”Perché tanta sorpresa se, insieme a un ex comandante delle Brigate Rosse, a onorare la memoria di Che Guevara è stato un fascista come me? Non ha molto senso il disappunto che riscontro leggendo i comunicati di Rifondazione di Anzio e Nettuno che attestano che non solo chi li ha scritti non era presente il 7 ottobre all’Ex Saragat, ma non ha letto il libro di cui si parla”.
Così Gabriele Adinolfi replica alle polemiche sulla presentazione del libro “L’altro Che” di Mario La Ferla organizzata dall’Associazione Culturale Libertà e Azione.Rc di Anzio scrive infatti: “Stavolta l’hanno sparata più grossa e, in L’altro Che, gli fanno scrivere addirittura che il Comandante Guevara non era affatto di sinistra, ma mito e simbolo della destra militante”. Il che, sostiene Adinolfi, ”è privo di fondamento perché il libro non sostiene nulla di tutto ciò ma ripercorre, con meraviglia, la storia di fascisti doc che sostennero il Che anche prima della morte, come il generale Peron, o che l’onorarono immediatamente dopo, come l’Orologio, la Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana o il Bagaglino”. Rc di Nettuno, invece, secondo Adinolfi, sbaglia quando per esempio scrive che per gli organizzatori dell’iniziativa ”il Che comunista e internazionalista sia un luogo comune”. ”Abbiamo detto esattamente il contrario – sostiene – che Che Guevara fu un comunista serio e da onorare”.
”La storia non è di qualcuno ma è. Se un personaggio è grande, è grande al di là delle etichette”, prosegue Adinolfi e ”nessuno ha preteso di negare che Che Guevara fosse un comunista visto che lo affermava lui”. Anzi, ”il Che era un grande comunista. Questo però non fa di ogni comunista un possessore del Che. Dovrebbero chiedersi, i comunisti, non tanto se Guevara appartiene loro ma se loro sono all’altezza del Che. Altrimenti ne faranno sempre e soltanto un’icona da marketing capitalista. E anziché scandalizzarsi perché le celebrazioni dell’anniversario della sua morte eroica – sempre in presenza di personaggi politici di sinistra, quale il direttore Sansonetti e l’a lungo dirigente ravennate di Rc Morani – siano stati organizzati da ambienti di destra radicale, forse dovrebbero chiedersi per quale pigrizia mentale si siano dimenticati di organizzarli loro”.