venerdì 19 Luglio 2024

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Duemila gonne in due giorni. Una produzione a ritmi sostenuti. Quattordici giorni in meno rispetto ai tempi delle fabbriche italiane, centinaia di euro risparmiati sul costo del lavoro: ecco la competitività cinese capace di mettere in ginocchio più di un’azienda italiana. Chen Yueshen, 42 anni, è arrivato a Terzigno dallo Zhejiang 7 anni fa. In tasca un diploma da insegnante elementare e nella testa la voglia di successo.
“Sono venuto in Italia perché volevo aprire un’azienda tutta mia – racconta -. Non è stato facile: ho lavorato dovunque all’inizio, nei ristoranti come cameriere, nelle fabbriche, giorno e notte, per mettere qualche soldo da parte. E ora, posso dire di aver realizzato il mio sogno. L’azienda tessile che ho creato quattro anni fa è il mio orgoglio. Riusciamo a produrre gonne che costano il 70 per cento in meno rispetto a quelle italiane. E il lavoro non manca mai”. I suoi diciotto dipendenti, tutti cinesi, lavorano in un locale della periferia di Terzigno. “Senza di loro non so cosa avrei fatto. Non avrei mai potuto permettermi operai italiani, con quello che costano”.
L’esperienza di Chen è una storia di successo. Una delle tante. Visto che dagli ultimi dati forniti dalla Camera di Commercio di Napoli, le imprese degli extracomunitari a Napoli e nella provincia sono aumentate del 9,3 per cento nel corso di quest’anno. Sono 5.364 le aziende di immigrati nate nel primo semestre del 2009 contro le 4.906 dello stesso periodo del 2008. Al primo posto della classifica dei migranti “vincenti” ci sono proprio i cinesi con 1.302 aziende nate nella prima metà di quest’anno (nel 2008 se ne contavano 1.182), con un incremento del 10 per cento. Si tratta, per lo più, di imprese commerciali e di import-export ma anche società di costruzioni edili, attività manifatturiere e di trasporti, alberghi e ristoranti. Ma il popolo con gli occhi a mandorla non è l’unico a fare impresa sul nostro territorio. Sono poco meno di 900 gli imprenditori marocchini (859, più 8,46 per cento rispetto all’anno scorso), seguono i nigeriani (412) i senegalesi (338), i tunisini (174).
In fondo alla lista, gli ucraini (141). Crescita record negli ultimi sei mesi, invece, per le aziende di cittadini del Bangladesh (366, più 25 per cento rispetto allo scorso anno) e dell’Algeria (258, più 35 per cento). “Una buona notizia – dice l’imprenditore Marcello Borriello, vicepresidente dell’associazione Grandangolo che ha creato un asse tra imprese locali e pmi orientali – I cinesi hanno un forte radicamento in Italia e producono a prezzi bassi, anche se hanno un grosso volume di affari nel sommerso e non investono mai nel nostro territorio ma solo a casa loro. Il successo del Marocco è dovuto invece anche ad una forte spinta verso il Mediterraneo degli industriali napoletani”.

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