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La morte di Gheddafi: l’ammonimento degli opinion makers

Gheddafi è stato assassinato.
I media fanno a gara nello spiegarci che ciò è normale ed encomiabile, che lo stesso è accaduto a Ceausescu e a Saddam, a Milosevic e, udite udite, a Mussolini.
Chi pretende di gestire un potere personale finisce immancabilmente così. Questo l’ammonimento.
Dimenticano, per ignoranza o per mala fede non è dato sapere, che quasi tutti quegli uomini sono stati rovesciati dall’esterno,  in molti casi con un’invasione militare, e che hanno goduto a lungo, anche post mortem, del sostegno popolare.  Ma ciò non conta perché avevano il torto di essere dittatori e questo è sufficiente per venir linciati.  Non si sa poi perché questa parola abbia assunto un significato peggiorativo quando a Roma Antica aveva una valenza positiva.
Ma, si sa, ai tempi d’oggi si ha una particolare predisposizione per rovesciare ogni senso e ogni valore.
Dittatori dunque. Dittatori che comunque avevano il conforto della ripetuta elezione popolare
Né rammentano i nostri grilli parlanti che tutte le nazioni in cui questi dittatori vivevano, dopo le loro morti sono sprofondate come minimo in condizioni di servaggio se non in balìa a guerre civili, etniche, claniche e religiose: un regalo dei “liberatori” ai popoli “liberati”.
Non pretendiamo però dai nostri opinionisti né l’intelligenza né l’onestà, le avessero non farebbero più gli opinionisti. Quindi lasciamoli delirare con la canaglia.
Vogliamo invece soffermarci sul significato del loro ammonimento. Essi propagandano “democrazia” e combattono le “autocrazie”.
E’ un disegno preciso.
Perché da che mondo e mondo la partecipazione popolare al potere passa solo e sempre attraverso un’autorità centrale, l’Imperatore, il Cesare, il Re della monarchia popolare (da non confondersi con i reucci della Restaurazione) per poi sfociare nel Bonapartismo e infine nel Fascismo (altrove nelle sue varianti baatiste, peroniste ecc).
Perché da che mondo è mondo gli egoismi di classe, gli internazionalismi di casta, lo sfruttamento e l’asservimento passano per l’impersonalizzazione politica, per l’assenza di sovranità statale e di responsabilità personali. Senza qualcuno che al di sopra delle parti – ma riconosciuto dalle parti – funga da arbitro e da guida.
Passano, insomma, per una democrazia di facciata impersonata da intercambiabili camerieri dei banchieri.
L’ammonimento che ci viene dai mediators è quindi questo: abbandonate ogni velleità di sovranità e di costruzione del vostro destino. Siate pecore matte.
 

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