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Le gesta familiari di quelli che pretendono di moralizzare la politica italiana

“Sono il fratello di Elisabetta Tulliani, la compagna di Gianfranco Fini”, così si presentava ai dirigenti della Rai la giovane promessa delle produzioni televisive. Giancarlo Tulliani è il cognato d’Italia. Nello spettacolo come nello sport la sua carriera è stata sempre legata ai rapporti sentimentali della sorella maggiore.
Per sette anni Elisabetta è stata fidanzata di Luciano Gaucci. Secondo la leggenda Elisabetta avrebbe conosciuto a 25 anni l’ex patron del Perugia a casa del suo ex compagno di classe Alessandro, a una festa. Dal 1997 al 2004 la futura lady Fini è l’ombra di Luciano Gaucci: il patron del Perugia la nomina presidente della Sambenedettese e consigliere del Perugia prima del crac.
Il fratello minore, nel 2000 all’età di 23 anni, è vicepresidente esecutivo della Viterbese e consigliere della Sambenedettese. Quando decide di produrre fiction e trasmissioni per la Rai nel 2008 è al cognato di turno che si rivolge. Così, anche spendendo il nome di Fini, un esordiente del settore riesce a farsi ascoltare con rispetto dal gotha della Rai: i vicedirettori generali Giancarlo Leone e Antonio Marano, il direttore generale Mauro Masi, il direttore di Raiuno Mauro Mazza, il direttore di Raidue Massimo Liofredi e il capo delle relazioni esterne, Guido Paglia.
Se il cognato di Bertolaso lavora al G8 e il cognato di Mauro Masi (Anthony, fratello di Susan Smit) è pagato dal circolo Salaria, avrà pensato il fratello di Elisabetta in quel 2008 d’oro per gli affini, non si vede perché io non debba ottenere un contratto dalla Rai. Detto fatto.
Il presidente della Camera dice di non aver nulla a che fare con i suoi affari. E bisogna ricordare che già in un altro celebre caso di cronaca rimase vittima innocente degli eccessi dei suoi familiari. Quando il pm Henry John Woodcock indagò sulla prima moglie Daniela per gli affari sanitari con la cognata e con il segretario, fu proprio il magistrato (solitamente poco clemente con i politici) a dare atto che Fini era all’oscuro di tutto.
Stavolta, però, probabilmente dopo essere stato tirato per la giacca dal cognato in seguito all’ennesimo buco nell’acqua, Fini sarebbe sceso in campo in prima persona. La storia è stata raccontata ieri da ‘Libero’: Fini avrebbe convocato il suo uomo in Rai, Guido Paglia, nel suo appartamento a Montecitorio. La data dell’incontro è interessante: 17 settembre 2008, un mese prima della seconda vendita della casa di Montecarlo, ora abitata da Giancarlo Tulliani.
La cronologia è spietata: nel novembre 2007 Fini annuncia la sua relazione con Elisabetta. L’11 luglio 2008 An cede la casa della contessa Colleoni alla misteriosa Printemps con sede nell’isola caraibica di Saint Lucia che poi la rivenderà il 22 ottobre a una seconda società anonima. La società acquirente e la sua controllante sono amministrate da James Walfenzao, consulente e prestanome di un amico di An, Francesco Corallo, patron della multinazionale Atlantis World.
Un mese prima che si concluda la girandola societaria montata da Walfenzao (probabilmente per rendere ardua la tracciabilità della proprietà della casa abitata oggi da Giancarlo Tulliani) il cognato di Fini è nell’altana del Parlamento al fianco del presidente quando entra Guido Paglia. L’uomo di Fini in Rai lo aveva già ricevuto nel suo ufficio qualche mese prima, sempre su sollecitazione della segreteria del presidente. Il cognato gli aveva spiegato le sue aspirazioni imprenditoriali in Rai.
E Paglia – dopo avere esaminato lo scarso curriculum del ragazzo che voleva vendere diritti senza essere nemmeno iscritto all’albo dei fornitori Rai – aveva girato la pratica scottante a Giancarlo Leone (vicedirettore generale Rai) e ad Adriano Coni, presidente della 01 distribution, società controllata dalla Rai.
Quando entra nell’appartamento di Fini, Guido Paglia, già militante del Fuan, capo del politico al Giornale di Montanelli, uomo scafato e abituato a ben altre emozioni, rimane comunque molto sorpreso. Secondo la ricostruzione giornalistica (non smentita da Paglia) davanti ai suoi occhi si sarebbe svolta questa scena: il presidente della Camera comincia a illustrare le aspirazioni del cognato nel settore della fiction e dell’entertainment.
Paglia resta freddo con il presidente e non dà soddisfazione a Tulliani che probabilmente si aspettava di vedergli battere i tacchi di fronte al capo. Uscito frettolosamente dall’incontro, Paglia scrive a Gianfranco Fini una lettera da ex camerata a ex camerata per rivendicare un’amicizia quarantennale che non può essere messa in crisi dalle ambizioni eccessive di un trentenne.
Da allora Fini e Paglia non si parlano. E quando su un quotidiano circola il nome di “Paglia il finiano” per la poltrona di presidente della concessionaria Sipra, il presidente della Camera emette un comunicato per far sapere che lui non lo ha mai sponsorizzato.
La ricostruzione riportata da Libero è influenzata dalla delusione di Paglia ma una forma di pressione da parte di ambienti vicini a Gianfranco Fini – secondo quello che risulta al Fatto – sarebbe stata fatta anche sul direttore di Rai uno, Mauro Mazza. Alla fine comunque è Raidue, diretta da Massimo Liofredi, a dare il via libera per 4 prime serate al giovane Tulliani.
Il vicedirettore generale Antonio Marano però ridimensiona l’appalto e al Fatto racconta: “Tulliani è venuto da me due volte. Erano state approvate 4 prime serate estive, di quelle che a me non fanno impazzire e che da quando sono in Rai ho cercato di ridurre. Le ho trasformato in quattro seconde serate (che costano la metà). La società non aveva una grande esperienza e il prodotto non era eccezionale. Poi ne andò in onda solo una. Comunque non esageriamo: era una cosa piccola come se ne vedono tante”.
Dopo i primi insuccessi, il fratello di Elisabetta comincia ad adeguarsi ai sistemi felpati che permettono di fare affari senza dare troppo nell’occhio. La mamma dei Tulliani, Francesca Frau di 63 anni crea una società, la Absolute Television, che ottiene un appalto del valore di 1,4 milioni per produrre un contenitore nella trasmissione “Festa italiana” condotta da Caterina Balivo.
Mentre Giancarlo Tulliani è socio al 51 per cento della Giant Entertainment che è partecipata al 49 per cento da Federico Passa e alla fine è Passa con la sua Blue Pictures (ne detiene il 30 per cento mentre il restante 70 per cento è intestato alla compagna del produttore vicino ad An, Enrico Pinocci) a cedere un pacchetto di film a Rai Cinema.
Nei corridoi della Rai si dice che sia stato Tulliani a proporre il business al direttore Paolo Del Brocco. L’incasso della Blue P. è inferiore al milione di euro. Forse ha ragione Antonio Marano: “tanto rumore per nulla”.

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