venerdì 19 Luglio 2024

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Che s’ispiri alle squadre d’azione o a potere operaio, in ogni caso il premier agita la palude

Non è stata una “Vicenza II”, ma anche la performance di Silvio Berlusconi all’assemblea di Confindustria non è passata inosservata e conquista tutte la prime pagine dei giornali di oggi. Ancora una volta il premier in piena campagna elettorale ha tolto la scena a tutti, anche se il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sembra aver ormai preso le misure alla nota esuberanza del Cavaliere. Non è tanto la replica alla “spessa” battuta sulla velina a lasciare il segno, quanto la pressante richiesta della Marcegaglia al premier di mettere mano alle tanto promesse riforme. Rovesciando sul Cavaliere il peso dello straordinario consenso personale e di coalizione, la Marcegaglia ha sollecitato il governo ad aprire una nuova fase dopo quella dell’emergenza seguita al terremoto finanziario dell’autunno scorso.
Utilizzare il consenso per metter mano alle riforme significa però anche metterlo in discussione con scelte che ovviamente possono anche piacere meno a parte del Paese. Il nodo sta tutto qui, ovvero nella scarsa volontà del Cavaliere di dispiacere a chicchessia e di mettere in discussione le sue percentuali di gradimento.
Ovviamente nel pieno di una campagna elettorale, è più difficile promettere interventi su pensioni, welfare e servizi pubblici locali, ma sarebbe già qualcosa se non si contribuisse ad alimentare quel clima da nevrosi collettiva e da scontro-finale che assedia il Paese da quindici anni. Sarebbe opportuno abbassare i toni, anche qualora venisse considerato reddittizio in termini elettorali. Comunque sia il pressing sul governo affinché dopo la riforma delle scuola e quella federale, si addentri in materie più complesse, è crescente e tra una decina di giorni è probabile che anche Bankitalia faccia sentire la sua voce nelle tradizionali “Considerazioni finali”, e forse non a caso ieri in prima fila nella platea di Confindustria c’era anche il governatore Mario Draghi.
Riprendere uno degli slogan di Potere Operaio (Oreste Scalzone: “E’ più facile fare la rivoluzione che le riforme”) addossando l’inazione a giudici, Parlamento o persino a Mourinho, rischia di rendere prima o poi “pletorica” anche la vasta maggioranza di cui gode il centrodestra in Parlamento. Se Berlusconi sposta più in là l’obiettivo di un’Italia più moderna ed efficiente, diverse sembrano essere le preoccupazioni di Giulio Tremonti, che ieri ha rilanciato il tema delle riforma delle pensioni, e di Gianfranco Fini che nella difesa del Parlamento e delle istituzioni, si sta ritagliando un profilo diverso che non punta tanto a contrapporsi al berlusconismo quanto a prepararne il superamento.

Queste sono le posizioni del giornale dei costruttori; quello, per intendersi, che sponosrizza il genero di Caltagirone, Casini.

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