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Contrordine cameragni

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Putn ha sempre ragione. Non sbaglia mai ed è perfetto, anzi più che perfetto

Oggi i trinariciuti di Guareschi ripetono la favoletta del Cremlino. Laggiù si sono inventati che è stata tutta una scenaggiata, un colpo da maestro di Baffone 2.0, il piccolo padre Putin. Il quale si sarebbe messo d’accordo con Prighozyn per ingannare e far venire allo scoperto gli infedeli.

Cioè, in un regime in cui si va per le spicce, in piena guerra – pardon, “operazione speciale” – quando i giustiziati illustri hanno superato largamente la ventina, il Circo Lavrov ci racconta che, per individuare i traditori (che per ora non sono neanche venuti fuori), Putin avrebbe pregato Prighozyn di abbandonare il fronte, marciare verso Mosca, occupare le due città principali per il logistico delle operazioni russe (Rostov e Voronez), abbattergli un aereo (An 24/26) e sei elicotteri (un Ka-52, un Mi-8, un Mi-35 e tre Mi8MTPR-1s). Gli avrebbe chiesto di farsi acclamare dalla gente come un conducador mentre si ribellava al governo, di creare scompiglio nella popolazione e nel morale delle truppe, solo per individuare fantomatici traditori nell’ombra.
Oppure – altra ciliegina – per trovare la scusa per spostarsi in Bielorussia. Perché, così “ingannerebbe” il nemico!

Tutte le accuse reciproche che vanno avanti da mesi, la morte di diversi nomi illustri, alcuni dei quali particolarmente vicini a Prigozhyn, la pretesa del Cremlino di rimettere le mani su Wagner e sulle ricchezze africane detenute dal propretore che finanzia i mercenari e che non ha celato le ambizioni di succedere a Putin l’anno prossimo, tutto questo, secondo Lavrov e compagni, sarebbe un piano congegnato da tempo solo per scovare ignoti cospiratori che neppure si sono manifestati.
Addirittura parlano di scacco matto all’Occidente. Che, poi, non si vede cosa c’entri in questo scontro tra bande.

Comprendo che crei imbarazzo la figura meschina fatta dalla Russia che ha messo in mostra la natura esatta del suo oligopolio gangsteristico, una sorta di Chicago anni Trenta in salsa centrafricana, e che non si abbia piacere di ammetterlo, ma ci sono dei limiti.
Ritengo che sia un fatto di autostima e di dignità.

Non si tratta più neppure di quale posizione si abbia sulla guerra in Ucraìna e sul ruolo della Russia nel panorama mondiale. Per me da tempo non c’è nulla di buono da aspettarsi da Mosca. Altri, non capisco come, la pensano diversamente. Alcuni si rifiutano di vedere quanto la Russia faccia il gioco degli americani contro l’Europa ma, accettando la propaganda anziché verificare gli atti concreti, sono convinti che i due paesi siano in guerra tra loro. Partendo da una logica negativa (ossia ragionando per negazione) allora simpatizzano per la Russia, qualunque cosa faccia e qualsiasi misfatto compia, pur di sentirsi antiamericani.
Ne abbiamo parlato a lungo e ripetutamente, ma non è questo il punto oggi.

Io posso anche comprendere che alcuni vogliano a tutti i costi la non disfatta della Russia e il mantenimento di quel sistema che idealizzano.
Quello che non posso accettare, per rispetto della dignità umana, è che si finga di credere, o, peggio ancora, che addirittura si creda, a panzane così grossolane e si accondiscenda a gente senza pudore che si arrampica sugli specchi per cercare comicamente di salvare una faccia già abbondantemente perduta.
Chi lo accetta e lo condivide sta semplicemente dimostrando che il putinismo non ha più nulla di politico ma è diventato un fenomeno psichiatrico.
Al di là di qualsiasi riflessione o posizione sull’argomento  su cui si può anche sbagliare o divergere, intervengono i casi clinici che per il momento sovrabbondano sguaiatamente, senza decoro.

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