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Cervello libero!

Ma ci sono due condizioni: bisogna averlo e saperlo adoperare

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Dal Donbass a Gaza i mononeuronali esaltati sono prigionieri della stessa demenza da ricovero.
Per loro è una questione di annientamento reciproco tra due posizioni che non conoscono alternative e sfumature.
Partiamo dalla questione ucraìna dove da venti mesi quelli che hanno avallato la vile, barbara e sciocca macelleria russa sostengono che o si appoggia quella schifezza oppure si è servi degli americani.
Per quei carenti di cellule grigie è inconcepibile che si possa difendere un popolo aggredito e negato, di cui si cerca di annientare l’identità e la sovranità e che, nel farlo, si possa anche tracciare una via che nulla ha a che vedere con quella americana. Non concepiscono più, ammesso che lo abbiano mai concepito, che si mettano assieme dei criteri di fondo come l’universalità della giustizia, la sintonia di sangue e cultura, la centralità dell’Europa, e che si combatta così una tenaglia imperialista. Per essi o una ganascia o l’altra, e poi parlano di libertà.
Rifiutano ogni analisi, ogni valutazione, ogni dato, ogni ragionamento, persino ogni prova, per rifiutarsi di ammettere che volenti o nolenti (ma io sottolineo il volenti) gli imperialisti di cui si son fatti servi con la scusa di liberarsi di quegli altri, sono complici del “nemico”, lo rafforzano e fanno il suo gioco.

Idem con Gaza, da qualsiasi delle distorsioni psichiche si guardi. Che si tratti di sionisti di complemento (noachidi secondo il vocabolario ebraico) o di antisemiti da operetta (che poi il termine antisemita è comunque improprio) il risultato non cambia.
O si deve condannare al tempo stesso l’assalto di Hamas e, così facendo, cancellare tutte le colpe di settatantacinque anni di imperialismo vessatorio e genocida sulla pelle dei palestinesi (“non ci sono giustificazioni” è il meme), oppure si deve esaltare la Jihad.
Che Hamas, a prescindere dalla sua complessità e dalla molteplicità di padrini e finanziatori cui ricorre oggi, sia stata creata dagli israeliani contro l’Olp, che sia una pedina nelle mani di diverse oligarchie criminali che giocano partite sporche (qatariote, israeliane, iraniane) le quali, oggettivamente, sono molto meno nemiche tra di loro di quanto lascino credere, diventa secondario.
Che Hamas sia da sempre disposta a sacrificare il sangue palestinese, operando costantemente perché le rappresaglie tengano alta quella tensione che frutta ai suoi manovratori un ruolo nel gioco e un fiume di denaro, non va messo nel calcolo.
Che i comportamenti di Hamas e dell’apparato politico-militare israeliano siano complementari, che si nutrano vicendevolmente e che impediscano insieme la realizzazione di un vero e proprio Stato di Palestina, sembra non contare nulla.
Chi fa notare che l’assalto di sabato scorso non può essere letto senza inquadrarlo in una situazione più grande, più ampia e più importante, diventa automaticamente un sostenitore di Hamas, della Jihad, delle guerre contro un Occidente di cui Israele entra a far parte per automatismi inconsci, ed è a fianco dei mafiosi imperialisti iraniani!
Guai, poi, se fa notare che questi ultimi sono stati perfino presi di sorpresa, forse in uno scontro intestino e che, per la medesima ragione, gli apparati israeliani sono stati complici.

Rivendico invece non solo il diritto ma il dovere della Terza Posizione, che non è mai neutrale e sceglie sempre il suo campo, ma non si piega agli schemi binari delle oligarchie che sono quelli della guerra psicologica in atto da ottant’anni.
Sostenere sempre le cause più giuste e la libertà da tutti gli imperialismi. che siano americano, russo, israeliano o, nel più piccolo, iraniano, turco, wahhabita. Farlo nel nome dell’universalità imperiale, incentrata sull’Idea dell’Europa, rigettando tutte le costruzioni dell’imperialismo (dal sovranismo delle destre al pezzentismo delle sinistre). Denunciare sempre le complicità mafiose tra gli imperialisti e le loro costruzioni (Usa e Russia, Israele e Hamas) e rifiutare di mandare il cervello all’ammasso nell’isteria collettiva che produce fazioni-ghetto che celebrano costantemente i riti con cui si perpetua il dominio dei Grandi Fratelli.

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