sabato 20 Luglio 2024

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Nella Francia del melting pot obbligato ora si può licenziare chi indossa il velo

Dopo sei anni di battaglia legale, la Corte di Cassazione francese ha messo la parola fine alla vicenda: confermato il licenziamento “per colpa grave” di una dipendente che indossava il velo islamico in un asilo privato, il “Baby-Loup” di Chanteloup-les-Vignes, nella banlieue di Parigi.
La donna aveva iniziato a portare il velo dopo un congedo maternità e aveva rifiutato di levarlo quando la direzione le aveva fatto notare che era contrario al regolamento interno. Nel 2008 Fatima Afif, impiegata dell’asilo rientrata dopo un periodo di assenza, aveva annunciato la sua intenzione di portare il velo, scontrandosi con il regolamento interno dell’istituto, privato, che vieta l’esibizione di segni religiosi. Per questo, venne licenziata. La donna fece appello alla giustizia, sentendosi discriminata per la sua religione, passando prima per il Tribunale del Lavoro e poi per la giustizia ordinaria. Ma entrambe le istanze, nel 2010 e 2011, le diedero torto. Infine, l’anno scorso, anche la Corte d’appello di Parigi ha fatto prevalere il principio di laicità secondo la rigida interpretazione francese – anche se non si tratta di una scuola pubblica – confermandone il licenziamento. Fatima ha fatto ricorso in Cassazione. Ma anche qui hja perso. La Corte ha stabilito che la regola dell’istituto è “giustificata dalla natura dei compiti”, ma ha chiarito che la sentenza non sarà universalmente applicabile a tutti i dipendenti del settore privato.

 

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