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Diritto di pestare

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Questo chiedeva l’ex “prete” (ma l’ha mai sentita davvero la vocazione?) Vitaliano Della Sala. Gli è andata male ed è stato condannato assieme al suo degno compare Casarini ad una pena mite, che comunque non sconterà.
In nome della democrazia e della libertà volevano pestare i ragazzi di Forza Nuova, rei di propagandare idee veramente anti-Sistema. E proprio per questo i cani da guardia del Sistema hanno tentato di fermarli.

NAPOLI – «Il 13 maggio 2000, insieme a migliaia di persone manifestammo contro fascisti e nazisti giunti a Bologna da tutta Europa; venimmo caricati a freddo da centinaia tra poliziotti e carabinieri. Oggi insieme a Luca Casarini e altri sono stato condannato dal Tribunale di Bologna a tre mesi di arresto e 250 euro di ammenda (pena sospesa)». Così il sacerdote “no global” don Vitaliano Della Sala – che si firma «parroco rimosso di Sant’Angelo a Scala» – ricorda i fatti all’origine della sentenza emessa ieri a Bologna. «Il 19 novembre, comunque, il reato per il quale siamo stati condannati – prosegue don Vitaliano – cadrà in prescrizione. È grave che chi manifesta contro una cultura di violenza, contro un’ideologia espulsa dalla storia quale è quella nazifascista, sia soggetto prima alla repressione dei manganelli e poi a quella meditata e calcolata dei tribunali». «Siamo di fronte – afferma il sacerdote – a una riscrittura, tramite sentenza penale di primo grado, della storia di quella giornata. Noi, uomini e donne liberi, colpevoli soltanto di aver esercitato il legittimo diritto di resistenza contro la violenza cieca e ottusa delle forze dell’ordine di questo paese e di avere disobbedito dal basso ad un divieto che non ci permetteva di manifestare democraticamente contro alcune decine di nazifascisti anacronisticamente riuniti a Bologna, non accettiamo di essere condannati per quanto successo in quella grande giornata da un tribunale di una Repubblica nata dall’antifascismo, in una città come Bologna, medaglia d’oro per la Resistenza. Quel giorno abbiamo difeso la Costituzione italiana, “sostituendoci” ai giudici e alle forze dell’ordine che, stranamente, in casi come questo, stanno quasi sempre dall’altra parte della barricata».

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