giovedì 18 Luglio 2024

Didattica e pallottole

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Con il lockdown i boss godono

La pandemia ha accentuato ogni falla della nostra organizzazione comunitaria mettendo in luce antichi e mai risolti (se non peggiorati) problemi, in primis il servizio sanitario nazionale e la scuola.
Già all’esordio della pandemia, il nostro paese registrava tassi di diseguaglianze scolastiche incompatibili con quelli degli altri paesi europei.
Il 14.5% dei ragazzi e delle ragazze lasciano precocemente la scuola dell’obbligo, con picchi in Sicilia, Campania, Puglia e Sardegna. Il tutto in un quadro ulteriormente indebolito da quanto previsto dalle politiche sul prepensionamento che quest’anno si calcola farà mancare a organici già esigui, altri 250.000 dipendenti: un naufragio previsto e voluto.
Come hanno recentemente rilevato Tito Boeri e Roberto Perotti, l’abnorme lunghezza del “lockdown educativo” (record europeo) ha portato a un aumento del divario nelle possibilità di apprendimento, facendo scivolare verso l’uscita dal ciclo scolastico, un numero sempre più preoccupante di giovani. Le imperdonabili negligenze ministeriali (non solo dell’Istruzione, ma anche dei Trasporti: alla fine di ottobre mancavano ancora più di 650.000 banchi) sono state scaricate interamente sui giovani che abitano in aree difficili dal punto di vista sociale, implementandone l’emarginazione formativa e culturale.
In molti si chiedono: se già all’inizio della pandemia in molte regioni un giovane su quattro abbandonava precocemente la scuola, dopo tutti questi di Didattica a Distanza (che, tra mille altri difetti, non tiene conto delle enormi disparità nella distribuzione delle reti digitali e del possesso di strumenti per parteciparvi attivamente) quanti saranno diventati? C’è qualcuno al Governo che si pone il problema?

 

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