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Chi ci guadagna a Tottenham

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La polizia britannica alla vigilia rischiava trentamila licenziamenti

Sopita la violenza nelle strade delle città con il pugno duro e l’uso della forza, le autorità britanniche vanno allo scontro con se stesse. Quasi una resa dei conti, quella che vede protagonisti il governo conservatore, in particolare il ministro dell’Interno Theresa May, e i vertici della polizia. Scotland Yard disapprova con forza la riforma della polizia nell’agenda di Downing Street, un taglio di due miliardi di sterline dal budget con la stimata perdita di 30.000 posti di lavoro. E reagisce con rabbia alle critiche che le sono state rivolte sulla gestione, definita troppo timida, dell’emergenza.
Una reazione dura, quella di Scotland Yard, al punto da spingere  il premier David Cameron, secondo quanto riporta il Guardian, a telefonare personalmente a Tim Godwin, attuale capo della polizia facente funzioni (dopo le dimissioni di sir Paul Stephenson, travolto dallo scandalo News of the World) “per esprimergli il suo personale apprezzamento e ringraziamento nei confronti di tutta la squadra di comando e di tutti gli agenti che hanno lavorato così duramente per far fronte ai recenti disordini”.
Ma, al di là dei riconoscimenti dopo la dura prova della guerriglia urbana, sembra che il governo non cambierà rotta e andrà avanti con i tagli. E’ quanto garantisce il ministro delle Finanze, George Osborne, a Bbc Radio: “Siamo impegnati con il piano che abbiamo varato per riformare la polizia, come il ministro dell’interno, il primo ministro ed io abbiamo messo in chiaro questa settimana”. Un piano che risponde alla riduzione di organico con una “maggiore presenza della polizia nelle comunità, renderla più visibile”.
Rassicurazioni che non convincono l’opinione pubblica. Un sondaggio Icm per il Guardian sulla gestione dell’emergenza urbana rivela che il 45% ha apprezzato il lavoro di Godwin e l’operato della polizia. Decisamente meno alto il gradimento per la politica: meno di un terzo giudica positivamente l’azione di Cameron e del sindaco di Londra Boris Johnson. In un altro sondaggio condotto da Comres per l’Independent, la rilevazione demoscopica, inoltre, rivela come oltre due terzi dei cittadini siano contrari ai tagli degli effettivi nella polizia. Piuttosto, metà degli intervistati ravvisa proprio nella politica di austerità di Downing Street la causa del malcontento giovanile e metà del campione nutre meno fiducia nella capacità di Londra di ospitare in sicurezza le Olimpiadi del 2012. Per il 58% degli intervistati, infine, Cameron ha mostrato i muscoli troppo tardi.
Forse anche per questo ultimo appunto mossogli dall’opinione pubblica, il premier ha ingaggiato il “superpoliziotto” americano Bill Bratton come consulente per risolvere una volta per tutte la piaga delle gang giovanili che infestano le metropoli del Regno Unito. Bratton ha costruito il suo pedigree da supercop affrontando nel 1992 i disordini a sfondo razziale scatenati a Los Angeles dal pestaggio del tassista nero Rodney King ad opera di quattro poliziotti bianchi, immortalato in un video amatoriale. Bratton è stato anche capo della polizia di New York. Cameron lo incontrerà il mese prossimo per raccontargli i giorni e le notti dell’emergenza inglese e soprattutto per studiare le mosse per evitare il ripetersi delle violenze.
Bratton, intanto, fa precedere il suo intervento con una significativa intervista alla Abc. “Non basta arrestare i componenti delle gang per risolvere il problema – fa sapere l’esperto americano -. Giusto arrestare gli elementi più violenti, gli incorreggibili, ma gran parte del problema può essere affrontata in altri modi. Perché le gang – sottolinea Bratton – non sono un problema della polizia, ma della società nel suo complesso”. In Inghilterra, nei giorni scorsi, sono finiti dietro le sbarre in 1.600, un terzo sono già comparsi in tribunale.
“Il nostro successo a Los Angeles nel ridurre la violenza delle gang – spiega quindi Bratton – è basato sul coordinamento di tattiche molto assertive da parte della polizia ma anche di molto lavoro delle comunità, molti programmi innovativi e creativi, come l’uso significativo dell’interventismo delle stesse gang”. “E’ un lavoro difficile, ma si può fare – aggiunge convinto Bill Bratton -. Parte di ciò che il governo britannico sta facendo è verificare quanto ha funzionato e quanto no la scorsa settimana. Il mio compito è di concentrarmi sugli aspetti dell’esperienza maturata con le gang americane e vedere cosa riusciamo a condividere per evitare attività simili nel futuro”.
Cinque anni fa i disordini delle banlieues francesi scoppiarono quando la UE aveva deciso di tagliare i fondi per le associazioni assistenzialistiche. Smisero quando, cambiato orientamento, li raddoppiò.

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