Home Storia&sorte Alfred Herrahausen: fermato dai nemici dell’Europa

Alfred Herrahausen: fermato dai nemici dell’Europa

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Non appena caduto il Muro

La mattina del 30 novembre del 1989 un boato scosse Bad Homburg, ricco sobborgo di Francoforte. Una bomba telecomandata esplose al passaggio dell’automobile di Alfred Herrhausen, banchiere tedesco a capo della Deutsche Bank, uccidendolo sul colpo. Perché è così importante ricordare quest’uomo? Semplice, cercò di rivoluzionare l’Europa, ma qualcuno glielo impedì. Non è cosa da poco. Vediamo perché.
Chi era Herrhausen
Alfred Herrhausen nasce ad Essen nel 1930. A soli 26 anni entra nella Vew (una delle principali aziende elettriche ed energetiche tedesche). Già poteva contare su un dottorato di ricerca in finanza conseguito l’anno prima all’università di Colonia mentre lavorava alla Ruhrgas. A 40 anni entra nella Deutsche Bank con la qualifica di vice consigliere d’amministrazione. Ma prima di diventare un banchiere dimostra le sue capacità manageriali. Come ricorda Giacomo Gabellini (1) gestì: “la ristrutturazione di Daimler-Benz, alla quale aveva imposto un processo di diversificazione culminato con la trasformazione dell’azienda in un gruppo tecnologico integrato, dotato del know-how necessario ad operare nei settori strategici dell’aerospazio, della difesa, dell’elettronica e della tecnica ferroviaria”. Così “la divisione Mercedes venne progressivamente affiancata dagli altri tre comparti fondamentali, costituiti dalla Dasa, rivolta all’aerospazio e alla difesa, dall’Aeg, orientata sull’elettronica, e dalla Debis, concentrata sul ramo finanziario”. Anche alla Deutsche lascerà il segno, tanto da diventare il consigliere economico del cancelliere Kohl.

La sfida al blocco angloamericano
Come ricorda Salvatore Santangelo nel suo saggio Gerussia Herrhausen era “un banchiere, ma con una formazione da manager industriale, aveva una visione aperta e innovativa dei rapporti internazionali, e soprattutto perseguiva una strategia finanziaria che puntava a ridisegnare il ruolo della Germania riunificata, assegnandole una nuova centralità” (2). È in quest’ottica che va letta l’assorbimento (da parte di DB) della Banca d’America e d’Italia, delle merchant bank Mdm (portoghese), Albert de Bary (spagnola) e Morgan Grenfell (prestigiosa banca d’investimento londinese). A questo punto Herrhausen viene fuori la strategia di Herrhausen che cerca di creare un contraltare economico finanziario ai colossi angloamericani. La cosa non passò inosservata. Per la Cia “i mercati finanziari e valutari globalizzati sono una questione di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti”. Il banchiere tedesco cominciava a dar fastidio. Anche se il muro non era caduto, il capo della DB già aveva un piano per risollevare le sorti dell’Europa dell’Est. Qualcosa di rivoluzionario come si è detto all’inizio.

Il progetto di Herrhausen
Herrhausen aveva in mente un piano molto chiaro che spiegò in un’intervista al Wall Street Journal: “Entro dieci anni la Germania Est doveva diventare il complesso tecnologicamente più avanzato d’Europa e il trampolino di lancio economico verso l’Est. In questo quadro “Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, e anche la Bulgaria avranno un ruolo essenziale nello sviluppo europeo”.
Egli inoltre (dalle colonne del quotidiano economico tedesco Handelsblatt) (3) si scagliò contro le politiche debitorie delle banche statunitensi nei confronti delle nazioni in difficoltà. Era necessario abbattere il debito delle nazioni più povere fino al 70% e nel contempo dilatare i tempi di restituzione dello stesso. Solo così si sarebbe “permesso a queste nazioni di riassegnare alla ripresa economica le risorse finora destinate al servizio del debito”. Ma non erano i tedeschi quelli sempre fissati con il debito? Evidentemente si tratta quanto meno di una esemplificazione. Torniamo al banchiere di Essen.
Herrhausen voleva creare una banca che, sull’esempio della Kfw tedesca, finanziasse “la ricostruzione e l’integrazione dell’Est con il resto d’Europa”. L’Europa Orientale aveva bisogno di investimenti e doveva togliersi dal collo il cappio del debito “intra-imprese”, un dato contabile che gravava sulle industrie ex comuniste (stimato sui 200 miliardi di marchi). Un debito che come ricorda Santangelo era “considerato come un asso nella manica dalle istituzioni finanziarie internazionali che si opponevano irriducibilmente al risanamento del comparto industriale ereditato dalla Germania in seguito alla Riunificazione, preferendo una massiccia privatizzazione”.
Il 4 dicembre 1989, Herrhausen sarebbe dovuto essere a New York per difendere il suo progetto, davanti all’establishment finanziario anglosassone. Ma quel giorno per lui non arrivò mai. Fu una dose di esplosivo a sbarrargli la strada. 

I colpevoli di comodo
I colpevoli di quel delitto rimasero impuniti. Sul banco degli imputati finì la Rote Armee Fraktion, (il più importante gruppo terroristico di estrema sinistra tedesco). Ma l’indagine finì in un binario morto. A dire il vero, pochi presero per buona questa pista, dato che la maggior parte dei membri di quest’associazione o si trovava in galera o era morto. Il gruppo terroristico tedesco era in fase di disfacimento da anni. Come poteva mettere in piedi un attentato del genere? Difficile da far credere. Eppure alla Raf fu addebitato l’omicidio di un uomo chiave della politica tedesca: l’economista Detlev Karsten Rohwedder. Era il capo della Treuhandanstalt, la holding che controllava fondi, industrie e società commerciali dell’ex Germania orientale. Quest’ultima era una specie di Iri della Ddr.
Rohwedder –come Herrahausen- era un non allineato rispetto al pensiero dominante e lo diceva chiaramente: “un liberismo di mercato di tipo dottrinario non funziona occorre privilegiare una politica di risanamento rispetto alle privatizzazioni”. In pratica, egli voleva soltanto (si fa per dire) sottrarre alla speculazione le industrie dell’ex Ddr. Quest’ultime dovevano rimanere in mano pubblica finché non fossero “risanate” al punto di poter stare da sole sulle loro gambe. Così facendo “la popolazione della Germania Est poteva superare al più presto la sua condizione d’inferiorità materiale”. Ma anche in questo caso la Raf si è messa di mezzo: Rohwedder morì dentro il suo studio di Duesseldorf freddato da tre colpi d’arma da fuoco. Un colpo da maestro. Un delitto perfetto.
Un “delitto geopolitico”?
Tornando ad Herrhausen, il suo obiettivo non si limitava alla moratoria sul debito. Da un punto di vista geoeconomico e anche geopolitico egli voleva rafforzare l’asse Berlino- Mosca e più in generale il rapporto tra l’Europa e la Russia. Questo però avrebbe creato un blocco geopolitico che avrebbe eroso il potere della Nato nel Vecchio Continente. Come diceva Kissinger: “se le due potenze (Germania e Russia) si integrassero economicamente intrecciando rapporti più stretti, si verrebbe a creare il pericolo della loro egemonia” (4). Purtroppo, arrivò l’attentato targato Raf. È strano (per chi non conosce la storia) ma i terroristi comunisti e gli Usa hanno spesso lo stesso bersaglio. Qualcuno si ricorda di Aldo Moro?

Note:
1. L’omicidio geopolitico di Alfred Herrhausen di Giacomo Gabellini Arianna Editrice  19 settembre 2021
2. Die zeit ist reif. Schuldenkrise am wendepunkt, di Alfred Herrhausen Handelsblatt, 30 giugno 1989
3. Alfred Herrhausen, un altro Rathenau? Gerussia. L’orizzonte infranto della geopolitica europea Salvatore Santangelo Editrice Castelvecchi Roma 2016
4. Cfr. Kissinger: «Der western mussß sich an das neue selbstbewußtsein der Deutschen gewöhnen», «Welt am Sonntag», 3 maggio 1992.
Parola chiave: Alfred Herrhausen
Metadescrizione: Alfred Herrhausen il banchiere tedesco ucciso dai nemici d’Europa per impedirgli di rivoluzionarla
Tags: Alfred Herrhausen, Deutsche Bank, Gerussia, Cia, Helmut Kohl, Henry Kissinger

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