Il 4 agosto 1974 la strage dell’Italicus, causata da un ordigno esplosivo mentre transitava tra Firenze e Bologna, faceva dodici vittime. Era il secondo attentato stragista in tre mesi. Quelle stragi, attribuite a fantomatici gruppi di eversione di estrema destra, consentirono al partito comunista di entrare nell’area di governo e alla democrazia cristiana di dialogare apertamente con esso. Ambo i partiti, in nome della “emergenza nazionale” potevano sotterrare con disinvoltura ventotto anni di propaganda reciprocamente ostile. Agnelli interveniva inoltre a liquidare i debiti economici del Pci.
Con gli attentati antifascisti del 1974 si entrava in clima di regime intollerante, totalitario e liberticida: il regime democomunista.
Contemporaneamente si consumava il golpe discreto alla testa dei servizi segreti italiani che avrebbe condotto i pidduisti, scelti dal comunista Pecchioli, a fare il bello e il cattivo tempo perseguendo l’obiettivo di allontanare energeticamente e diplomaticamente l’Italia dal sud del Mediterraneo e dal mondo arabo.
Iniziava il periodo più oscuro e repressivo della storia della repubblica: affarismo, corruzione e mafia avrebbero imperversato per anni e anni saldati in un unico orrore con la teologia e l’inquisizione del comunismo.