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Anarcobbedienti liberi

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Il Tribunale di Trento, pur riconoscendone la colpevolezza, ha disposto la scarcerazione dei 6 anarchici arrestati giorni fa. Cosa rimane? Blocchi stradali, sabotaggi ferroviari, manifestazioni non autorizzate e centro storico completamente deturpato, in sette giorni di proteste. Oltre, naturalmente, le minacce agli aggrediti … di cui i giornali locali, in perfetto stile anni ’70, pubblicano nome e cognome.

Sono liberi. Il tribunale del riesame ha accolto il ricorso dei sei anarchici arrestati con l´accusa di aver aggredito alcuni skin heads due anni fa in piazzale San Severino. I giudici Collino, Giuliani e Fermanelli hanno valutato che vi siano gravi indizi nei confronti di Marco Beaco, Mattia Dossi, Luigi Keller, Lorenzo Jorg, Massimo Passamani e Stefano Tiberi, ma, allo stesso tempo hanno considerato che non vi siano esigenze cautelari. Per questo hanno ordinato la scarcerazione dei sei anarchici. In sostanza il tribunale del riesame ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte. Le prime quattro delle sei pagine della motivazione dell´ordinanza sono dedicate a spiegare perché vi siano gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati. Poi, però, il ragionamento viene vanificato nelle ultime due pagine che escludono con poche righe sia il pericolo di reiterazione del reato che quello di inquinamento delle prove. Per sostenere la sussistenza del primo rischio il pubblico ministero Paolo Storari aveva addirittura depositato un album fotografico con immagini di tutto l´armamentario sequestrato in alcune abitazioni dei sei arrestati e in altri alloggi a loro disposizione. Tra gli oggetti sequestrati c´erano uno sfollagente telescopico in metallo, due catene d´acciaio lunghe 70 centimetri con impugnatura, un assortimento di bastoni e mazze da baseball, centinaia di biglie in metallo, vetro e ceramica con tanto di fionda pronta per lanciarle, caschi e protezioni da skateboard simili a quelli che vengono usati nelle manifestazioni dagli anarchici.
Secondo il tribunale del riesame, però, il ritrovamento di questo arsenale non dimostra la pericolosità degli arrestati: «Anche gli esiti delle perquisizioni e la dovizia di oggetti astrattamente contundenti ritrovati non appaiono riferibili solo ad alcuni indagati in particolare, posto che le abitazioni presso le quali sono state ritrovati mazze, petardi, fionde e molto altro, unitamente a un manuale di istruzioni su come usare questi oggetti sono indicate dalla stessa polizia giudiziaria come nella disponibilità collettiva ed indifferenziata del gruppo di anarchici». Insomma non c´è la prova, secondo i giudici, che quegli oggetti fossero proprio dei sei arrestati e per questo non ci sarebbero elementi che potrebbero far pensare a un futuro utilizzo da parte loro di quelle armi improprie, anche in considerazione del fatto che Dossi e Keller sono incensurati, mentre gli altri quattro hanno precedenti non specifici. Per quanto riguarda l´aggressione al consigliere comunale di Rovereto Papolla i giudici hanno osservato che non risulta agli atti nessun documento sul procedimento.
I giudici non deducono la pericolosità sociale dei sei arrestati neanche dalle frasi intercettate dalle cimici nascoste nelle loro celle. Il pubblico ministero Storari aveva depositato in particolare un passaggio piuttosto inquietante in cui in una conversazione tra Keller e Tiberi si dice: «Si sa chi sono i fasci. Alcune persone devono anche cominciare a guardarsi intorno mentre camminano». Secondo il tribunale del riesame si «tratta di minacce generiche».
I giudici osservano anche che «Circa tale intercettazione ambientale non si può trascurare peraltro la circostanza espressamente indicata nella trascrizione che il dialogo è molto disturbato, sicché non è possibile ricostruire con sufficiente coerenza e completezza il suo contenuto». I giudici osservano anche «che il tempo trascorso dai fatti appare come una circostanza favorevole agli indagati che, pur continuando a far parte dello stesso gruppo, non hanno commesso reati della stessa specie di quello per il quale è stata applicata la misura».


da: “l’Adige” – 29 luglio 2004

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