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Da Monaco a Bologna

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Spielberg ci fornisce tutti i dati per una lettura corretta

 

Ho rivisto con molta attenzione il film Münich di Spielberg trasmesso sulla 7 in ricordo dell’eccidio di Monaco. Quando uscì, 14 anni fa, gli elementi che possedevo sulla strategia della tensione e i suoi principali protagonisti non erano così precisi come oggi e non fui quindi in grado di apprezzare fino in fondo quello che il regista ha messo in scena in modo emblematico e didattico.
Chi ha degli ebrei una visione superomista – che li veneri o li detesti – sarà sorpreso dal film-denuncia che proviene da ambienti ebraici non proprio sionisti. Probabile che Spielberg e lo sceneggiatore George Jonas (anarchico internazionalista) abbiano approfittato dei consigli di transfughi dal Mossad, come lo sarà il protagonista del film, quale il colonnello Ostrowski, riparato in Usa dopo aver rivelato diversi segreti del servizio israeliano, aprendo anche alla pista Ustica-Bologna.
Quello che è straordinario è che Spielberg e Jonas mettono in scena esattamente la stessa rete che ritroveremo poi dietro alla strage di Bologna e, nei modi concessi nella rivelazione di una realtà così complessa al pubblico che richiede semplicismi, mettono in luce anche i meccanismi che si trovano dietro una tale potenza di azione e di speculazione.

Questa è la lista delle rivelazioni di Münich

1) La squadra incaricata di vendicare l’eccidio degli atleti israeliani alle Olimpiadi inizia a muoversi in Europa contattando la sinistra trozkista tedesca.

2) Da questa vengono subito introdotti in un ambiente francese che vende notizie e apporto logistico. Spielberg ci mostra che questa sorta di agenzia del terrore è stata costituita sulla base della rete partigiana. Un espediente della fantasia? Niente affatto: il Réseau Curiel, con base appunto in Francia, era sorto sulla rete partigiana (per la mediazione del nostro Padre Costituente Velio Spano) e cooperava con tutte le forze sovversive possibili e immaginabili. Esattamente come la rete della famiglia Lonsdale del film.

3) Nel film, come nella realtà, questa rete coperta, e indisturbata dalle autorità, coopera con tutti. Gli stessi agenti israeliani si domandano: “Sono anch’essi del Mossad? Sono della Cia? Sono di entrambi?” Per la cronaca: è da quell’humus che nascerà la “scuola di lingue Hypérion”, coinvolta nel rapimento Moro e nella strage di Bologna, una struttura manipolatrice delle Brigate Rosse che cooperava con francesi, inglesi, americani, tedeschi orientali, italiani e ovviamente israeliani, dato che il suo vicedirettore apparteneva al Mossad.

4) La struttura francese fornisce ai sicari pieno sostegno contro tutti gli arabi da assassinare, ad eccezione di quelli che sono coperti dagli inglesi e dagli americani. Viceversa non si fanno problemi a lasciar colpire i filo-russi e perfino i russi (vecchi derby di sangue trozkisti-stalinisti).

5) In un paese, “a sorpresa” , i sicari del Mossad condividono la base fornita dalla struttura francese con dei palestinesi marxisti e dei tedeschi della Rote Armee Fraktion.
Ovvero: Mossad, HVA della Germania Est (il servizio che gestisce la RAF) ed estremisti palestinesi hanno le stesse coperture. Nel prosieguo si scoprirà che i palestinesi marxisti non sanno con chi hanno a che fare e che verranno strumentalizzati e sacrificati a loro insaputa.
Anche questo ha fondamento storico. In quanto Martin Wolf e l’HVA della Stasi di cui è direttore (da non confondersi con l’MFS che si occupa degli affari interni ed è orientato su Mosca) sono riconosciuti come “amici di Israele”. E in quanto una frangia dell’estremismo palestinese anti-OLP è stata costruita di sana pianta da Nath Yolin-Mor, uno dei fondatori della banda terroristica Stern, in servizio all’Ambasciata Israeliana di Parigi. A questa frangia verrà fornita una direzione – contigua ad Hypérion – nominata  CRISE. Numerosi tra i paladini della “Palestina libera” che prende spunto  lì sono di origine israelita. D’altronde l’organizzazione ebraica “Think Tank”,  con base in Belgio, fornisce a questi estremisti pro-Palestina il servizio logistico della compagnia charter Young Cargo.

6) Alla fine del film il capo del commando di sicari scopre che sono stati mandati ad assassinare persone che con Monaco non c’entravano niente e rimprovera a muso duro al suo direttore: “volevate rimpiazzare i vertici palestinesi”. En passant denuncia anche il fatto che questo ha aperto la strada alla banda Carlos.

E ora veniamo a noi

Tutto quello che Spielberg, Jonas e forse altri (magari Ostrowski) hanno messo in luce con il film Münich è esattamente quanto si ritrova nello scenario della strage di Bologna.

a) Qui troviamo gente proveniente da Hypérion (verosimilmente trasportando l’esplosivo), brigatisti dell’ala “parigina” e terroristi tedeschi dipendenti dalla HVA.
Ma dove sono i palestinesi che avrebbero dovuto vendicare l’arresto del loro dirigente Saleh e di alcuni brigatisti durante un trasporto di armi?
Ammettendo – e non necessariamente concedendo – che la strage di Bologna derivi da questo direttamente o indirettamente (un trasporto andato male mentre si recavano al supercarcere di Trani per far evadere Saleh e i brigatisti romani) è improprio assai definire “palestinese” la sua matrice. Su sei persone coinvolte in questa ipotesi una sola era infatti palestinese mentre tre, o forse quattro, erano di origini israelitiche. Tutt’al più dovremmo definirla strage rossa.
Chi considera colpevoli Fioravanti, Mambro e Ciavardini parla di strage fascista mica parla di strage italiana!
Tutti i depistaggi per allontanare dalla pista rossa partiranno poi da ambienti (filo)sionisti. Saleh, infine, verrà liberato da Spadolini. Ovvero dal primo premier italiano appartenente al partito israeliano.

b) Se ci atteniamo a quello che ci mette in scena Spielberg, la struttura che si permette di stare anche al di sopra del Mossad, cioè una struttura internazionalista, si arrangia per far cadere in un colpo solo tedeschi e palestinesi comunisti, del tutto ignari, in bocca agli agenti israeliani.
Di lì a sacrificarli (come nel film) per raggiungere lo scopo della vendetta (il nostro uranio a Saddam Hussein) ne corre ben poco. E tutto torna. Anche certi messaggi in codice degli ultimi mesi.

Non faccio ovviamente molto affidamento sul coraggio dei miei connazionali, quindi l’escamotage di denominare “palestinese” la strage di Bologna è il massimo che ci possiamo attendere oggi. Il nome della rosa: chiamandola così passerà, infine, una parte della verità, visto che per intero non la si può dire: sono troppo potenti (o meglio si è troppo vigliacchi tra gli uomini “liberi”). E va bene lo stesso, è sempre un passo fuori da un campo minato, anche se conduce in un cul de sac.
Ragion per cui eviterò di intervenire regolarmente in polemica con chi la promuove, se non altro per non fare piacere alla sinistra in difficoltà.  So che ci si arenerà subito dopo. Ma noi continueremo a dare battaglia. Se lo fa Spielberg non vedo perché non dovremmo farlo noi!

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