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Debora Faith: “pensavo alle manifestazioni italiane, alla violenza, alla guerriglia per le strade…”

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Prosegue l’ epistolario della giornalista italo-israeliana inviata in Medio Oriente. Qualcuno si stupisce ancora del fatto che gli israeliani sparino sulle ambulanze. Tratto da ebraismoedintorni.it

Svegliarsi alla mattina e vedere sulla prima pagina dei giornali le fotografie di giovani , belli, sani, nostri, i nostri soldati ammazzati. Accendere la radio, col batticuore,per le prime notizie della giornata, sentire il racconto di quello che e’ successo la sera prima, ascoltare i nomi…sara’ qualcuno che conosco…..?Ogni israeliano incomincia cosi’ la sua giornata e la conclude cosi’.

Le notizie, i morti, i feriti, i funerali. Il dolore!

Poi e’ la volta della televisione, le bare con la bandiera di Israele, le mamme, i papa’, i fratelli, gli amici, i compagnidella stessa base, disperati, lacrime, lacrime, singhiozzi, abbracci. I padri cherecitano il kaddishdavanti alle bare dei figli, e’ contro natura, padri distrutti, la voce che trema, la voce che non riesce a uscire.

Perche’ sempre tanto dolore?

Poi altre immagini, terribili, i nemici che ridono, i bambini palestinesi che guardano,sghignazzando con soddisfazione,le foto delle teste mozzate, dei brandelli di corpi violati e trascinati per tutta Gaza poi nascosti nelle ambulanze della Mezzalunarossa.
Anche le ambulanze sono terroriste da quelle parti.

Con tutto questo orrore nel cuore, sulla pelle e nella carne,sabato sera a Tel Aviv, in Piazza Rabin,c’e’ stata una grande manifestazione, 250.000 persone, nondella sinistrao della destra. No, eranoebrei, erano israelianiche volevano dare illoro appoggio a Sharon e al suo piano di separazione.
Israele sa stringersi nel dolore, Israele, fratelli, famiglia, popolo, uniti come solo gli ebrei sanno esserlo. Il mondo ce lo ha sempre invidiato e forse, anche per questo, siamo stati odiati. Guardando le immagini della manifestazione, immagini che conosco a memoria per esserci stata tante volte, pensavo alle manifestazioni italiane, alla violenza, alla guerriglia per le strade, all’odio tra partiti, alle bandiere bruciate sempre e comunque anche sela manifestazione e’ per i pensionati.

Pensavo alle vetrine rotte, ai cassonetti dati alle fiamme.

Niente di tuttoquesto in Israele. Quila politica e’ una cosa seria, non lascia posto alla delinquenza, qui si va alle manifestazioni con i bambini sulle spalle dei papa’, con le carrozzelle, ci vanno i vecchietti tranquilli e sicuri, nessuna paura,si canta , si canta l’amore per Israele, si cantala voglia di pace, nessuna espressione di odio per i nostri assassini, nessuno slogan urlato contro gli arabi.
Unica bandiera quella di Israele.
Che gioia, che orgoglio essere cosi’.
La gente non capisce, o non vuole capire, la grandezza di questo popolo che riesce ad essere privo di odio e di violenza dopo tutto quello che ha passato.

I canti di pacevolano nell’aria, in Kikar Rabin, e su in alto nel cielo si scontrano, via etere, con le urla di odio del nemico che manifestava nello stesso momento…con altro stile.. Pensavo, ma perche’ li amano tanto laggiu’ in Europa.
Non sanno?Non vogliono sapere.
Vedono? non vogliono vedere.
Ricordano? Non vogliono ricordare.

E allora ricordiamo, noi che abbiamo un cuore ricordiamo, noi che siamo i cultori della memoria ricordiamo, noi che rispettiamo la vita ricordiamo:
Trent’anni fa.Ma’alot, cittadina Galilea a nord di Israele.
Tre terroristi palestinesi entrano in una scuola e prendono in ostaggio gli scolari e gli insegnanti. Vogliono l’immediata liberazione dei prigionieri palestinesi.
I bambini sono terrorizzati, gli insegnanti non possono farnulla per loro se non stargli vicino e morire di paura.
I terroristi rifiutano ogni trattativa e incominciano il massacro. Corrono dietro ai bambini che, scappando, si nascondono sotto i banchinella ingenua sper

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