l’autore sviscera i temi dell’adulterio e dell’onore. La collaborazione con lo scrittore Auguste Maquet induce Dumas ad intraprendere una nuova strada. Inizia, infatti, a realizzare opere in cui ricrea l’atmosfera brillante della Francia ottocentesca. Opere non sempre affidabili sul piano storico ma in grado di far rivivere il clima di un periodo denso di eventi. E’ il caso de ‘I tre moschettieri’, pubblicato nel 1844 che aprirà la strada ad un ciclo composto da ‘Vent’anni dopo’, scritto nel 1845, e ‘Il visconte di Bragelonne’ del 1850. Libri che vengono pubblicati a puntate sui giornali, il primo sulla rivista ‘Le Siécle’.
Con il successo, Dumas inizia a vivere al di sopra delle sue possibilità economiche. Nel 1844 acquista un terreno nei pressi di Parigi a Port-Marly, dove fa costruire il ‘Castello di Montecristo’. Non solo. Nel 1847 inaugura un suo teatro, il ‘Théàtre-Historique’. Operazione, quest’ultima, che tuttavia lo espone al rischio del fallimento che, in effetti, si concretizza davvero. Malgrado vengano rappresentate opere dei maggiori autori del passato, come Shakespeare, Goethe, Calderon de la Barca, Schiller, l’iniziativa teatrale fallisce. A Dumas restano soltanto i debiti. Vende all’asta il suo castello e nel 1851, cercato da più di 150 creditori, deve riparare in Belgio. Nel 1854, risolti i suoi problemi finanziari, torna a Parigi.
Ammiratore di Garibaldi, Dumas cerca di inviare armi per la spedizione dei Mille. Entra a Napoli con i garibaldini e rimane nel capoluogo campano per tre anni, dove è ‘direttore degli scavi e dei musei’. Nel 1864 lascia, comunque, la sua carica a causa del malumore dei napoletani che poco tollerano la presenza di uno straniero in un incarico così prestigioso. Dal suo soggiorno a Napoli, Dumas scrive ‘Il Corricolo’ e ‘La San-Felice’, biografia romanzata di Luisa Sanfelice, nobildonna napoletana che appoggio’ la Repubblica Partenopea. Nel settembre del 1870, dopo una malattia che lo lascia semiparalizzato, si trasferisce nella villa del figlio a Puys, vicino a Dieppe. Qui Alexandre Dumas padre muore il 6 dicembre 1870.
Nel 2002 i suoi resti sono stati trasferiti al Panthéon di Parigi.

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