sabato 20 Luglio 2024

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Non è ancora “Forza Italia Viva”, e forse non sarà solo quello, ma la Sicilia si conferma laboratorio politico con le prove di grande centro in anticipo sul Continente. Parte l’alleanza tra il ras liberal azzurro Micciché e Matteo Renzi, già attrattiva per +Europa e Azione, che scommette sulla disgregazione degli attuali schieramenti. In vista di liste uniche alle comunali palermitane di primavera e alle regionali di novembre 2022, poco prima delle politiche, dove si ventila un’Opa salviniana su Palazzo d’Orléans. Ma anche per costruire la fatidica area liberale-riformista auspicando (sottovoce) la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi e una nuova legge elettorale. Subito l’intergruppo all’Ars (non gruppi unici perché formalmente Iv resta all’opposizione di Musumeci), mentre il proconsole berlusconiano giura: “Resto nel centrodestra, ma alla coalizione serve un check”. E nel week end a “Futura”, la scuola di politica pensata dal plenipotenziario renziano Davide Faraone, sbarcano Carfagna, Giorgetti e Lamorgese.
Il patto Renzi-Micciché ha avuto genesi rapida, come è nell’indole dei protagonisti: un abboccamento a settembre durante il tour isolano dell’ex premier per promuovere il suo libro, poi una cena fiorentina all’enoteca Pinchiorri, svelata dal quotidiano “La Sicilia” fino al menu di ravioli mascarpone e bottarga, agnello dei monti lucani e biscotto di paprika dolce. Oggi il battesimo ufficiale in conferenza stampa a Palazzo dei Normanni: “Vogliamo far prevalere l’impostazione moderata e centrista, evitare gli eccessi sovranisti e populisti” ha detto il capogruppo regionale renziano Nicola D’Agostino. Al via da subito un “intergruppo” di 15 parlamentari e, in prospettiva, liste uniche per amministrative e Regionali.
Un matrimonio di interesse tra il potente presidente dell’Ars e coordinatore forzista, e il leader di Iv, che a Roma è facile leggere in chiave grande centro, Quirinale e tentazioni di legge proporzionale. Anche perché il “laboratorio Sicilia” prevede gruppi autonomi ma, appunto, una stretta collaborazione tra forzisti, che stanno nella maggioranza di Musumeci, e renziani all’opposizione. Un po’ quello che, a livello nazionale, non è riuscito di fare a Berlusconi e Salvini con la Meloni. E se ora il Cavaliere ha in testa solo i sogni di settennato, molti scommettono che a febbraio lo schema cambierà. E si posizionano. “Si vince con i moderati – ha detto Micciché al “Mattino” – La Lega qui è inesistente”.
Il cantiere è aperto. Ed è solo agli inizi. Al comune di Palermo l’intergruppo è tra renziani e calendiani, con 11 consiglieri su 40. Mentre da venerdì 29 a domenica 31 a Palermo sbarca la scuola politica per gli under 30 pensata da Faraone e ribattezzata la “Leopoldina siciliana”. Ospiti d’onore, oltre alle ministre Bonetti e Bellanova, più Emma Bonino e Marco Bentivogli, saranno Mara Carfagna, Giancarlo Giorgetti e Luciana Lamorgese. Ovvero: il ministro leghista che sta gestendo per Draghi i dossier più importanti (raccontano che la missione negli Usa del titolare dello Sviluppo Economico abbia avuto come “cuore” proprio il rafforzamento della leadership del premier nei rapporti europei e transatlantici); la ministra azzurra che, con i colleghi di delegazione, si appresta a ribadire al Capitano la linea Maginot della “trazione moderata dell’esecutivo”; e la ministra dell’Interno che è la bestia nera del salvinismo.
L’orizzonte è chiaro. Sebbene, tra gli addetti ai lavori, si sottolinei la natura locale dell’intesa. Da un lato, i tre deputati regionali renziani in cerca di un contenitore più robusto per superare la feroce soglia di sbarramento del 5% per le Regionali. Dall’altro, Micciché inviso a Tajani, in polemica con Salvini contro la federazione, in cerca di sponde: “Salvini e Meloni sono due fanciulli arrembanti che litigano sempre”. Quanto al futuro: “La vicinanza con Renzi non si scopre adesso, vale a Roma quanto a Palermo…”.

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