lunedì 1 Luglio 2024

Dal Niger la nostra estinzione

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Mentre gli sciocchi tifano in scenari inventati

 

Quanto accade in Niger rischia di mettere fine in tempi non lunghi alla nostra esistenza come europei.
Leggo ovviamente le sciocchezze bipartisan in cui si vaneggia di uno scontro epocale tra l’Occidente da una parte e, dall’altra, a secondo dell’idiozia del singolo, i popoli sani o la feccia dell’umanità. La realtà, come sempre, è molto diversa e non tiene conto della propaganda per le masse e delle nevrosi degli onanisti, ma segue logiche ben precise.

Il Sahel è stato considerato la linea di demarcazione tra l’Africa settentrionale e la subsahariana, nonché il luogo strategico di permanenza europea nel Continente Nero, sia in chiave di proiezione verso le materie prime che di contenimento delle migrazioni massicce.
Questo non è garbato agli americani e neppure ai cinesi. I primi hanno deciso di toglierci progressivamente di mezzo affidando a wahhabiti, turchi e russi la lottizzazione del Nord Africa, ricaccandoci di lì e dal Medio Oriente. I secondi hanno gradito in quanto vedono calare la concorrenza per la conquista delle materie prime e per la riconversione energetica.
Meno degli americani, che puntano ad un nuovo mondo a guida G2, ma di certo più che per il nostro imbarazzo in Ucraìna da cui vorrebbero toglierci al più presto per consentirci di contrapporre un G3 che renda meno forti gli Usa nell’IndoPacifico.

Gli europei sono andati come sempre in ordine sparso e con pochi mezzi; gli americani li hanno, come al solito “accompagnati” pugnalandoli, come hanno fatto sempre e come fanno ancora su ogni scenario, Ucraìna compresa. I francesi, che erano (e sono ancora) la nostra punta di diamante in loco hanno collezionato errori di atteggiamento (poi corretti da Hollande e Macron) ma anche d’interpretazione del ribellismo islamista di cui non hanno colto le sfumature che, lì, sono tutto.
Nel Sahel si è concretizzata l’alleanza tra russi e islamisti, con corollario di saccheggio osceno di ricchezze da parte dei banditi della Wagner.
Parla chiarissimo il proclama ripetuto del Cremlino che, condannandoci in quanto razzisti e riprendendo le tematiche del Black Live Matter, ci minaccia di sommergerci di masse africane (sospinte anche dalla carenza di grano provocata da Mosca). 
Dopo il Mali, ora il Niger.

Dobbiamo capire bene di cosa stiamo parlando. Il Niger è snodo strategico per le migrazioni dall’Africa Australe verso il Mediterraneo. Nei primi mesi del suo mandato, Macron, con il sostegno belga, convinse o magari costrinse il governo nigerino a introdurre il reato di favoreggiamento delle migrazioni e fece arrestare numerosi mercanti di uomini. Fu così che si chiusero i flussi che permisero prima a Minniti e poi a Salvini di vantarsi di aver ridotto gli sbarchi.
Sbarchi poi ripresi dalla Tunisia e dalla Libia, dove i russi e i turchi fanno questo gioco.
Tuttavia dall’Africa australe le migrazioni sono rimaste contenute malgrado la caduta del Mali, ma ora, se cade il governo in Niger, dobbiamo iniziare a prevedere flussi moltiplicati non per due o quattro, ma per dieci o per enne.

Ora tifate pure scioccamente per questo o quello scenario astratto e immaginifico, ma le cose stanno così. Nell’attacco a tenaglia mosso ovunque dagli amercani contro l’Europa con il sostegno attivo di russi ed islamisti, ma con diversificati interessi cinesi, la diga rischia di essere sommersa e lo scenario apocalittico del libro di Raspail in cui molti pensano di vivere già, ma sbagliano, diventerà reale e irreversibile in breve.
E mentre tifate per essere evirati, mi raccomando, continuate a dire che state dalla parte di chi difende i bianchi e la religione.
Nel Kali Yuga secondo Mel Brooks è il compito che vi spetta.

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