giovedì 21 Novembre 2024

Chi ha paura della guerra mondiale?

Qualcuno però non può sentirsi tranquillo

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Gli Stati Uniti hanno autorizzato per la prima volta l’Ucraina a usare missili americani a lungo raggio per difendere i propri soldati nella regione russa di Kursk, occupata dalle forze che dallo scorso agosto hanno messo in crisi psicologica e tattica il dispositivo militare di Mosca.

Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino ha replicato che questo significherà guerra alla Nato, per il deputato della Duma Vladimir Dzhabarov si tratta di “un passo molto importante verso la terza guerra mondiale”.

Inquietudine in Europa dove si alternano la preparazione agli scenari di guerra e gli appelli vigliacchi alla pace.

Sono due anni che il Cremlino minaccia l’apocalisse nucleare, cosa che non faceva così spesso ai tempi in cui era una potenza effettiva, il che dimostra che a Mosca si sentono fragili e deboli.

Non c’è quindi da preoccuparsi? Ovviamente posso sbagliare, ma direi di no.

Escalation psicologica e programmata

L’escalation per me è psicologica e rientra nel gioco per la risoluzione del conflitto ucraìno che, rammentiamolo sempre, è avvenuto a causa dell’invasione russa nel momento di maggior descalation in Donbass e quando nelle due principali nazioni europee c’erano governi apertamente filorussi. All’indomani, però, dell’accordo tra l’Europa e Kiev per l’utilizzo dei minerali rari del Donbass per la nostra industria civile e militare, che inquietava gli americani.

La Russia, qualsiasi siano le sue ragioni “soggettive”, invadendo l’Ucraìna scelse per la terza volta consecutiva (era già successo in Libia e nel Sahel) di attaccare i nostri interessi e di favorire quelli americani.

Da allora si è proposto uno scenario di Jalta 2.0, sia pure di serie B (vale solo per il quadrante di contenimento europeo): con gli stessi meccanismi di allora si punta a tenere l’Europa sotto scacco e probabilmente alla spartizione dell’Ucraìna.

Il fattore Trump

L’elezione di Trump, che ha promesso che farà finire la guerra, ora impone dei riposizionamenti.
Finirla come? All’indomani della sua elezione ha detto chiaramente che non potrà indurre Kiev a rinunce se Mosca non fa concessioni a sua volta. Ma, dopo oltre due anni di sanguinosissimo conflitto che ha giovato solo agli Usa, come si può accettare di lasciare una parte del terreno preso, vieppiù se si è commesso l’errore di “annetterlo” ufficialmente?

Mosca deve augurarsi il crollo militare ucraìno entro l’estate perché diversi indicatori logistici le fanno temere di collassare invece, essa, entro un anno.

Gli Usa vogliono l’Ucraìna divisa e una Russia minacciosa, perché questa è da sempre il loro cane da guardia contro di noi. Ma, possibilmente, devono salvare la faccia evitando una decisa vittoria militare russa, che è il secondo peggior scenario possibile per Washington, il primo essendo una nuova implosione di Mosca, dato che nel 1991 il crollo del loro compare li ha fatti sudare freddo e li ha costretti a inventare strategie complesse un pochino ovunque per sopperire al vuoto venutosi a creare.

Per indurre le parti a trovare un accordo cosa di meglio della “vigilia della guerra atomica” come avvenne a Cuba sessantadue anni fa? Di qui la reciproca minaccia balistica.

Se essa consentirà di andare ai negoziati, resta da stabilire cosa cederanno i russi e, soprattutto, chi lo farà per conto loro. Putin non può concedere nulla perché sarebbe perduto.

Putin deve dormire inquieto

Ed è la ragione per la quale, visto e considerato che ai vertici russi è un continuo ammazzarsi a vicenda dall’inizio della guerra, è probabile che a Mosca s’inizi a congetturare di sopprimere il gran mediatore delle mafie casalinghe che, da venticinque anni, gestisce il potere pur con governi e indirizzi molto diversi tra di loro.

Anche i padrini a volte rischiano. Se fossi in lui non starei tranquillo.

Sia ben chiaro che non sto augurando che uccidano Putin, sto semplicemente mettendo in conto quella che potrebbe essere la grande soluzione formale per il consolidamento “pacifico” di Jalta 2.0.

Una soluzione che, eventualmente, sarà tutta russa e rientrerà nelle modalità usuali da quelle parti.
Poi, Putin o non Putin, per noi non cambia assolutamente niente: non è un auspicio, è una razionalissima congettura.

Comunque noi resteremo chiusi a tenaglia da Est e da Ovest.

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