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Dominio incontrollato

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Un libro-inchiesta che rivela gli intrecci illustri e inconfessabili della strategia della tensione

Il caso per antonomasia degli Anni di Piombo è il caso-Moro.
Lo statista democristiano era il capofila di una linea estera “autonomista” che si fondava sull’asse italo-arabo e su di un’alleanza stabile con i palestinesi. A lui o ad Andreotti sarebbe spettato inoltre il compito di pilotare il partito comunista nella maggioranza. Il rapimento di Moro il 16 marzo 1978 e la sua uccisione il 9 maggio successivo sciolsero il nodo e, soprattutto, chiusero la strada della politica estera ed energetica italiana a sud.
A rapire e uccidere Aldo Moro furono le Brigate Rosse.
Ma cosa c’era dietro? Chi partecipò all’operazione o quanto meno lasciò fare e la protesse in ogni modo? Perché le ricostruzioni del delitto, fatte dagli stessi brigatisti, si scontrano con tutti i dati oggettivi e forniscono una tesi di comodo che ci allontana dal luogo effettivo della prigionia e dell’esecuzione dell’uomo politico? Perché il commando che operò a via Fani è stato ricostruito solo parzialmente? E perché mai uno dei dirigenti italiani della scuola francese Hypérion che venne indicato come partecipante all’assalto fu immediatamente prosciolto su pressione internazionale?
Perché il questore di Roma venne sostituito da un burocrate poco prima del sequestro? E perché i servizi, in via d’improvvisa ristrutturazione, furono soggetti ad una conduzione speciale tutta di marca pidduista? Perché tutti si ostinarono a depistare durante il sequestro di Moro e ancora dopo la sua esecuzione? Come mai la scuola di lingue parigina Hypérion aprì una succursale a Roma subito prima del sequestro e la chiuse immediatamente dopo l’uccisione dell’ostaggio?
E come comprendere perché quella scuola di lingue a Parigi operasse alla luce del sole con l’avallo dei servizi segreti transalpini e che i suoi fondatori fossero legati alla Cia e/o al Mossad e  v’incontrassero regolarmente barbe finte della Gemania orientale e dei Paesi dell’est?
E come si spiega che i rivoluzionari rossi, italiani, francesi e tedeschi, frequentassero senza stati d’animo particolari i servizi segreti dell’est e dell’ovest e che da questi fossero regolarmente coperti?
Perché mai l’ala italiana dell’Hypérion faceva capo all’enigmatica entità bombarola detta Superclan, e orientava le Br per il tramite di Moretti all’indomani del suo accordo con il Mossad?
E perché il Superclan – ed Hypérion con esso – guadagnò l’egemonia sul partito armato dell’estrema sinistra dopo l’eliminazione di Feltrinelli (cui proprio il Superclan aveva fornito il timer difettoso che lo fece dilaniare durante un attentato dinamitardo) e dopo la neutralizzazione di Curcio e Franceschini che avevano rifiutato ogni accordo ambiguo?
E ancora: di quali protezioni illustri hanno potuto godere non solo gli intoccabili che tiravano le fila ma anche alcuni dei guerriglieri di punta, come Casimirri che, prima di riparare in Nicaragua, fece uno scalo di quarantott’ore in una Mosca in pieno regime poliziesco che di certo non forniva visti alla leggera, figurarsi a un ricercato?
Perché volevano la testa di Moro gli inglesi, gli israeliani, i francesi, i tedeschi dell’est e dell’ovest?
Perché Fbi e Cia, nel campo americano, si osteggiavano a vicenda? Perché in Russia il Kgb sovietico, espressione del partito, fece di tutto perché fosse eliminato, mentre il Gru, espressione dell’esercito, ne voleva la liberazione?
Come mai s’intrecciavano in assoluta tranquillità servizi di vari Paesi che si divertivano ad animare la strategia della tensione? Perché esistevano centrali miste d’intossicazione e di provocazione, in cui convivevano e collaboravano uomini della Nato e del Patto di Varsavia?
Oltre alle più volte citate – ma mai messe in evidenza dai media o dagli inquirenti – centrali miste di Parigi e Praga, perché c’erano centrali di controllo e provocazione anche in Svizzera, Austria e Belgio? Quali funzioni svolgevano? Perché Israele dopo la Guerra dei Sei Gironi assunse un ruolo di primo piano? Perché mai, contrariamente alla vulgata di comodo, i diversi servizi non operavano praticamente per nulla alla destra estrema ma avevano investito in modo massiccio la sinistra radicale che manipolavano, utilizzavano e proteggevano?
A tutti questi quesiti prova a rispondere, in un appassionante saggio rigoroso, dettagliato e documentatissimo, Filippo Ghira, giornalista, cronista estero per Rinascita.
162 pagine di vera storia, per i tipi della Fuoco Edizioni,  la Collana Incroci, a 13 euro: spesi benissimo.

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