venerdì 19 Luglio 2024

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In Groenlandia, nella base artica, sopravvive alla morsa del freddo comportandosi come i nostri antenati

Tre giorni e tre notti in balia del freddo polare: non è un reality televisivo, questa volta si tratta dell’esperienza reale vissuta dal membro di un progetto scientifico in corso in Groenlandia.
DISPERSO TRA I GHIACCI – L’uomo, un americano di 38 anni, era al lavoro presso una base artica come operatore addetto all’equipaggiamento, in supporto agli scienziati della National Science Foundation. Avvistato per l’ultima volta nella serata di mercoledì scorso nei pressi di una pista, la sua scomparsa è stata segnalata giovedì mattina con la conseguente mobilitazione dei soccorsi. La stazione di ricerca scientifica Summit, che raccoglie dal ghiaccio informazioni sui cambiamenti climatici, si trova praticamente al centro della Groenlandia, sopra una calotta spessa oltre 3 km ed è lontana almeno 400 km dalla prima zolla di terra non ghiacciata. Trovandosi a lavorare in un ambiente così estremo ogni membro del personale viene addestrato per sopravvivere a ogni inconveniente in quelle condizioni ambientali proibitive.
TECNICHE DI SOPRAVVIVENZA – Così anche il malcapitato è stato in grado di superare il freddo della notte artica mettendo in pratica le tecniche apprese: ha scavato un buco nel suolo per ripararsi dal vento e dall’escursione termica di notte e si è tenuto in movimento di giorno per mantenere attiva la circolazione corporea ed evitare il congelamento. Non un’impresa da tutti, considerando che le temperature in quella zona scendono sotto i -20°C. I soccorsi hanno tratto in salvo l’uomo nella mattina di sabato, dopo che aveva passato tre notti all’addiaccio. Secondo Karl A. Erb, direttore dell’Ufficio Progetti Polari della NSF, queste sono esperienze che chi fa questo tipo di mestiere deve mettere nel conto: «Il nostro personale e lo staff di sostegno sopportano avversità e rischi nel fare il loro lavoro e sono la chiave del successo della nostra ricerca».

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