Home Storia&sorte CINA: 15 ANNI FA IL MASSACRO DI PIAZZA TIANANMEN

CINA: 15 ANNI FA IL MASSACRO DI PIAZZA TIANANMEN

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Quindici anni dopo, il massacro di piazza Tiananmen del 4 giugno 1989 rimane una ferita aperta per la societa’ cinese.

Decine di dissidenti – anche alcuni che negli anni scorsi erano stati ignorati dai servizi di sicurezza – sono ”spariti” da Pechino, tenuti momentaneamente in arresto in alberghi della capitale o addirittura in altre citta’, secondo loro familiari. Tra coloro che nei giorni scorsi hanno ricevuto le sgradite visite di funzionari di polizia c’ e’ l’ultraottantenne madre di Wang Dan, uno dei leader del movimento democratico rifugiato all’estero. Pochi giorni fa lo stesso Wang Dan e’ stato fatto oggetto di pesanti attacchi da parte della stampa ufficiale cinese, che lo ha accusato di essere un ”agente” del governo di Taiwan.

Nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1989 l’ esercito cinese fu chiamato a liberare la piazza centrale della capitale dagli studenti che l’avevano occupata per due mesi, chiedendo riforme e democrazia. Gruppi di cittadini cercarono di fermare i soldati, che si aprirono la strada a colpi di fucile: il numero delle vittime non si e’ mai saputo ma si ritiene che siano state centinaia, forse migliaia. Non si conosce nenanche il numero delle persone ancora in prigione che, secondo alcuni dissidenti, potrebbero essere tra le 300 e le 500. Oltre al fatto che si tratta del 15/o anniversario, due fatti hanno contribuito a rendere particolarmente ”calda” la vigilia della ricorrenza. In primo luogo la lettera aperta indirizzata in marzo all’Assemblea del Popolo, il Parlamento, dal dottor Jiang Yanyong. Settantadue anni, una lunga milizia nel Partito comunista, chirurgo militare, Jiang e’ uscito allo scoperto l’ anno scorso, denunciando per primo le drammatiche dimensioni dell’epidemia di Sars, o polmonite atipica, in corso nel paese. Nella lettera inviata al Parlamento il dottore chiede di rivedere il giudizio di condanna inappellabile contro il movimento studentesco del 1989, affermando tra l’ altro: ”L’ errore fatto dal nostro partito dovrebbe essere risolto dal partito stesso. Quanto prima e quanto più accuratamente, tanto meglio”. Jiang – secondo quanto denunciato oggi dalla figlia Jiang Rui – e’ una delle persone ”scomparse”, in questi ultimi due giorni, da Pechino.

La seconda circostanza che rende particolarmente drammatico l’anniversario e’ il precipitare della situazione ad Hong Kong, dove i gruppi democratici denunciano pesanti tentativi di limitare la liberta’ di espressione. Nel caso piu’ clamoroso, tre popolari conduttori di programmi radiofonici si sono dimessi dopo aver denunciato di aver subito serie minacce. Non per niente l’iniziativa piu’ attesa e’ la consueta veglia in ricordo delle vittime del massacro che si terra’ nella ”regione amministrativa speciale” nella notte tra domani e sabato. Numerosi dissidenti, oltre al dottor Jiang, sono ”scomparsi” nel corso della settimana: uno di loro, secondo la famiglia, e’ stato prelevato dalla sua abitazione e portato ”in vacanza” nella citta’ costiera di Dalian. Invece Dean Peng – uno dei promotori del movimento per la liberta’ di espressione su Internet -, Qi Zhiyong, un operaio rimasto ferito in piazza Tiananmen, e Liu Xiaobo, il piu’ noto tra i dissidenti cinesi, sono agli arresti domiciliari.

Come tutti gli anni, i provvedimenti restrittivi hanno colpito anche l’anziana Ding Zilin, promotrice del movimento delle madri di piazza Tiananmen, ed alcune delle sue collaboratrici. In un’intervista telefonica ad un giornale di Hong Kong, Ding si e’ peraltro dichiarata ”ottimista”: ”Vogliamo un dialogo pacifico e razionale con il governo – ha detto la donna, il cui figlio di 18 anni e’ stato ucciso nel 1989 a piazza Tiananmen – e non penso che stiamo chiedendo troppo”.

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