lunedì 1 Dicembre 2025

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La rappresaglia turca non si è fatta attendere. È con la promessa di una «grande vendetta» che Ankara ha reagito con rabbia e dolore agli attacchi che hanno colpito ieri mattina militari e poliziotti nel sud-est del Paese, uccidendo 24 tra agenti e soldati e ferendone altri 18.
I raid simultanei, rivendicati dai separatisti curdi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), formazione terrorista di ispirazione maoista, hanno preso di mira alcune caserme dell’esercito e della polizia nei quartieri di Cukurca e Yuksekova e nel centro della città di Hakkari, desolato centro a pochi chilometri dal confine con il Nord Iraq.
Si tratta dell’attacco più sanguinoso compiuto dal Pkk negli ultimi anni. Oltre cento guerriglieri hanno preso d’assalto contemporaneamente più edifici, aprendo il fuoco contro militari e poliziotti. Una mossa che testimonia l’escalation negli attentati del Pkk, dopo che, solo martedì, altre otto persone hanno perso la vita in un’esplosione nella vicina provincia di Bitlis.
«Non possiamo sottometterci ad alcun attacco, che arrivi dall’esterno o dall’interno. Non ci arrenderemo, combatteremo il terrorismo», ha promesso il premier Recep Tayyip Erdogan, che ha convocato un vertice straordinario. Erdogan ha tuttavia invitato il popolo a «rimanere calmo»,  ha detto ai giornalisti nel suo ufficio di Ankara.
Una presa di posizione netta contro chi «aiuta» il Pkk è arrivata anche dal ministro per gli Affari europei, Egemen Bagis, che ha convocato l’ambasciatore Marc Pierini, capo della delegazione della Ue ad Ankara. Il ministero non ha rivelato i contenuti del colloquio, ma si ritiene che, come avvenuto più volte in passato, Bagis abbia recriminato con Pierini per il presunto sostegno diretto o indiretto di alcuni Paesi europei agli attivisti del Pkk. Per Ankara, inoltre, arrivano da fonti europee molti dei finanziamenti destinati ai terroristi curdi.
La prima azione di «vendetta» di Ankara è arrivata a poche ore dall’attentato, quando le forze speciali dell’esercito hanno ucciso 15 uomini del Pkk in un’operazione condotta lungo il confine con l’Iraq.
I caccia dell’aviazione turca hanno colpito alcune basi dei ribelli curdi in territorio iracheno, mentre l’esercito ha sconfinato nel corso dell’inseguimento di un gruppo di miliziani.
L’attacco di Hakkari pare una rappresaglia del Pkk per la campagna in cui è impegnata Ankara contro l’Unione delle Comunità curde (Kck), gruppo di cui fa parte anche il Pkk. La campagna ha fatto finire in manette anche numerosi sindaci e dirigenti del Partito della Pace e della Democrazia (Bdp), l’unica formazione politica curda presente in parlamento. Wolfango Piccoli, analista di Eurasia group, ritiene invece che l’attacco sia diretto a far saltare il possibile accordo tra Akp e Bdp, il partito curdo, per la modifica della Costituzione.

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