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Chi ha paura dell’intelligenza artificiale?

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Chi rischia che

Intelligenza artificiale, croce e delizia. Già Sundar Pichai, CEO di Google, aveva messo in guardia pubblicamente persone e imprese sui rischi dell’intelligenza artificiale durante il programma televisivo “60 Minutes”, trasmesso da CBS. Tra questi il fatto che la tecnologia possa sostituire rapidamente i lavoratori e diventare un pericolo maggiore man mano che apprende nuovi comportamenti.
A conferma di questo avvertimento è arrivata prontamente la dichiarazione dell’amministratore delegato di IBM, Arvind Krishna, che ha affermato in un’intervista a Bloomberg che la società prevede di sospendere le assunzioni per ruoli che ritiene possano essere sostituiti con l’intelligenza artificiale nei prossimi anni.
Nel dettaglio, i settori interessati dal blocco o dal forte rallentamento delle assunzioni saranno quelli che ricoprono funzioni di back office come, ad esempio, le risorse umane.
Un personale in Ibm di circa 26 mila persone. Il CEO di IBM ha specificato che il 30% di queste professionalità non a contatto con i clienti potrebbe essere sostituito dall’intelligenza artificiale e dall’automazione in cinque anni, portando a un taglio complessivo di almeno 7.800 posti di lavoro.
Compiti più banali come la scrittura e l’invio di lettere, o lo spostamento dei dipendenti tra i reparti, saranno probabilmente completamente automatizzati, come anche funzioni come la valutazione della composizione e della produttività della forza lavoro, ma solo nel corso del prossimo decennio. Tutti ruoli comunque non a contatto con il pubblico, che invece continuerà a richiedere l’approccio umano.

La strategia di IBM sui posti di lavoro
IBM impiega attualmente circa 260.000 lavoratori e continua ad assumere per lo sviluppo dei software e nei ruoli a contatto con i clienti. All’inizio dell’anno l’azienda aveva annunciato un piano di licenziamenti che potrebbe portare al taglio di circa 5.000 lavoratori. Questo piano tuttavia verrà equilibrato con altre assunzioni durante l’anno.
A preoccupare è il fatto che la strategia di IBM di raffreddare e rallentare le assunzioni in attesa di ulteriori sviluppi dell’intelligenza artificiale generativa possa essere presa d’esempio dagli altri colossi, anche fuori dalla Silicon Valley. IBM è infatti la prima big a cambiare i propri piani di assunzione in attesa degli sviluppi dell’intelligenza artificiale.
Sulla scia dell’apripista IBM viene naturale chiedersi quali siano i posti di lavoro a rischio a causa dell’intelligenza artificiale.

Intelligenza artificiale: chi rischia e chi no di perdere il lavoro a favore della nuova tecnologia
Secondo il report di Goldman Sachs dal titolo “The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth”, se l’intelligenza artificiale generativa dovesse mantenere le sue promesse, il mercato del lavoro potrebbe subire notevoli sconvolgimenti. Gli analisti, utilizzando i dati sulle mansioni professionali negli Stati Uniti e in Europa, hanno scoperto che “circa due terzi dei lavori attuali sono esposti a un certo grado di automazione dell’intelligenza artificiale e quindi potrebbero essere sostituiti fino a un quarto dei lavori attuali”.
Le stime di Goldman Sachs sull’impatto sono più conservative rispetto a quelle di alcuni studi accademici, che hanno incluso gli effetti di una gamma più ampia di tecnologie correlate.
Ad esempio, secondo uno studio svolto insieme all’Università della Pennsylvania da parte della stessa OpenAI, il 19% dei lavori negli Stati Uniti rischia di essere profondamente alterato da ChatGPT. Viste le sue capacità, dalla scrittura di codice all’elaborazione di pitch per finalità di marketing, inoltre, si stima che l’80% dei dipendenti USA potrebbe vedere modificato almeno il 10% dei propri compiti da questo software; e, paradossalmente (ma forse non troppo), i lavori più soggetti a questo genere di cambiamenti sono quelli che pagano meglio, di solito oltreoceano quelli che hanno a che fare in un modo o nell’altro con il software.
Per OpenAI alcuni mestieri potranno essere modificati addirittura al 100%: ad esempio i matematici, i consulenti fiscali, gli analisti finanziari, gli scrittori e gli autori, i designer di interfacce web e digitali, i commercialisti, i giornalisti, le segreterie legali e amministrative.

Chi è, invece, che non rischia nulla, o pochissimo?
Tutti coloro che svolgono un mestiere pratico, come gli operai e gli artigiani: non hanno nulla da temere, almeno da questo punto di vista, i meccanici, chi lavora nell’edilizia, i baristi, i camerieri, i carpentieri, gli imbianchini, gli idraulici, i macellai, i cuochi.

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