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Altro che Ahmadinejad

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I servizi americani hanno ipotizzato una soluzione di evacuazione ebraica dalla Palestina. Peres risponde sul Washington Post

Uno studio condotto dalla CIA ha sollevato dubbi sulla sopravvivenza di Israele oltre i prossimi 20 anni. Il documento della CIA pronostica “un movimento inesorabile, che allontana la soluzione a due-stati, verso quella ad un unico stato come il modello più proficuo fondato su principi di democrazia e di piena eguaglianza, che si sbarazzi dello spettro che si profila preoccupante di una apartheid coloniale e che consenta il ritorno dei profughi del 1947/1948 e del 1967. Quest’ultima è la pre-condizione per una pace sostenibile nella regione.”
Per di più, lo studio, che è stato messo a disposizione solamente di un certo numero selezionato di personaggi, prevede il ritorno di tutti i profughi Palestinesi verso i territori occupati, e l’esodo di due milioni di Israeliani – che dovrebbero migrare negli Stati Uniti nei prossimi quindici anni.
“Vi sono più di 500.000 Israeliani con passaporto americano e più di 300.000 vivono ora proprio nel territorio della California”: ha affermato il giurista internazionale Franklin Lamb in un’intervista rilasciata a “Press TV” venerdì 6 marzo, aggiungendo che quelli che non sono in possesso di un passaporto Americano od occidentale si sono già azionati al riguardo.
Lamb ha sottolineato: “Per questo ritengo che almeno per l’opinione pubblica Israeliana il destino sia segnato…fatto che comporta che prima o poi la storia rigetterà l’avventura coloniale di Israele.” Egli ha dichiarato che la CIA nel suo documento, alludendo all’inattesa ma rapida caduta del governo di apartheid in Sud Africa e facendo riferimento alla disintegrazione dell’Unione Sovietica nei primi anni Novanta, suggerisce che la fine del sogno di una “terra di Israele” dovrebbe avvenire quanto prima.
Inoltre, lo studio prevede il ritorno di oltre un milione e mezzo di Israeliani verso la Russia e verso altre parti di Europa, e sottolinea con evidenza il declino delle nascite di Israeliani e nel contempo l’aumento progressivo della popolazione Palestinese.
Inoltre Lamb ha sottolineato come, data la condotta di Israele nei confronti dei Palestinesi e della striscia di Gaza in particolare, l’opinione pubblica Americana, che negli ultimi 25 anni non ha mai elevato le sue proteste contro le misure di Tel Aviv, potrebbe ora “non farlo più”.
Molti membri della Commissione sui Servizi Informativi del Senato degli USA sono stati messi al corrente del documento.

Nel suo articolo sul Washington Post, il Presidente Peres disperatamente tenta il salvataggio della soluzione a due-stati rispetto a quella ad uno-stato, perfino proponendo una disposizione a tre o addirittura a quattro stati. Egli sembra rendersi conto che la soluzione a due-stati è seriamente messa a repentaglio, a meno che Israele drammaticamente e repentinamente cambi direzione. Nel suo articolo di apertura, per tre volte Peres ha dato indicazioni al popolo Americano e al suo governo per una soluzione a due-stati, e ha ribadito che Israele è “la terra dei miei antenati”. Egli si lamenta che la soluzione ad uno-stato prevista dalla CIA “minerebbe la legittimazione di Israele e il diritto riconosciuto internazionalmente ad esistere come stato sovrano Ebraico nella terra dei miei antenati.” In contrasto con lo sfondo storico del secolo scorso di un quasi totale rigetto del colonialismo, il suo appello per una decisa approvazione internazionale della “legittimità di Israele” risulta di una profonda tensione.

Probabilmente il rapporto della Cia è un’ipotesi di studio; Peres ha colto l’occasione per alimentare l’allarme e la tensione ma per ora questa soluzione è davvero ipotetica.

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