lunedì 19 Agosto 2024

Della sostituzione e dei complotti

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In Francia Marine Le Pen apre il dibattito

Marine Le Pen ha affermato che la cosiddetta “sostituzione di popolazione” è una tesi complottista.
Non sappiamo esattamente cosa intenda la figlia del grande uomo politico, ma l’occasione è ghiotta per rimettere le lancette al punto giusto.

Open Society e Onu
È innegabile che esista un programma, figlio di un’ideologia (definita dell’Open Society), che mira a favorire tale sostituzione nel miraggio di un’umanità nuova senza più alcuna identità storica, culturale, cultuale e perfino sessuale. Plasticamente questa linea è rappresentata da Soros ma trova riscontro in una pletora infinita di strutture private transnazionali e fa capo all’ideologia dell’Onu. Sigla questa, lo ricordiamo, nata all’epoca per definire le potenze alleate del neocolonialismo multinazionale che dichiararono, scatenarono e portarono a termine la Seconda Guerra Mondiale.
L’unione tra quell’ideologia a suo modo “messianica” e gli infiniti interessi di combriccole private si trova sicuramente a monte di questo processo e mira alla sostituzione di popolazione.
Marine ha quindi torto nel tacciare la tesi di complottismo? Non proprio, e vediamo perché.

Gli imbecilli
Il “complottismo” in quest’ambito come in altri (Gran Reset, ditattura sanitaria, vaccini), altro non è che la riduzione semplicistica di un processo storico-politico al potere assoluto di poche persone in grado di decidere qualunque cosa su chiunque, indissolubilmente unite tra loro, onnipotenti, ma identificabili come il Male Assoluto che potrà essere rimosso se e quando il “popolo” prenderà coscienza di sé e le rovescerà. Una logica da adolescenti turbati e una visione piatta, priva di dimensioni, subprimitiva, del reale, condita con salse apocalittiche e con trasporti psicotici scambiati unilateralmente per mistici o religiosi. Insomma: il complottismo altro non è che la versione incolta e pornografica della cultura dietrologica. I complottisti sanno sempre chi muove le fila e per conto di chi, ma lo sanno talmente bene che ogniqualvolta che s’imbattono in agenti d’influenza altrui non li riconoscono, ogni volta che incontrano provocatori si fanno provocatori essi stessi e, soprattutto, mai colgono alcunché delle dinamiche, per non parlare delle faglie dei processi in corso.
Non c’è da stupirsi che Marine prenda le distanze da questi semplicismi idioti, che ella sappia o meno che sono la deformazione impresentabile di alcuni dati ed elementi reali di cui gli imbecilli non sono in grado di vedere altra espressione se non quella dettata dalla loro imbecillità.

Democrazie neuronali
Paradossalmente i complottisti non riescono neppure a vedere i complotti in atto che si limitano a immaginare in modo astratto e grezzo e non si rendono conto delle mille cose che avvengono realmente dietro le quinte. Né, ribadisco, sono i grado di cogliere le falle dei ragionamenti stereotipati. Per rimanere in tema, si pensi a come il Piano Morgenthau per la Germania venne bocciato dagli stessi sodali del ministro americano, o come l’Unione Europea sia entrata in attrito con l’Onu nel tentativo di calmierare la nostra politica di trasbordo di migranti dal Mediterraneo meridionale. Per non parlare dell’azione di Macron in Niger per strozzare i flussi migratori verso nord.
Non intendo  assolutamente rigettare, anzi affermo con convinzione, la valenza delle pianificazioni e delle minoranze decisionali. Ma la democrazia dei neuroni che permette a qualsiasi coglione di agitarsi via net e di spararle grosse, si fonda sulla totale assenza di comprensione delle cose più elementari che vanno dalla obbligatoria dissidenza interna di qualsiasi vertice mondiale alla mancanza di osservazione dei dati oggettivi sui quali le minoranze sovversive intervengono, sì, ma che vanno avanti da sé e di cui spesso siamo noi i principali colpevoli.

Fare autocritica!
Restando nell’argomento, Marine Le Pen ha ragione a convalidare piuttosto la posizione di Alain de Benoist che vede nel processo di trasformazione biologica e culturale in Occidente la legge dei vuoti che si riempiono. Il nostro egoismo individualista, la nostra adolescenza interminabile, sono divenuti sentenze di suicidio biologico su cui interagiscono ovviamente le ondate migratorie da Sud; un Sud “decolonizzato” per essere meglio sfruttato e che, in cambio dell’utilizzo delle sue materie prime e delle postazioni geopolitiche (che comunque andiamo perdendo a vantaggio di Cina, Turchia e altri attori minori) comporta anche le migrazioni e, di rimbalzo, le rimesse finanziarie dei migranti.
Denunciare l’ideologia dei Vincitori e quindi l’Open Society e, con essa, le associazioni di sfruttamento dei disperati, invece di lodare Emergency come se fosse un ente di beneficenza, identificare il ruolo delle diverse chiese e quello del Crimine Organizzato, è indispensabile. Ma anche quando lo si faccia bene, lontani anni luce  delle barzellette apocalittiche dei complottisti da strapazzo, ciò resta ampiamente insufficiente. Perché il problema nasce da noi e non basta prendersela con le conseguenze o con coloro che in esse prosperano. Gli stessi che vorrebbero fare quadrato contro la “sostituzione di popolazione” si dimenticano che il processo dell’Open Society non è solo dermatologico. Al centro della disgregazione dell’identità – sacralità a parte – c’è l’imposizione della Teoria del Genere che di sicuro non viene dagli immigrati, né dai cinesi o dai turchi.

Morale:
non c’è risposta possibile che si basi sulla denuncia del nemico, anche quando non si sbagli nemico, come, ahimè, il più delle volte accade. Identificare nemico e meccanismi è importantissimo, ma prima ancora ci siamo noi. Il primo nemico sei tu è un monito che vale sempre: nella vita individuale, nella politica e a livello di civiltà, soprattutto nei processi di decadenza.
Per quanto altri abbiano colpe nella nostra disintegrazione, nessuno l’ha più di noi e non è certo con le lamentele complottiste o dandosi di gomito tra furbetti che ci si rimetterà in piedi aspettando il risveglio di un mitico “popolo” che tanto assomiglia alla “classe operaia” dei deliri rossi di qualche decennio fa.

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