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Casa Italia: scricchiola il muro del silenzio

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La grande stampa, malgrado la censura della sinistra, s’interessa infine all’occupazione fascista popolare in Parioli. “Nella casa occupata gli immigrati sventolano il tricolore” scrive il Corsera ma sbaglia. Nella ONC ci sono solo nostri connazionali i cui padri spesso hanno versato il sangue per l’Italia

Sono arrivate sabato scorso fra lo stupore degli abitanti di via Lima, ai Parioli, ormai abituati a convivere con quel palazzo abbandonato da anni all’angolo con via Panama, ma non alle occupazioni. Quasi in silenzio, venticinque famiglie di senza casa si sono insediate al civico 51, un tempo sede di importanti aziende private, poi dell’Inps e infine della società che ha gestito la metropolitana romana fino agli anni Novanta. Un’occupazione morbida, «non conforme», come l’hanno definita i responsabili di Casa Pound, militanti di destra per il diritto alla casa, che hanno subito ribattezzato Casa Italia il palazzo di via Lima, ricoperto di bandiere tricolori appese alle finestre e ai balconi. All’interno, per ora senza luce né acqua, si sono sistemate circa settanta persone, compresi anziani e bambini: famiglie italiane, peruviane, eritree e somale. Alcuni provengono perfino dagli edifici occupati dai rivali (di sinistra) di Action, che hanno lasciato per mancanza di spazio.
«Aspettiamo che vengano ad allacciare l’acqua e l’energia elettrica – spiega Aldo, uno degli occupanti – siamo stati costretti a prendere possesso di questo palazzo perché non sappiamo dove andare a vivere. Le liste d’attesa per le case popolari sono interminabili e qui c’è gente che dorme da mesi in macchina con i bambini».
Al secondo piano una famiglia peruviana ha steso sul pavimento quattro materassi coperti dalle lenzuola dove un bimbo di 2 anni gioca con un trenino. Nell’ampio cortile che si affaccia sul parco di via Panama, invece, quattro uomini si danno il turno davanti al cancello, chiuso con una catena. «Temiamo che ci sgombrino, questo palazzo è di un privato che ne rivendicherà la proprietà». Ed è proprio questa la battaglia che Casa Pound si appresta a combattere. «Lo stabile è di una holding bancaria di Brescia – spiega Simone Di Stefano – chiediamo però che Regione e Comune si facciano avanti per acquistarlo e metterlo a disposizione di chi non ha un alloggio».

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