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Dalle stelle alle stalle

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L’oro nero, aiutato da speculatori famelici e dollaro comatoso ricomincia a fare le bizze: questa volta in basso

     Il mercato del petrolio ‘celebrà i record segnati esattamente un anno fa con prezzi più che dimezzati, che vedono il barile ben sotto i 60 dollari. L’11 luglio del 2008, sulla piattaforma di New York dove si scambiano tutte le maggiori materie prime, il Nymex, il barile di qualità “light sweet” aveva stabilito un primato a 147,50 dollari. Si era trattato del culmine di un’impennata a cui avevano contribuito una serie di fattori rialzisti, tra cui tensioni geopolitiche, debolezza del dollaro – la divisa con cui si effettuano gli scambi di queste merci – domanda dei paesi emergenti in continua crescita e dirottamento di investimenti da parte di operatori spaventati dalla volatilità delle Borse (precise manovre speculative aggiungiamo noi). Il petrolio appariva un porto sicuro dalle altalene dei mercati azionari e dei cambi. Ma successivamente l’aggravarsi della crisi finanziaria ha finito per intaccare l’economia reale, innescando la peggiore recessione globale dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, con inevitabili ripercussioni negative anche per la domanda di oro nero. Il petrolio è andato a picco, il barile finito quasi a 30 dollari a inizio 2008. Più di recente si è assistito a una parziale ripresa, mentre si moltiplicavano segnali macroeconomici visti come possibili “germogli” di ripresa. Ma a smorzare queste attese sono giunti pochi giorni fa i dati sulla disoccupazione in Europa e Stati Uniti, in entrambe le aree ha raggiunto il 9,5 per cento (massimo nei 10 anni dell’euro e massimo da 26 anni negli Usa) mettendo a repentaglio le prospettive di fiducia e spese per consumi delle famiglie. Oggi, negli scambi sul Nymex il barile ha toccato un minimo a 58,32 dollari, successivamente i futures in prima scadenza calano di 85 cents rispetto alla chiusura di venerdì scorso, con il barile a 59,04 dollari. Nel frattempo a Londra il barile di Brent, il petrolio estratto dal mare del Nord, cala di 68 cents a 59,84 dollari. (con fonte Afp)

Ma l’ipotesi di trattare il prodotto in valute più solide, come la nostra, e stabilizzarne una volta per tutte il prezzo, naturalmente non sfiora nessuno. E i prezzi della benzina per noi non sono ovviamente calati del 55%

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