“Rudolph Giuliani ha detto che sto facendo le cose giuste”. Gianni Alemanno ha appena concluso il suo incontro con l’ex sindaco di New York, nella sede della sua società di consulenza, la Giuliani Partners. In una stanza, alla presenza dello stesso fautore della politica di repressione del crimine, definita “tolleranza zero”, racconta ai giornalisti l’esito del confronto. “Giuliani aveva sentito parlare della nostra ordinanza anti-bivacchi – spiega Alemanno – che ricalca uno dei suoi primi interventi da sindaco di New York. Del resto, il suo tipo di approccio al problema della sicurezza, è lo stesso che cerchiamo di seguire anche a Roma. L’idea è quella di partire dal livello minimo della sicurezza, superando il ‘benaltrismo’, quella filosofia secondo la quale si tende a dire che ‘ci vuole ben altro’ per risolvere questo problema”. Una politica, quella della tolleranza zero, che è stata il primo passo verso altri interventi nel settore del sociale: “Dopo Giuliani, che ha reso la città più sicura, è stata la volta di Michael Bloomberg, che ha sostenuto l’impegno sociale. Ma senza la sicurezza, questi interventi nel campo del sociale non sarebbero mai stati possibili”. E di sociale parla anche Alemanno, perché, dice, “quello della tolleranza zero non è una politica repressiva fine a se stessa”.
“Bisogna iniziare a rifiutare anche i danneggiamenti minimi”, spiega poi il sindaco. E pensa anche ai graffiti, “un problema che interessa tutte le grandi metropoli”. A colpire Alemanno è anche una sorta di “rapporto”, che Giuliani riceveva ogni sera sulla sua scrivania: “Era il bilancio dell’andamento dei reati, che proveniva dai commissariati”, racconta il primo cittadino.
Alemanno un dì si batteva per la Palestina e contro gli Usa, ora le patenti se le va a cercare dai falliti di New York. Sarà pure un sintomo di crescita ma, maturando maturando, va a finire che si appassisce.