Come la psicoideologia ha trasformato la destra terminale e ne ha cambiato gli eroi
Con l’andare del tempo la società implode, si atomizza e di ghettizza sempre di più.
Il solo rapporto con la realtà è mediato dallo schermo (televisione, computer o cellulare). Nel suo essere atomizzato, solo, e infarcito di virtuale, l’individuo interagisce con il mondo che non è più alla portata dei suoi sensi mediante l’iperdemocrazia postdemocratica: gli viene concesso di sfogarsi, di guaire, di pronunciare sentenze inutili su tutto. Lo fa nei like e nei “dibattiti” social.
Sopperisce al suo disperato isolamento infilandosi in ghetti informatici, che poi alimentano in certuni dei ghetti fisici, e tramite essi si sente meno solo, anzi addirittura forte perché è rinchiuso nel suo recinto preferito, lo confonde con l’immagine del tutto e proietta la propria ombra fino ad orizzonti lontani, certo di non sbagliare quando si ritrova invece ad annaspare immancabilmente.
Questa trasformazione antropologica si è trasposta perfino alle azioni fisiche, tutte orientate al farsi vedere. Le manifestazioni-selfie, quando non hanno conseguenze drammatiche perché il gatto ogni tanto si mangia un topolino, si esprimono in happening raccapriccianti dove attempati figli dei fiori, ultrà di stadio, fulminati della Costituzione e agitati di ogni risma e colore fanno chiasso disordinato per niente.
Ghetti
In questo pantano antropologico non potevano mancare le trasformazioni ogm di quasi tutte le famiglie politiche e in particolare di chi, abituato al ghetto, in ghetti più ampi dal sapore orgiastico pasoliniano, si è illuso di trovare uno sbocco futuro, magari delle potenzialità rivoluzionarie o un’unità di popolo.
Così, a prescindere dall’impegno messo da Stay Behind, logge inglesi e partito russo (che poi sono spesso la stessa cosa) hanno abboccato facilmente a tutte le suggestioni reazionarie del ghetto e si sono scagliati con vigore in tutte le crociate di exit, di no Euro, di no potenza, di no esistenza. Troppo incattiviti con papà e mamma per pensare all’albero genealogico, alla casa, al patrimonio e ai discendenti: qualsiasi cosa esotica andava bene, sansoni senza forze che odiano il filistei, che nel loro caso, anche se se lo dimenticano, sono però i propri fratelli.
Un tempo per le stesse ragioni qualcuno esaltò perfino Pol Pot ma, forse perché c’erano limiti di decenza anche nei deliri, non lo scambiò per San Bernardo. Oggi lo si fa tranquillamente.
Settimo Cavalleria
Gran parte della destra terminale, che senza accorgersi di quanto è impantanata psicologicamente in tale categoria si definisce “non di destra”, da ormai una quindicina d’anni si è infilata nelle sabbie mobili e non lotta più per il suo popolo, per la sua storia, per la sua nazione e nemmeno per rivoluzionare il sistema. Si affida soltanto a profeti esterni e persegue scenari tolkeniani che ricalcano, in molto peggio, i paradisi proletari dei poveri comunisti, ma senza neppure un progetto alternativo al capitalismo che, per quanto fallimentare, questi ultimi avevano.
No: posto che il nemico è tutto ciò a cui appartiene come sangue, come suolo e come continuità ideale (che ella interrompe), e stabilito che non ha più alcuna energia per mettersi in discussione e per ripartire rimboccandosi le maniche, ma aspetta l’arrivo di un provvidenziale Settimo Cavalleria (ma non era antiamericana?) essa idealizza sistemi stranieri e uomini forti in modo perfino stucchevole e invero molto arruffato.
Libertari che invocano i bombardamenti
Tralascio di parlare delle autorappresentazioni fantasiose del “paradiso russo” trasformato nell’opposto di quello che è e dei passaggi psicologici che dettano quest’autoinganno. In fin dei conti ciò non vale solo per la Russia ma è accaduto nel recente passato e succederà sempre di più.
Sicuramente ci sono degli aspetti paradossalmente ironici, ad esempio quando chi ha inveito per due anni contro il Green Pass in nome delle libertà individuali, tifa per un governo che ha prodotto Sputnik, ha imposto l’obbligatorietà del vaccino e non è riuscito a organizzare lunghi lockdown soltanto perché non ha previsto ristori, troppo impegnato a fare uscire i guadagni nelle banche occidentali e poi nei paradisi fiscali. I libertari che rifiutano la nostra democrazia repressiva, denominandola dittatura, non hanno esitato, né esitano, a tifare per una democrazia ancor più repressiva, la russa, e per come impone le sue “ragioni di Stato” incurante di tutto e tutti.
Non sanno quante e quali pene di prigione sono imposte per reati ideologici a gente che si permette di dire un decimo di quello che dice lei.
È uno dei tanti esempi che potremmo addurre dell’assurdità di una psicoideologia figlia del tempo.
L’uomo forte è un Rockerduck
Noto che c’è una fascinazione per l’uomo forte e autocratico. Non scomodo qui la psicanalisi perché non è necessariamente e immancabilmente un problema di fragilità interna (anche se oggi è predominante), potrebbe anche trattarsi di immedesimazione in un capo che stimola i comportamenti virili. Il fatto è che, puttanate a parte (nel senso letterale del termine) e uso della tirannia (che si ritrova anche altrove), questi maschi alfa devono dimostrare ancora di avere le palle che si attribuiscono e che i loro fan sono sicuri abbiano.
Si noti però una cosa: questi “capi” sono tutti dei magnati.
Lo era Berlusconi, che rispetto a tutti gli altri ha almeno abbozzato qualche tentativo di cambiamento costruttivo. Lo era Trump che tanto è stato acclamato, perdonandogli perfino tradimenti e vigliaccate, da quegli stessi che “tutto purché contro gli Usa”… Lo è Putin che pure, a differenza dei primi due, non ha banalizzato bensì rilanciato l’antifascismo. Secondo alcune stime questo personaggio sarebbe salito dal niente al terzo posto nella classifica mondiale dei multimiliardari. Qualora fosse al millesimo posto la sostanza non cambierebbe: rispetto ai primi due la ricchezza personale se l’è costruita con la gestione politica ed economica sulle spalle dei sudditi. Insomma, tifando Putin si tifa per un Provenzano o un Casamonica con l’aggravente di un ruolo istituzionale. Un tempo non sarebbe stato neppur proponibile l’esaltazione di gente di tal risma.
Liberale, reazionaria e comunista
Oggi la si fa senza neppure un minimo di disagio perché la destra terminale nella sua psicoideologia è diventata profondamente liberale. Lo è anche nella sua critica all’Euro, nella sua difesa bottegaia contro i prelievi fiscali e nella sua avversione all’ordoliberismo, troppo sociale. A questo liberalismo si aggiungono animosità e previsioni escatologiche ed apocalittiche mutuate dal comunismo e coniugate con la stessa visione tellurica dell’Est spazio/massa contro l’Ovest. Il tutto nel soggettivismo – però non più estetico – e nell’astrattismo impadronitisi de neofascismo quando venne ghettizzato.
Il fascismo fu sintesi di tutte le istanze e le energie positive, la sua scimmia invertita che pretende di averlo “superato” è un puzzle sincretico di tutto il peggio di ogni cultura politica, è un frankenstein liberale, reazionario e comunista.
Il precipitato, l’inverso, il caricaturato (alcuni direbbero il satanizzato) dell’Originale.
Se si smarrisce l’orientamento e non si ha più la bussola, si vaga, da trans-identari, nel caos e ci si smarrisce, incattiviti, inaciditi, logicamente infelici.