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Chi l’echinococcosi e chi la meningite

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La nostra demenza ideologica e il rischio epidemia

Straniero, malato, contagioso e a piede libero. Non è il protagonista di un film catastrofista e non siamo a Hollywood. Siamo a Conegliano e il soggetto in questione è un extracomunitario di 25 anni che ha in corpo l’echinococco, un parassita che, per chi l’ha contratto, è un’autentica spada di Damocle. Nonostante l’alta trasmissibilità della malattia, che può rivelarsi mortale, il paziente è stato dimesso.
Ma procediamo con ordine. Una settimana fa, un 25enne nigeriano che sbarcò nel marzo 2011 a Lampedusa, viene ricoverato nel reparto di Urologia dell’ospedale civile Santa Maria dei Battuti per dolori a un rene. Si tratta di uno dei trenta profughi ospitati all’hotel Parè di Conegliano. Dato che per il governo italiano sono tutti rifugiati politici, possono circolare liberamente. Dopo gli accertamenti del caso, i medici rilevano che il ragazzo ha una cisti nel rene. Ma non si tratta di una cisti qualsiasi perché è di origine parassitaria. 
La malattia si chiama echinococcosi cistica e si trasmette da animale a uomo, in particolare dal cane, ma anche da uomo a uomo e da uomo ad animale, semplicemente con il contatto fisico. Dopo la scoperta di tale patologia, rarissima e alla sua prima comparsa in Veneto, il giovane è stato trasferito in una stanza singola e sottoposto a profilassi, ma non isolato, tanto che diversi amici sono stati a trovarlo. 
Dopo sei giorni di ricovero è stato dimesso. Dovrebbe comunque continuare la cura prendendo la medicina prescritta due volte al giorno per un periodo di 90 giorni. Una terapia che va seguita scrupolosamente per non mettere in pericolo la sua vita e quella di tutti coloro che vengono in contatto con lui, animali compresi. Il caso è stato segnalato alla direzione sanitaria: in quanto malattia infettiva e ora è in carico al servizio d’igiene dell’Uls7. Ma le complicazioni non finiscono qui: l’alto livello di contagiosità richiede anche la profilassi veterinaria almeno nel territorio dove si è manifestata la patologia in quanto si trasmette facilmente attraverso il ciclo silvestre. 
La voce si è presto diffusa tra i pazienti del reparto e, di bocca in bocca, altrettanto velocemente è uscita dall’ospedale. E adesso la preoccupazione sta aumentando anche tra i cittadini perché è una malattia di origine tropicale che la maggior parte della gente non ha mai sentito nominare. Il giovane, che per di più non parla italiano, potrebbe non aver compreso la gravità della situazione e l’importanza di prendere le pillole prescritte dal medico con estrema regolarità, non è detto che abbia fatto ritorno all’hotel Parè e nel caso in cui l’abbia fatto, rappresenta una potenziale minaccia. Il personale del reparto di Urologia ha segnalato subito che si tratta di una malattia infettiva, ma l’ordine di quarantena, così come eventuali altre misure di prevenzione, spettano esclusivamente alla direzione sanitaria.
 

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