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Aperta anche la domenica

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Un parroco del Salento appende uno striscione ironico sulla facciata della chiesa per attirare i fedeli alla messa domenicale. Basterà per controbattere l’apatia del consumismo o servirebbe un altro impegno spirituale?

«Domenica Aperto». Lo striscione di quattro metri non è affisso davanti a un ipermercato o a un negozio addobbato per il Natale ma sventola sulla facciata principale della chiesa di Sant’Antonio, sul lungomare Galilei di Gallipoli. L’autore dell’iniziativa provocatoria è don Salvatore Leopizzi, un energico parroco di 52 anni, che tra una messa e una confessione trova pure il tempo di pedalare in bicicletta alla ricerca di qualche «pecorella smarrita». Stanco di vedere sacrificato il giorno dedicato al Signore sull’altare dello shopping natalizio, che impone l’apertura domenicale e nelle ricorrenze religiose degli esercizi commerciali, il sacerdote di Gallipoli ha pensato bene di ricordare ai suoi fedeli quale fosse il loro principale dovere di cristiani, affiggendo davanti alle due entrate della chiesa, costruita 35 anni fa, lo striscione con il quale ricorda a tutti, polemicamente, che la domenica la chiesa resta aperta e che «senza la domenica non possiamo vivere». «La domenica purtroppo – analizza don Salvatore – c’è un clima socio-culturale che disturba, per questo ho deciso di rivitalizzarlo, di prevenire anzichè curare. Il pericolo che la gente corre al giorno d’oggi è di essere assorbiti, anche di domenica, nella dimensione produttiva e consumistica degli altri giorni. Quello che noto è che non si ha più il tempo di vivere nella dimensione antropologica più consona all’uomo, che ha bisogno di incontrarsi, di discutere, di vivere diversamente i giorni festivi da quelli feriali. Ma questo non significa che la chiesa voglia fare crociate o svolgere un ruolo trans-religioso. La mia non vuole essere né una provocazione, né un monito, ma solo un modo per mantenere viva la memoria di buon cristiano», commenta don Salvatore.

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