Al di fuori degli schemi psicotici degli apocalittici da tastiera e della propaganda comica della Lubjanka
Si fa un gran parlare dell’entrata dal 2024 di sei nuovi membri nel club dei BRICS perché calcolando PIL e popolazione questo dovrebbe rappresentare un evento rivoluzionario e, secondo certuni, il tramonto del dominio del Dollaro.
Chiariamo subito come mi posiziono. Non si tratta qui della guerra russa all’Europa né – per quanto si subisca nella lettura generale la chiassosa propaganda della Lubjanka – di un prolungamento della stessa o della ragione per cui Mosca ha deciso di attaccarci e di consolidare la Nato.
Se ci fosse una dedollarizzazione ne sarei sostanzialmente contento, così come lo sarei di qualsiasi evento generatore di faglie e di potenzialità.
Ragion per cui quelli che partono con il pregiudizio d’interpretare questa disamina come una difesa dell’ordine costituito o come l’avversione a quanto non è occidentale (che poi alcuni dei BRICS occidentali lo sono) possono evitarsi la fatica di leggere. Quello che mi preme è mettere a fuoco la questione.
Iniziamo col dire che BRICS è un’intesa multinazionale, come lo sono l’ASEAN o il RCEP o, se non fosse congelato, il CAI: tutti riguardanti il polmone asiatico. La sua de-americanizzazione formale dipende dalle scelte improvvide di Trump che mandò all’aria il TPP.
L’intesa a 11 – che si può allargare – non è affatto il ritaglio di una parte del mondo o la chiusura in un blocco perché – come potrete leggere in appendice – praticamente nessuno degli undici membri è esente da forti dipendenze da Stati Uniti, UE e paesi del QUAD del Pacifico.
Non ci sono neppure alleanze militari sostanziali (eccetto, forse, tra Russia ed Iran ma non di certo nel Nagorno-Karabach).
Nessuno ha l’intenzione di rimodellare il mondo in un proprio spicchio e, peraltro, non c’è concordanza nel modo in cui i diversi attori s’immaginano il nuovo ordine mondiale regolamentato e neppure la società.
La Cina, per esempio, vuole una regolamentazione degli scambi internazionali, a cui sta sfuggendo Washington, ma non quella climatica, che invece persegue il Brasile.
In quanto alla codificazione del Nuovo Ordine con leggi repressive di ogni revisionismo storico in nome della vittoria del secondo conflitto mondiale e in difesa della causa ebraica, la Russia, che ne è la promotrice, può raccogliere il consenso del Sud Africa e forse di Brasile e Argentina, ma Cina e India le hanno già risposto un secco no che, si presume, sarà anche iraniano.
Tra gli undici troviamo paesi che impiccano gli omosessuali e discriminano le donne fianco a fianco con il Brasile dei viados e del gender. Tra i primi si annoverano nemici reciproci irriducibili, dal fanatismo wahhabita agli sciiti e due dei principali firmatari degli Accordi di Abramo con Israele, quindi antipalestinesi.
È vero che la maggioranza dei membri BRICS ha politiche classiste molto radicali e ha poca o nulla considerazione sociale. Ma ci sono anche Argentina e Brasile che, su questo, sono di tutt’altro avviso e tradizione.
La sola cosa che li unisce è il perseguimento più snello dei propri interessi, soprattutto tramite clearing e transazioni non sottomesse al swift. i quali, è detto chiaramente, sono primari, sicché ognuno fa come gli pare su tutto il resto.
Con una formula ormai inflazionata e totalmente incorretta si parla di “multipolarismo”, Siamo invece di fronte ad una realizzazione plastica di quello che gli americani definiscono da trent’anni INTERDIPENDENZA globale e cui gli indiani hanno dato la definizione di MULTIALLINEAMENTO. Che non significa che ci siano molti allineamenti (multipolarismo per blocchi) ma che, appunto, ognuno fa quello che gli pare in una nuova era mercantile.
Può il BRICS rivoluzionare comunque il sistema mondiale?
Come fa notare Eugenio Palazzini il 60% delle riserve monetarie è in dollari, il 20% in euro, il 5% in yen, il 5% in sterline. Dei paesi del BRICS solo la Cina è menzionabile e con il 2% in rembimbi.
Questo significa che i paesi del BRICS vendono all’estero facendosi pagare perlopiù in dollari. Di conseguenza un default USA avrebbe effetti disastrosi su di loro.
La creazione di una moneta BRICS per facilitare gli scambi interni e ridurre le dipendenze sarebbe rivoluzionaria? Non proprio, ho già citato l’economista dell’establishment USA Sullivan che si dice favorevole e che ritiene che gli USA ne beneficeranno. Ha ragione o ha torto? Non lo so, so che intanto Washington si è portata garante dell’entrata nei BRICS dell’Etiopia per sottrarla all’influenza dell’Euro.
Se però la nuova valuta BRICS si lega all’oro come si sussurra?
Prima di tutto andrebbe fatto, quindi con l’acquisizione di enorme riserve ma quali sarebbero le conseguenze? Ammettiamo che, vista la convertibilità, questa attirasse i risparmiatori (la moneta buona scaccia la cattiva), cosa comunque non scontata, ci sono dei però.
Il primo è che se una moneta BRICS valesse oro, chi sarà proprietario di quell’oro? Si deciderà per quote di detenzione? Diciamo che i più poveri diverrebbero particamente schiavi dei più ricchi.
Il secondo è che la convertibilità del Dollaro in oro fu abolita nel 1971 dopo che De Gaulle ne fece incetta per rimandarli a Washington richiedendo il corrispettivo in oro: gli USA rischiarono di essere fatti fuori dal dominio mondiale ed è il pericolo di chi oggi tornasse su quei passi.
Ovviamente una variante del genere costringerebbe anche gli europei a rivedere le politiche monetarie (il che non è necessariamente un male come non è necessariamente un bene).
E qui, mi fa notare ancora Palazzini, l’Italia è il terzo detentore mondiale d’oro dopo USA e Germania (cioè è più ricca, nello specifico, della Cina) il che potrebbe avere qualche conseguenza positiva. Forse. Si consideri però che le riserve auree italiane sono conservate a Fort Knox e questo non dopo la sbraco di Anzio ma nel 1937 (probabilmente per far guerra economica all’Inghilterra). Il che non c’impedì quattro anni più tardi di dichiarare guerra agli Stati Uniti. Questo dovrebbe far riflettere quelli che s’invischiano sempre in schemi banali che ne determinano l’impossibilità esistenziale.
Una terza conseguenza è che non si potrebbe più stampare moneta a piacimento, quindi la pappardella sovranista con la ricetta di Simon Mago Othelma non sarebbe neppur più menzionabile.
L’importante, e mi riprometto di farlo, è capire come si muovono le dinamiche e se queste tendono a far fuori l’Europa dai grandi del mondo (come vogliono gli angloamericani e i loro schiavi russi che continuano senza successo a cercare di divenire dei liberti) o le consentono di non perdere terreno politico, ma magari di guadagnarlo, come gradiscono l’India e (parzialmente) la Cina, ma probabilmente anche Argentina e Brasile e di sicuro la maggior parte degli stati africani con buona pace del Cremlino.
Intanto consentitemi la solita divertita presa in giro degli “antiamericani” de noantri, di quelli che non vivono PER bensì CONTRO.
Sono partiti a sostenere l’invasione che ha rigenerato la NATO (come ammesso perfino da Biden) perché “sono contro la NATO”. Vabbé, ci sta, mica tutti hanno tempo e modo di riflettere. Ma poi sì che si ride davvero.
Sono partiti per difendere la razza bianca e si ritrovano a sostenere i programmi di Mandela e di Lumumba e ad applaudire al partito che in Sud Africa predica il genocidio dei bianchi. Sono partiti per frenare l’immigrazione e ora esaltano quelli che l’hanno rilanciata alla grande e se ne vantano. Sono partiti per antisemitismo, presentato in modi diversi, e ora si ritrovano a sostenere gli Accordi di Abramo, la negazione della Palestina e i rapporti preferenziali tra Mosca e Tel Aviv. Sono partiti per difendere il cristianesimo e ora si ritrovano con l’ateismo, l’animismo e ogni forma musulmana di regime e sacrificano l’Armenia. Sono partiti contro i gay e ora vanno a braccetto con i viados. Sono partiti contro il terrorismo islamico in Europa e ora stanno con chi lo arma e lo finanzia. Sono partiti con lo scontro di civiltà in Siria e ora si ritrovano con l’abbraccio tra iraniani, russi e i tagliagola anti-Assad. Sono partiti contro la Globalizzazione e ora ne invocano una maggiormente regolamentata e sono allinati con Porto Alegre. Sono partiti contro l’Euro (l’unica cosa in cui non hanno vaneggiato ma hanno solo sbagliato campo) cianciando di libertà di svalutazione pezzente e ora stanno sperando che nasca una moneta che l’impedirà.
Tra l’altro trepidano all’idea della moneta-oro. Probabilmente sono quelli che, come nella canzone di Battiato, hanno scambiato l’età dell’oro con Wall Street. Non sanno, evidentemente, che l’intero sforzo di guerra dell’Asse era contro la moneta-oro, ma non pretendiamo troppo da loro: nessun tatuatore glielo avrà spiegato.
Torniamo però nel mondo reale e lasciamo costoro persi nelle contraddizioni da cui sono schiacciati per la loro adesione fanatica ad un fronte che non esiste.
Ricordiamoci però che se gli azzetanati si meritano tutti i lazzi, la causa della malattia dell’albero è nel germoglio. Si tratta di gente che si costituisce CONTRO, quindi non è. L’ANTI è sempre sbagliato. L’antifascismo è emblematico: mobilita e raccoglie gente isterica che scarica ogni male sul fascismo, quello che Umberto Eco definì ur-fascismo. Questa gente non è più in grado di connettere e di riconoscere, scaricando caoticamente sul fascismo ogni disagio (soprattutto i propri) e mentre starnazza è manipolata come massa di manovra da oligarchie potenti che incarnano esattamente quello che essa ritiene sia fascista. Con l’antiamericanismo di oggi (diverso da quello di ieri) accade esattamente lo stesso, in ogni meccanismo. E nulla è più americano e utile agli americani di questo “antiamericanismo” che si è creata una ur-America. Se è rimasto ancora qualcuno, tipo me, che dell’egemonia WASP intende liberarsi, deve ragionare in termini sobri, laici e concreti, e non come un ridicolo ossesso.
Ed ecco, in appendice, la tabella delle relazioni commerciali e internazionali del Blocco BRICS che Blocco non è.
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B come Brasile
Economia: esporta con Stati Uniti 17,8%, Argentina 8,5%, Cina 6,1%, Paesi Bassi 4,2%, Germania 4,1%.
Difesa: nell’aprile 2022 un nuovo accordo firmato nel 2020 tra Brasile e Stati Uniti nel settore della ricerca e sviluppo della tecnologia militare.
R come Russia. Dopo l’invasione dell’Ucraìna ha visto calare del 18% il commercio con la UE e si è fatta colonizzre da Pechino. L’export di prodotti cinesi in Russia è aumentato del 90,9%, raggiungendo i 9,5 miliardi: secondo l’agenzia di analisi Autostat oggi sei dei dieci marchi di auto più acquistati in Russia sono cinesi,
I come India (Commonwealth)
Economia: la UE è il suo primo partner commerciale insieme a Cina e Stati Uniti.
Difesa: in base all’accordo del gennaio 2023 la statunitense General Electric unirà le forze con la Hindustan Aeronautics Limited (HAL), di proprietà del governo, per co-produrre motori a reazione per il programma di caccia indiano.
C come Cina
Economia: i suoi partners principali sono nell’ordine gli Usa, Hong Kong. Giappone, Germania e Corea del Sud.
S come Sudafrica (Commonwealth) commercia circa il 40% del proprio export con l’Europa e più dell’11% con gli Stati Uniti. Nell’export principali mercati di sbocco per il Sud Africa sono la Cina (12,7%), gli Stati Uniti (9,3%), il Giappone (8,1%) e l’India (7,7%)
e ora i 6 che aderiranno dal 2024:
Egitto. Commercia effettivamente soprattutto con con Cina e Arabia Saudita, poi vengono Usa, Turchia e Italia
Difesa: a gennaio 2023 l’esercito americano ha assegnato a Boeing un contratto per la produzione di 12 nuovi elicotteri CH-47F Chinook per l’aeronautica militare egiziana. L’Egitto sostituirà la sua anziana flotta di 19 elicotteri CH-47D con il moderno modello F e beneficerà delle sue avanzate capacità multi-missione.
Il contratto in questione, messo in atto tramite una vendita FMS (Foreign Military Sales del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti), ha un valore di 426 milioni di dollari. Inoltre gli Stati Uniti hanno recentemente approvato altri diversi contratti che contribuiranno a modernizzare gli equipaggiamenti di fabbricazione statunitense in servizio con le forze armate egiziane, tra cui la modernizzazione degli elicotteri AH-64D in AH-64E, l’acquisto di 12 nuovi aerei da trasporto C-130J Hercules.
Le principali destinazioni di esportazione dell’Etiopia sono Cina (16%), Svizzera (13%), Stati Uniti (12%), Paesi Bassi (11%) e Germania (8,4%)
L’Argentina, i cui rapporti con gli Usa sono ai minimi termini dalla guerra delle Malvine e che ha come primo partner la Cina, nell’aprile del 2022 ha intrapreso contatti con gli Usa che riguardano rifornimenti di aerei ed elicotteri, e contempla la partecipazione americana allo sfruttamento del suo litio con annessa partecipazione di Buenos Aires a un programma spaziale.
Ecomomicamente esporta in Brasile, Cile, Stati Uniti, Cina e Spagna. I principali fornitori sono: Brasile, Stati Uniti, Cina, Germania, Messico, Giappone, Italia e Francia.
Il 2,5% delle esportazioni dell’Iran e il 23% delle importazioni dell’Iran in valore sono state scambiate con gli Emirati Arabi Uniti, il suo secondo partner commerciale. Altri importanti partner commerciali erano Turchia, Brasile, Germania, India, Italia, Ucraina (prima del conflitto), Oman e Pakistan.
L’Arabia Saudita mantiene stretti legami commerciali con gli Stati Uniti, il Giappone, la Corea del Sud, la Cina e l’Unione europea, i maggiori destinatari delle sue esportazioni petrolifere.
I timori di un rapido allontanamento di Riyadh da Washington sono mitigati dalla continua dipendenza dell’Arabia Saudita dalla capacità militare statunitense, per non parlare del flusso di pezzi di ricambio per l’arsenale saudita.
Gli Emirati Arabi Uniti commerciano soprattutto, nell’ordine, con Giappone, India e Corea del Sud.
Sono tra i primi firmatari degli Accordi di Abramo con Israele e il 2 febbraio 2023 hanno raggiunto 12 accordi in totale con aziende d’industria militare dal valore complessivo di 8,14 miliardi di dirham (2,2 miliardi di dollari), principalmente francesi e tedesche.