Come uscire dalla trappola dualistica che imprigiona le forze vive in un momento di passaggio epocale
L’occasione sarebbe d’oro ma non vi è chi la metta a frutto.
I cambiamenti intervenuti fin dal 1979 negli equilibri mondiali e nelle strutture sociali hanno offerto grandi opportunità che potevano essere capitalizzate già nel 1989 e ne offrono ancora e sempre di più dal 2014. A patto di saperle leggere e di sapervi intervenire, ma qui casca l’asino (e mi scusi l’asino per il paragone).
Cattivi fumetti
Se l’asino di cui parliamo è quello che porta sbiadite reliquie, ebbene ha bisogno di un serio veterinario! Il suo modo di porsi di fronte a un reale che guarda attraverso le lenti deformanti di un dogmatismo psicorigido e che vive con le pulsioni isteriche di un adolescente smarrito, lo porta regolarmente a sparare minchiate e a partire in crociate immaginarie in direzione di uno scontro finale che ritiene imminente e che pretende di vincere con l’intervento di messi celesti e con la democrazia compiuta di plebi sciocche che ha preso a definire impropriamente come “popolo”.
Tutto ciò appartiene a patologie mentali e sociali che trovano sfogo e alimento in letture dietrologiche serie che vengono però totalmente stravolte e ribaltate e in Sacre Scritture – cristiane, induiste, germaniche – di cui si ha una visione a fumetti, buona solo per rassicurare il bimbetto nevrastenico che altro non s’è. Insomma: il fondamentalismo “religioso (…)” di quest’area è sovente un fatto clinico che assolve anche a una funzione: quella di attribuire per estensione il grottesco e il farsesco a tutta quanta l’opposizione, già confusa di suo.
Insomma non solo sciocchi, ma sciocchi di servizio.
Apocalittici da due soldi
Il clima da ultima spiaggia o da imminente avvento di una Gerusalemme Celeste è quanto di peggio possa accompagnare un qualsiasi impegno, sia mentale che concreto, di fronte a delle situazioni che nella loro “unità e scissione” si dimostrano abbordabili da chi abbia intenzione di lavorare su di sé e sulle cose. Viceversa si suggerisce che il Nemico (ovviamente sempre unito e mai scisso…) è in difficoltà, che sta accelerando per consolidare il suo Regno finale e che da un momento all’altro crollerà su se stesso. Lettori presuntuosi dell’Apocalisse che si prendono a priori per i pochissimi Eletti che in quanto tali non saranno ingannati, ma di fatto falsi quanto scarsi profeti veterotestamentari, chiamano a raccolta per l’ultima resistenza. Nel loro film monodimensionale a diapositive di scarsa qualità, il Gran Reset nascerebbe adesso e tutto si giocherebbe su libertà democratiche e vaccini.
Ci sarebbero decine di angoli d’attacco validi alla gestione pandemica e a quella sanitaria, nonché alle incongruenze del green pass, ma si preferisce andare a cercare con il lanternino sul web, facendo da virologi e biologi autodidatti imprigionati da pregiudizio cieco, un’opera di selezione di tutto quel che di terrificante si può trovare sui vaccini, al fine d’imporre una lettura eguale e contraria a quella ufficiale dello scorso anno sulla Covid.
Due versioni apocalittiche senza nessuno sbocco perché volutamente prive di sbocco.
Fin qui il problema è sociale e clinico, poco male. Quando però sfocia in “analisi” politiche diventa grave.
Del governo mondiale
Questa duplice deformazione autolesionista (fondamentalista e democratica) ha il torto della coazione a ripetere il vicolo cieco. È l’ennesima volta che la reazione, in tutte le sue forme, parla di ultima spiaggia e immagina punti di non ritorno. Chi ci casca s’ingessa mentalmente – e purtroppo anche nei riflessi condizionati – in scontri virtuali senza altro approccio con il reale se non gli sfoghi innocui e impotenti del sabato del villaggio cui ogni sistema rodato affida l’ora d’aria degli scontenti.
Questo allontana sia dalla ricerca di soluzioni concrete alternative perché tutte le (purtroppo scarsine) cellule grigie sono impegnate in un Ragnarök per deficienti, sia dalle soluzioni prospettiche e a lungo termine.
Un esempio tra tutti. Si sente ripetere che si starebbe passando alla fase finale e che si cospirerebbe per imporre il Governo Mondiale.
Ecco: chi dice queste fesserie non dovrebbe tornare a scuola ma all’asilo.
Un governo mondiale sarebbe debolissimo perché costretto a farsi carico onerosissimo di sintesi e di antitesi. Poiché il reale è sì unito (veterotestamentariamente e, per estensione satanicamente) ma è scisso, e siccome il potere è stabile nell’apparente destabilizzazione, l’avvento di tale governo sarebbe la fine di quanto invece c’è da tempo immemore: la Governance.
In una società deresponsabilizzata in cui per qualsiasi questione, da call centers situati chissà dove, vi rispondono degli sconosciuti che non prendono impegni, in cui le arterie di ogni risorsa (petrolio, gas, droga, armi) sono destabilizzate istituzionalmente per essere meglio dominate, pretendere che il Mondialismo si dia un governo istituzionale la dice lunga sul cervello di chi lo sostiene.
Ma noi siamo amici del vento!
È tempo che una folata imponente di aria pura spazzi via tutte le statue di cera della reazione psicotica e che ispiri ad agire sul reale! Il che significa nel reale (p. es. organizzazione dei produttori per rispondere a imposizioni che danneggiano le pmi). Il che significa nel culturale e nell’esistenziale (a nulla servirà l’acquisizione auspicabile e ormai pressoché certa di autonomie europee se non si opererà per la virilizzazione, che significa anche il rifiuto delle lamentele psicotiche di cui sopra); nel politico (imperiale e corporativo e non democratico). Il che significa anche nel terapeutico (sostegno e organizzazione delle terapie scientificamente valide, anche in contrasto con il main stream). E soprattutto capacità di entrare nelle evoluzioni storiche traslandovi i princìpi, ottenendo l’acquisizione della conoscenza e il dominio della tecnica, della cibernetica, della robotica, e via dicendo: amish: no grazie!
La risposta non è assolutamente nella difesa dell’ultimo quadrato di adolescenti mai cresciuti e fragili di nervi che si attendono una versione angelica del Settimo Cavalleggeri e che hanno, loro sì, una visione mondialista del mondo, perché unitaria e mondializzata nella loro concezione deforme.
Fukuyama aveva torto. La storia finisce solo per chi è già finito dentro, sempre ammesso che sia mai iniziato, del che, in moltissimi casi, dubito….