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Il nostro corpo è formato da miliardi di cellule e ognuna di esse è formata da un numero spaventosamente grande – in grado di confondere gli stessi scienziati – di atomi diversi. Ciascun atomo ha avuto una vita interessante, sebbene alcune più di altre.
Un gruppo di astrofisici che lavorano presso l’Università di Washington sostiene infatti che buona parte della materia che compone il nostro corpo abbia viaggiato nello spazio, per miliardi di anni, lungo una sorta di “nastro trasportatore invisibile” che circonda la nostra galassia, la Via Lattea.
Questo nastro di materia permetterebbe agli atomi di raggiungere lo spazio semi vuoto presente oltre le periferie della galassia e di riportarli poi indietro, nel cuore stesso della Via Lattea, come una corrente sottomarina o una pista di macchinine per bambini, in cui il tracciato è segnato da un percorso metallico.
Tale teoria è stata riproposta lo scorso 27 dicembre, all’interno di un articolo pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal Letters, dopo che nel 2011 un altro gruppo di astronomi aveva scoperto che molti elementi pesanti presenti nella Via Lattea (come il ferro) rimangono intrappolati in delle correnti, che li conducono fuori la galassia.
Non si conoscono bene le cause di questo fenomeno, ma secondo alcuni astronomi esso permette alle galassie di far nascere un maggior numero di stelle e di riciclare la materia inerte, che altrimenti non parteciperebbe ad alcuna reazione chimica, rimanendo ferma nel vuoto.
Le correnti cosmiche potrebbero inoltre avere una grande importanza per l’evoluzione galattica e per spiegare molti dei fenomeni collegati al movimento stesso delle galassie, sebbene quando si parla di questi argomenti spesso i fisici sottolineano la nostra ignoranza inerente il tema della materia e dell’energia oscura, che potrebbero essere il vero motore di questi processi.
Il percorso di queste correnti cosmiche porta infine gli atomi di materia molto distante dalla Via Lattea, fino anche a 400.000 anni luce al di fuori dai suoi bracci più esterni.