venerdì 19 Luglio 2024

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Centinaia di migliaia di vitime dei test nucelari minacciano di chiedere l’indennizzo a Pechino

Quasi un milione e mezzo di persone è stato esposto alle radiazioni dei test nucleari effettuati dal governo cinese nel deserto del Gobi dal 1964 al 1996. Di questi, oltre 190mila sono morti per malattie legate alle radiazioni, ma i sopravvissuti, scrive The Times, dopo anni di silenzio e di malattie che si trascinano ormai di generazione in generazioni hanno chiesto risarcimenti a Pechino.

Sono soprattutto gli uomini e le donne dell’Unità 8023, che si occupavano dei sopralluoghi nelle zone in cui avvenivano le esplosioni – subito dopo i test – che galoppavano a dorso di cavallo nei ‘funghi’ di fumo atomici con l’entusiasmo di una nazione che voleva entrare nel club delle nazioni nucleari, a chiedere ora di essere risarciti. In parte, il governo cinese ha già risposto alle richieste di questo gruppo di veterani: l’anno scorso Li Xueju, ministro degli affari civili, aveva annunciato che lo Stato aveva iniziato a pagare dei sussidi alle persone coinvolte nei test nucleari ma non aveva dato dettagli sulle cifre.

Nel sito di Lop Nur, oltre duemila chilometri a ovest di Pechino, sono stati condotti fino a 46 test. Di questi, 23 sono stati effettuati nell’atmosfera, 22 sottoterra e uno è fallito. Una bomba, sganciata da un aereo il 17 novembre del 1976 ha prodotto un’esplosione che è stata 320 volte più potente di quella della bomba che ha distrutto Hiroshima. L’ultima esplosione nell’atmosfera risale al 1980, mentre l’ultimo test sotterraneo è del 1996. Alla fine dello stesso anno la Cina firmò il Trattato di Non-Proliferazione.

 

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