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C’era una volta l’Italia

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che ora va all’estero

Sono sempre di più̀ gli italiani che pagano di tasca propria i servizi sanitari che il pubblico non garantisce più. Mentre la sanità pubblica necessita di una rianimazione, spicca il volo quella privata, che fa registrare una spesa di oltre 26,9 miliardi di euro nel 2013, con un incremento di 1,2 miliardi di euro nel periodo tra il 2008 e il 2012. Nello stesso arco di tempo, la spesa sanitaria pubblica è rimasta quasi ferma (+0,6%).

Il monitoraggio evidenzia che il trend di crescita per la spesa privata ha lievemente rallentato tra il 2012 e lo scorso anno: se, da un lato, le domande di visite private sono aumentate, dall’altro, per continuare a far fronte alla crisi, le strutture extra-ospedaliere si sono viste costrette ad abbassare il costo unitario per visita. L’allarme è serio: solo due anni fa, gli italiani esclusi dalla possibilità di accedere alle cure erano 9 milioni, un dato in aumento. Così, crolla il ricorso al dentista a pagamento (oltre un milione di visite in meno tra il 2005 e il 2012), ma nello stesso periodo aumentano gli italiani che pagano per intero gli esami del sangue (+74%) e gli accertamenti diagnostici (+19%). Emerge, dunque, la difficoltà per i cittadini di integrare i tagli alla spesa sanitaria pubblica con risorse proprie. Così, all’insorgere di un problema di salute, gli italiani si vedono costretti a un pericoloso aut aut: la fuga verso la sanità privata, a spese proprie, o la rinuncia alle cure. 

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