lunedì 19 Agosto 2024

Dicembre ammazza l’anno e lo sotterra

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Il 2021 ha ucciso il sovranismo e molti formalismi democratici. Per il 2022 è necessario rigenerare un minimo di forze vive

 

2021, anno di quotidiana mobilitazione psicologica nel segno delle angosce e dei disturbi mentali. Ha rimesso in riga le società occidentali offrendo loro l’organizzazione che le fragilità caratteriali e l’inconsistenza di genti poltrone, castrate, nevrotiche e assistenzialiste richiede.
Si è parlato di “dittatura” in modo improprio ché semmai sarebbe tirannide, ovvero quintessenza della democrazia. Ma dove più ci si sbaglia è che, fermo restando che esistono gestioni oligarchiche ben precise, come del resto in qualsiasi sistema, tutto quello che ci è stato imposto non è impopolare ma è frutto della richiesta profonda della psiche collettiva. Chi sostiene che le dirigenze di oggi non abbiano legittimità sbaglia di grosso: esse sono esattamente quelle che corrispondono a quanto l’ultimo uomo nicciano richiede. Legittime sono loro, non noi; almeno fino a quando non avvieremo rivoluzioni antropologiche, foss’anche di corto raggio.
Il giorno in cui lo stato d’emergenza finirà e non ci saranno più le ordinanze, i divieti, il laccio che si stringe, si allenta, si restringe ancora, i pass, i tamponi e via dicendo, per quasi tutti sarà drammatico e allora sì che sarà dura riprendersi: ormai non possono vivere senza disposizioni continue, emesse da un superiore ente collettivo dal cervello d’insetto, e senza un catalizzatore delle angosce di cui non si libereranno mai e che non vengono di certo dalla Covid su cui l’hanno scaricata.

L’altra faccia della stessa luna
Poi ci sono i no green pass, i no vax e via dicendo. Costoro s’illudono di essere (stati) l’opposizione al Grande Fratello. Pie illusioni: sono una tessera del medesimo mosaico. Per differenziarsi in positivo dai più, possono ribattere al massimo due argomenti sensati: di essere discriminati e di essere individualmente liberi. In realtà solo il secondo ha un senso, ma per pochissimi individui che, potrei affermare, conosco uno a uno o almeno riconosco uno a uno. Parlo di quelli che per cocciutaggine e per fierezza “anche se tutti io no”. E poi “siccome lo hanno deciso loro”. Tanto di cappello ai rari che rientrano in questa categoria ma di certo non ai più numerosi che fingono di rientrarvi per darsi un tono ma che in realtà sono stati afferrati dal terrore dei vaccini, almeno altrettanto assurdo di quello della Covid.
Poi ci sono quelli che hanno scambiato da tempo la radicalità con l’emarginazione estremistica e che, appunto perché non radicati e non in possesso di virtù romane, hanno bisogno di vivere in un’atmosfera apocalittica, aspettando da un momento all’altro che il potere, come se lo sono raffigurato loro, crolli e che tutto torni come prima. Prima quando poi? Bah!
Questi non vivrebbero se non si sentissero “discriminati”. Come tutti coloro che assumono un’identità artificiale da una contrapposizione, finita la quale la loro stessa identità svanirebbe. Lgbt, femministe, ebrei, no vax, fondamentalisti di ogni genere, devono essere discriminati sempre da qualcuno per continuare ad afermarsi. E la Grande Sorella li accontenta. Senza di loro non ci sarebbero gli altri, e viceversa. Discriminati che si arroccano nella follia in attesa messianica e patetica di una strage di milioni e milioni di vaccinati, mentre fra questi ultimi in diversi auspicano la morte loro…

Americanizzati e veterotestamentari
Il dramma è che quanto più la società regredisce spiritualmente e caratterialmente, tanto più assume i modi di esprimersi americani e produce sacche che si rifugiano nelle sette bibliche della logica veterotestamentaria che s’impone, in forma religiosa o laica (marxista-leninista, marcusiana, popperiana).
Così abbiamo autoproclamatisi “eletti” che hanno capito tutto dell’Apocalisse. Un genere di fisima comune anche se i riferimenti non sono sempre gli stessi. Non si tratta più dei bonaccioni Testimoni di Jeohwa, ma dei fondamentalisti di tutte le salse. Ebrei, musulmani, cristiani. Fra questi ci sono anche dei presunti fondamentalisti cattolici che non si rendono neppure conto di quanto ragionino da protestanti.
Tutti costoro hanno visioni allucinate, falsate e schematiche di una realtà da cui si sentono estromessi, non per le ragioni reali per le quali lo sono (disagio sociale, incapacità relazionali, ottusità mentale) e vi oppongono una rabbia infinita, la brama di vedere tutti gli altri soffrire, macerarsi, perdersi nelle fiamme di questo o quell’inferno. Poi, a seconda della cultura di riferimento, declinano il loro atteggiamento verso questa “fine dei tempi”. I musulmani allucinati che hanno ancora una logica guerriera, nelle deformazioni jihadiste la cercano con le armi; gli ebrei integristi si attendono la conquista assoluta in quanto eletti e cercano di mostrarsene degni; i cristiani disperati aspettano che ritorni Cristo per vendicarli al posto loro.
Anziché cercare di vivere l’esperienza cristica preferiscono invocare l’Angelo Sterminatore che supplisca alla loro impotenza.
Tra questi fondamentalismi da cortile da una parte e le adorazioni “scientiste” di quelli che vogliono esorcizzare la morte dall’altra, si perde una società che, infelice, in lotta con se stessa, priva di integrità, vaga alla deriva, lanciando SOS nei social, mentre ogni cosa viene amministrata da pochi e decisa da fattori oggettivi, sia materiali sia sacrali.

I frignoni della democrazia
Poi ci sono i piagnoni che si attaccano alla Costituzione, invocano Norimberga 2, esaltano la Resistenza con la erre maiuscola, parlano di NaziPass e impazziscono per le limitazioni al ristorante o al bar. In parte rientrano nella categoria no vax, ma in molti sono vaccinati anche più volte e in possesso di QR.
Tra costoro si salvano gli esercenti e quelli che le misure condannano economicamente che hanno tutte le ragioni, gli altri sono borghesucci viziati. “Non se ne può più”, blaterano. Una settimana li farei vivere a Beirut, a Gaza o a Kabul, non dico sotto assedio e bombardamento. Basterebbe per far mettere loro il muso dove si deve e farli vergognare di quello che sono.
Questi, sommandosi ai Testimoni dell’Apocalisse, esprimerebbero una nuova forza politica, dove si mischiano vegani, antifa, fascioapocalittici, scimmie degli indù e thugs della Dea Kali Costituzione.
Ossessionati e monomaniaci, con tutta la buona volontà di “costituire un nuovo soggetto politico”,  sono condannati all’inconsistenza in quanto prigionieri dell’effimero, fuochi fatui a scadenza breve. Qualcuno si è illuso per la presenza contemporanea di “culture” diverse (sinistra, destra, centro) e ha blaterato di potenziale rivoluzionario. Niente affatto: la somma delle debolezze non farà mai una forza; e nello specifico calza perfettamente una frase del sempre lucidissimo Giorgio Gaber: “la gente s’incontra per un autobus che ha perduto”.
A differenza dei no vax e soprattutto degli “anche se tutti io no”, che hanno comunque delle motivazioni, questi qui sono scarti di un’umanità terminale e si riflettono nello specchio con i vax che vogliono rinchiudere i no greenpass nei gulag. Stessa razza e stessa mentalità.
Comunque sia tutti, indistintamente, sono ipnotizzati e monomaniacalmente presi da questioni che riguardano in fondo soltanto il proprio ombelico, e ciò con la mentalità disturbata e oscura, dunque rabbiosa, dello stato di folla atomizzata, imprigionata nei social. Così sono trascinati in una guerra civile virtuale e marginale, imprigionati in incubi psicotici ed estromessi definitivamente dalla politica, sempre più affare di pochi.

L’anno che verrà
Mentre il popolino è distratto tra siringa e circenses, i destini dei suoi figli sono in gioco, nelle mani di pochi, e con la pandemia c’entrano abbastanza poco.
Il 2022 presenta già nodi decisivi: l’energetico, con le forme della Green Economy e la questione nucleare e poi il grado di emancipazione strategica europea con le sue proiezioni in Africa e sull’Indo-Pacifico.
In Aprile, all’Eliseo, si decideranno parecchie cose.
Le minoranze di potere, specie quelle anti-europee, hanno già approntato le loro squadre e hanno iniziato a muovere.
Ormai è chiaro che le masse e il loro consenso sono manipolabili in tempi brevissimi e senza troppa fatica. È palese che tutti gli atomi individuo sono fuori dal reale, imprigionati nei ghetti social in cui si odiano reciprocamente per motivi del tutto idioti.
È sui pochi che si conta. Pochi e servili domandano i poteri forti; pochi e autonomi vogliamo noi.
Ci sono tanti fronti sui quali si può e si deve combattere: da quello ideale e culturale (per rigettare l’avanzata green e “conservatrice” negli ambienti d’opposizione popolare, per esempio) a quello della creazione di poteri, nelle élites, nelle categorie sociali, nel locale.
Provando a lanciare la controffensiva rispetto agli acidi corrosivi della Cancel Culture, del Woke e dell’Inverno demografico; una controffensiva, non i singulti reazionari dalle gambe cortissime.
Nulla di nuovo rispetto all’esigenza che predico da sempre e che, in più nazioni, in modo ovviamente sperimentale e obbligatoriamente velleitario, perseguiamo e concretizziamo da qualche tempo.
Eppure c’è del nuovo. La pandemia ha spazzato via tanti falsi miti e tante illusioni (dal sovranismo, sepolto, alla delega elettorale, divenuta residuale in forma zombie). Il tempo è giunto per capire che o ci si rimbocca le maniche e si resetta il cervello per andare nell’unica direzione possibile e sensata o ci si rinchiude nei ghetti virtuali (tra cui i selfies di piazza) a masturbarsi in preda a deliri che non hanno altro sbocco se non il lettino di uno psichiatra.
Forse non sarà un galantuomo, ma il tempo stringe e non ci concede più sfoghi: o ci si prende carico di sé o si sparisce, una volta tirata la catena.
Quindi buon 22! Nulla a che vedere con cento anni prima, ma magari la cifra sarà di buon augurio.

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