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Che ne pensano i destroterminali?

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Abdullah Abullah prende atto dell’inutilità di concorrere alle elezioni. Altri non imparano mai

“Un’elezione trasparente non è possibile”: cosi, visibilmente emozionato ma deciso, lo sfidante del presidente afghano Hamid Karzai, Abdullah Abdullah, ha annunciato il suo ritiro delle elezioni presidenziali, già segnate da pesanti brogli al primo turno del 20 agosto. Karzai resta dunque solo, sfidante di se stesso, e di fatto, senza aspettare il ballottaggio in programma per domenica prossima, ha avuto la conferma ad un nuovo mandato presidenziale di cinque anni, che però già molti analisti e diplomatici vedono potenzialmente gravato da dubbi di legittimità e scarsa credibilità.
“E’ stata una decisione difficile”, ha detto nella sua casa di Kabul Abdullah ai giornalisti, dopo un incontro con i suoi sostenitori in una enorme tenda ad ovest di Kabul, dove otto anni fa nacque il primo governo afghano del dopo-talebani. Egli ha anche affermato che così intende “protestare contro il cattivo comportamento del governo, e della Commissione elettorale indipendente”, e di aver “tentato in ogni modo di persuadere Karzai” ad accettare le sue condizioni. “Ma – ha concluso – non siamo giunti ad alcuna conclusione”. Condizioni poste pubblicamente lunedì e che prevedevano in particolare la chiusura di seggi ‘fantasma’, la cacciata del responsabile della Commissione elettorale indipendente, ovvero un ex collaboratore di Karzai, e di tre ministri, tra cui quello degli interni, da lui considerati responsabili delle frodi. Senza queste premesse, ha detto Abdullah, “il secondo turno sarebbe ancora peggiore del primo”, in cui circa un milione di voti sono stati annullati e l’iniziale consenso del 56,6% attribuito a Karzai è stato poi ridotto al 49,7%, contro il 30,59% di Abdullah. L’ex ministro degli esteri di Karzai ha però evitato di infiammare gli animi. Anzi, ha esortato i suoi sostenitori a mantenere la calma, “a non scendere in piazza e a non manifestare”. E rispondendo ad una domanda ha anche detto di non aver chiesto ai suoi elettori di boicottare il voto, li ha lasciati “liberi di scegliere”. Ma questo è ora il punto. Secondo quanto hanno sostenuto fonti dello staff elettorale di Karzai, il ballottaggio deve tenersi comunque. Il capo della Commissione elettorale Daud Ali Najafi ha dal canto suo affermato che “in base alle leggi elettorali e alla Costituzione, si deve tenere un secondo turno”, mentre l’Onu ha fatto sapere di auspicare una soluzione “legale e senza rinvii”.
Il presidente infine ha detto che rispetterà “qualunque decisione” delle autorità elettorali e “di altre istituzioni legali”. Ovvero della Corte suprema, che potrebbe avere l’ultima parola e stabilire che non c’é bisogno di esporre gli elettori, e i militari che li devono proteggere, al rischio di nuovi attacchi dai parte dei talebani, dopo che nel mese di ottobre è stata peraltro registrata la morte di 73 soldati tra le forze internazionali, il numero più alto, dopo i 77 di agosto, dall’inizio della guerra, 2001. Il totale è di circa 1.500. I talebani hanno intanto già annunciato di essere pronti a compiere nuove violenze: “Non permetteremo che il secondo turno si svolga pacificamente, riusciremo a rendere fallimentari le elezioni”, ha dichiarato un loro portavoce, Yousuf Ahmadi, aggiungendo che “la rinuncia di Abdullah non ha alcun significato. Per noi non cambia nulla”. Resta inoltre aperta la possibilità di un accordo tra Karzai e Abdullah per un governo di unità nazionale, di cui dietro le quinte si parla già da tempo. L’ex ministro ha voluto affermare che la sua decisione “non è stata presa in cambio di chissà cosa, con chicchessia”, ma le voci di un suo futuro coinvolgimento di alto profilo continuano a rincorrersi. E forse non a caso, anche in un comunicato diffuso oggi dal capo dell’Onu a Kabul, Kai Eide, si afferma che Abdullah – che nel suo curriculum vanta anche di essere stato consigliere politico del mitico comandante Ahmad Shah Massud – durante la campagna elettorale ha agito da “uomo di Stato avanzando diverse proposte costruttive che spero vengano incluse nell’agenda politica dell’Afghanistan del futuro”.
HILLARY CLINTON: LAVOREREMO CON PROSSIMO PRESIDENTE – Gli Stati Uniti prendono atto della decisione dell’ex ministro degli esteri afghano Abdullah Abdullah di ritirarsi dal secondo turno elettorale delle presidenziali e sono pronti ad appoggiare il prossimo presidente afghano. Lo ha detto il segretario di Stato, Hillary Clinton, secondo il Dipartimento di Stato. La Clinton ha dichiarato che tocca ora alle autorità afghane decidere il prossimo passo e ha auspicato che Abdullah “resti impegnato” nella politica afghana e “lavori per la pace”.

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