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Apartheid?

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Sì ma solo a Venezia

L’uscita di Salvini sui trasporti separati tra lumbard ed extracomunitari è stata una provocazione elettorale mirante a recuperare voti in uscita libera da An. Salvini contava, giustamente, sulle repliche finiane che gli avrebbero avvicinato buona parte dell’elettorato alleanzino. Ha però trovato una pronta reazione da parte di Berlusconi che, ostentando fermezza, ha tamponato Fini.

La provocazione intanto ha fatto parlare di razzismo, apartheid, leggi razziali eccetera.

Nessuno si è minimamente preoccupato, però, di considerare che un’altra forma di apartheid, non certo spaziale e fisica ma puramente economica, è da tempo concretamente in vigore sui mezzi pubblici di Venezia dove i non-residenti pagano quattro o cinque volte il biglietto del trasporto e i veneziani sono invece trattati diversamente. Morale della favola: discriminare in Italia è concesso, purché la discriminazione non si basi su lingua o cultura ma sul portafogli.

 

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