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Berlusconi difende Bush

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Per il premier italiano le torture sono dovute a poche mele marce. In ogni caso, «tutto ciò non farà mutare di una virgola la nostra posizione in Iraq e la nostra amicizia con Bush e gli Stati Uniti».

ROMA – Imbarazzo e dolore per le scene di tortura, ma anche rabbia per quelle che definisce «strumentalizzazioni» da parte di coloro che per anni «non si sono stracciate le vesti» per i torturatori di sovietici e per quelli ancora in azione a Cuba. La reazione di Silvio Berlusconi alle «paginate» di racconti e foto che ieri hanno pubblicato i principali giornali è stizzita. Come ovvio il disgusto per le foto delle torture è totale, ma per il presidente del Consiglio le accuse indiscriminate rischiano di delegittimare non solo gli Stati Uniti ma tutto l’Occidente. Comunque sia, spiegano i suoi più stretti collaboratori, «tutto ciò non farà mutare di una virgola la nostra posizione in Iraq e la nostra amicizia con Bush e gli Stati Uniti».
Anzi – spiegano – Berlusconi farà del 4 giugno, giorno della visita a Roma del presidente degli Stati Uniti, la festa della liberazione dell’occidente democratico e liberale da tutti i totalitarismo. «Nazisti e comunisti». Rievocare lo sbarco in Normandia, le croci del cimitero alleato di Anzio, rivedere in tv filmati ”Combat” o dell’istituto Luce dell’avanzata anglo-americana, sarà per il premier l’occasione per recuperare una verità storica che «le poche mele marce» di Abu Ghraib non potranno cancellare.
In attesa del nuovo ”Usa-day” e di conoscere gli esiti dell’inchiesta avviata dai vertici militari del Pentagono, Berlusconi respinge il nesso che «strumentalmente si fa tra quel distillato di democrazia e di libertà» che sono gli Stati Uniti, e «le torture di pochi fanatici» che stanno finendo davanti la corte marziale «a conferma della capacità che ha quella democrazia di fare pulizia al suo interno». Chiuse le liste elettorali per le Europee, alle prese con la limatura dei candidati per le provinciali di Milano, Berlusconi non si nasconde però i riflessi che la vicenda delle torture ha sull’elettorato. «Non eravamo al corrente e non siamo coinvolti», continuano a ripetere i ministri Frattini e Martino. Questa è, per il presidente del Consiglio, la conferma della «natura umanitaria» della presenza in Iraq dell’Italia.
«Non c’è nessuna ombra sulla nostra missione», spiegano in via dell’Umiltà replicando indirettamente ai dubbi centristi. Nell’ala moderata di Forza Italia resta però il timore di perdere presa sull’elettorato cattolico che attualmente – sondaggi alla mano – è in maggiore sofferenza. La decisione del Papa di ricevere o meno George Bush in occasione della visita in Italia sarà quindi importante e stavolta potrebbe creare qualche imbarazzo a quella parte di centrosinistra tentata dalle manifestazioni-anti.

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