sabato 20 Luglio 2024

Attrezzarsi contro il nuovo compromesso storico

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Il suicidio del centrodestra romano e la nuova centralità del Pd inducono ad una seria riflessione

Qualche ragionamento sulle  recenti amministrative di maggio, nonostante la campagna elettorale molto sbiadita e piatta, bisogna pur farlo, magari per comprendere l’evoluzione dello scenario politico generale .
Partiamo dal dato più macroscopico: quello della percentuale delle astensioni, che ha superato di gran lunga ogni previsione. Un esercito di delusi che non ha votato per nessuno e che ha espresso il suo disgusto semplicemente non andando a votare. Ma quale schieramento ha sofferto di più questo fenomeno?
Sicuramente il centrodestra a Roma ed al centro Italia, la Lega al Nord  hanno registrato un arretramento complessivo che oltre a contingenze di carattere locale, segnalano una profonda insoddisfazione dei rispettivi bacini di consenso.
Sembra evidente, che a due mesi dalle elezioni politiche, il Governo delle “larghe intese “ fortemente voluto da Napolitano, non sia stato ben digerito dagli elettori di centro-destra. D’altra parte dopo essere stati chiamati a raccolta per l’ennesima volta da Berlusconi a votare contro l’odiata sinistra, per poi ripetere la medesima alleanza governativa di prima, con il solo cambio della faccia di Monti con quella di Letta, deve aver fatto perdere la pazienza anche agli aficionados.
D’altronde il Cavaliere è sempre più ostaggio dei suoi guai giudiziari, che puntualmente subiscono un’accelerazione quando si delinea uno scenario di riequilibrio delle sfere di influenza nelle istituzioni e quindi è tenuto ben al guinzaglio . Ne è testimonianza il fatto  che il Pd ha arraffato a  man bassa  tutte le cariche istituzionali: dalla Camera al Senato, passando per il Napolitano bis, fino alla Presidenza del Consiglio: tutte nomine avvenute  con l’appoggio del Pdl.
Ce n’è abbastanza per l’elettore medio del Pdl per sentirsi quantomeno preso in giro.
Ma la sudditanza del centrodestra non si limita alla spartizione delle cariche, va ben oltre: sui temi etici sono  di questi giorni le aperture di Bondi ed altri alle unioni gay , ormai vero e unico problema epocale della politica italiana ed europea, ed anche sull’introduzione dello Ius Soli si intravedono sinistri cedimenti ed aperture dalle parti pidielline, seppur al momento piuttosto contenuti.
A Roma è esploso sicuramente il caso più eclatante:  il Sindaco Alemanno, infatti, ha subito un calo di consensi che nessun sindaco uscente aveva mai fatto registrare dopo il primo mandato e quasi sicuramente dovrà cedere il passo a Ignazio Marino .
Nel caso della Capitale oltre alla mala gestione della Città ed all’inefficienza dei servizi pubblici, in quattro anni abbiamo assistito alla totale assenza di un progetto politico degno di questo nome , ad una  liquidazione di un patrimonio  politico, umano e culturale che poteva influenzare  e mettere a fattor comune una serie di intelligenze ed esperienze provenienti dall’area che definiremo genericamente di “destra” per comodità espositiva. Nulla di tutto ciò è stato fatto: anzi si è ostacolato ogni tipo di iniziativa in tal senso , prediligendo scelte opportunistiche di carattere personale e non politico, con il brillante risultato di aver buttato dalla finestra una possibilità  di cambiamento e di aver consegnato Roma al PD  e a SEL, con esiti sicuramente negativi per tutti.


Quel che è accaduto in questi anni al Comune di Roma è un  suicidio politico che in pochi sarebbero riusciti a compiere. Ma tant’è.
La destra deve piangere se stessa per non aver saputo o voluto aprirsi dei varchi politici , e non di mera gestione del potere, e ora deve limitarsi ad essere ostaggio delle scelte altrui.
Scelte che ora dipenderanno dalle lotte interne al Partito Democratico e dagli equilibri interni alla maggioranza con Sel che sia a livello nazionale che romano, potrebbero alterare il quadro : ma non più di tanto visto che la sinistra ha riacquistato la sua centralità, più per i limiti altrui che per propri meriti.
Per quanto scosso dagli scandali e dalle lotte intestine, il Pd, ha comunque dimostrato di essere l’asse portante del nuovo “compromesso storico” , di essere ancora capace di mobilitare il suo elettorato, di saper condurre tatticamente le battaglie e di  avere un strategia.
Non solo,  ora che Grillo sta perdendo appeal  presso gli ambienti di sinistra, emblematica è la rottura con Rodotà che solo un mese fa era il loro candidato al Colle e con la Gabanelli , si disvela pienamente anche la trappola in cui è caduto il Movimento grillino : la strategia di logoramento e di svuotamento operata dal Pd sta dando i suoi frutti, di qui la campagna di ridicolizzazione ( peraltro assai facile) che vari organi di informazione , Repubblica in testa, ha operato senza sosta dal giorno dopo le elezioni politiche.
Ora il Pd , con il Pdl al guinzaglio , i giustizialisti dipietristi fuorigioco, Grillo depotenziato e la Lega in rotta, può operare abbastanza tranquillamente l’opera di disfacimento totale della Nazione, compito che le è stato affidato fin dal 1992 all’epoca del Britannia e del golpe di Mani Pulite , in combutta con i ciellenisti di casa nostra .
Il modus operandi  è sempre quello: smantellare  e privatizzare gli asset strategici produttivi e finanziari (Eni, Finmeccanica , Cassa Depositi e prestiti) , relegare l’Italia ad una subordinazione rispetto ai diktat europei , indebolire  attraverso leggi ad hoc (unioni gay, introduzione dello Ius Soli)  il tessuto identitario e culturale del Paese, sino a renderlo una mera espressione geografica.  Sel e la sinistra neotrotzkista , grande alleata da sempre degli interessi  finanziari cosmopoliti, sarà utilissima soprattutto nel campo dei cd “diritti “, come testimonia l’alacre attivismo della Boldrini su questi temi.


Naturalmente, questi temi serviranno anche a distogliere l’attenzione dai reali problemi del Paese :  il lavoro, la disoccupazione, l’immiserimento del ceto medio , e la depredazione del risparmio, ma serviranno anche a creare un Nemico, immaginario , sul quale far ricadere ogni nefando tentativo di opposizione a questi progetti : i “ fascisti”.
Ora che i “fascisti”, siano veri, presunti o immaginari, poco importa, l’importante è additarli e a questo serve la “santificazione laica” post mortem di alcuni discutibili personaggi, le cui esequie in queste settimane hanno visto l’apoteosi della retorica neopartigiana e resistenziale. L’operazione smantella -Italia, infatti, per riuscire abbisogna del riemergere delle pulsioni ciellleniste che in tutti i tornanti storici della Storia italiana del dopoguerra ha assicurato il collante necessario: il solito trito e ritrito, ma sempre valido, ritornello dell’antifascismo. E anche in questo, la Destra italiana darà il suo appoggio, avendo da anni preso le distanze con la propria eredità storica, vissuta come un pesante fardello ,per poter accedere alle stanze istituzionali.
Cosa faranno i” fascisti “ per sottrarsi al ruolo che gli è stato ritagliato su misura e possibilmente cogliere  le nuove opportunità che i nuovi spazi politici potranno offrire?
E’ possibile pensare che sulle macerie della destra postfascista / neofascista  si riesca finalmente ad essere protagonisti della propria Storia e non subire passivamente le manovre che vogliono relegare un’area nell’angolo del pugile suonato?


E’ possibile, a patto però, che si abbiano obiettivi chiari, la consapevolezza dei propri mezzi, sia in negativo che in positivo, che ci si apra alla società e che si avvii un confronto serio e reale con i ceti produttivi  colpiti dalla crisi  ed orfani di rappresentanza politica per assumerne l’egemonia , in termini gramsciani, che si abbandoni il massimalismo disperante  così come il minimalismo che si vuole spacciare per tattica, che si sia traino e mai rimorchio, che si volti pagina comprendendo che la militanza non è il Popolo, ma né è solo l’avanguardia quando il Popolo la riconosce come tale, che si sappia creare alleanze tattiche con soggetti politici, sindacali e produttivi che non siano parte dell’area ,ma che abbiano come interesse , sia pure in chiave utilitaristica, la sopravvivenza dell’apparato produttivo italiano, che si studi con serietà l’utilizzo del marketing politico e di come diversificare l’offerta alle differenti fasce della popolazione e che si riesca a stupire il Nemico facendosi trovare sempre laddove non penserebbe mai di trovarti.

 

 

 

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