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E l’atlantista dovevo essere io…

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Le costruzioni astratte durano per un po’, ma poi intervengono i fatti e mettono le cose al loro posto

A oltre un anno e mezzo dall’invasione dell’Ucraìna (e quasi due dagli attacchi al Sahel), qualsiasi ragionamento si sia fatto in merito, e per chiunque si tifi, nessuno può più liquidare la condanna della Russia come una scelta atlantista e, purché gli resti un grammo di obiettività, può negare che la questione è, come minimo, molto più complessa.

Solo per poco fu lecito equivocare
Nei primi giorni di guerra si poteva ancora essere eccitati dalla propaganda di nicchia e da quella della Lubjanka e parlare così di offensiva Nato per accerchiare una Russia obbligata a intervenire preventivamente.
Tutte le evidenze hanno ampiamente dimostrato che non c’erano ragioni per invadere l’Ucraìna nel 2022, se non dei calcoli imperialisti, più o meno sballati.
Sia le direttrici militari, sia la propaganda ufficiale, hanno poi dimostrato, come avevo detto fin dal 24 febbraio 2022, che Mosca ha un solo obiettivo, l’Europa, e non si sta scontrando da nessuna parte con gli interessi americani.
Gli Usa stanno incassando dividendi politici ed economici enormi, a nostre spese, grazie a russi.
Tutte le motivazioni addotte a sostegno dell’invasione da parte di uno spicchio d’ambiente sono cadute una dopo l’altra meno tre: la mitizzazione dei BRICS intesi come qualcosa che non sono e non come uno dei tanti soggetti di ridefinizione globale con cui è il caso di porsi intelligentemente; il rifiuto del gay pride; la propaganda antioccidentale, che, appunto è propaganda e vale sono nella versione antieuropea. Tutto questo fa francamente sorridere.

Anatemi e impietose prove dei fatti
Trattandosi di questione emotiva o del frutto di un complesso analitico-ideologico campato in aria da almeno vent’anni, non pretendo di far ragionare chi non ne ha la minima intenzione. Mi confronto senza problema con i filorussi che sono tali per un ragionamento politico (che considero sbagliato) e che si distinguono dai più dei loro per i quali è solo un insieme di slogan indiscutibili a difesa di un’eccitazione delirante.
Il pezzo di oggi non è però teso a convincere qualcuno ma a far notare come l’anatema lanciato contro chi condannò – e condanna – l’aggressione russa all’Ucraìna (e al Sahel), seppur ha una valenza psicologica importante perché gioca sulle paure di chi non sopporta di trovarsi sotto accusa, oltre ad essere ontologicamente antifascista in sé, è completamente falso.
Proprio chi ha sostenuto la necessità di difendere un popolo europeo aggredito e di affrontare la crisi per un comune riscatto europeo, diffidando degli americani oltre che dei russi, si è ritrovato alla prova dei fatti a non essere atlantista, a differenza di chi pretende invece di star combattendo la Nato.

Atlantismo mascherato
Spiegavo nei primi giorni di guerra una cosa poi confermata dallo stesso Biden: ovvero che Putin e la sua squadra avevano consolidato e rafforzato l’Alleanza Atlantica in crisi e che sostenere la causa russa equivaleva a sostenere la Nato.
Ma questi sono ragionamenti oggettivi che possono prescindere dai desideri di chi si è trovato a fare l’atlantista senza saperlo.
Il seguito però è stato molto più chiaro. Tralascio i sostegni americani con il contagocce che hanno frenato le controffensive ucraìne, con aerei negati, antimine non sopraggiunte, carri armati promessi e non mantenuti e via dicendo. Anche su questo si può pretendere che le ragioni siano altre rispetto all’obiettivo reale americano che è la spartizione ucraìna con i minerali strategici nelle mani degli incapaci russi e non nelle nostre.
Ma c’è la collana dei filorussi “pacifisti” che solo un cieco o un tonto può accettare come tali senza rendersi conto che si sta parlando dei gladiatori.

Gladiatori e figure di spicco della Nato, oggi portabandiere del pacifismo
Come è possibile che gli interventi favorevoli alla causa del Cremlino vengano da questo tipo di gente? Ovvero Inzerilli, l’ultimo capo ufficiale della Nato; un paio di generali della Nato, anche pluridecorati; Alemanno, che fece sfilare per Roma le jeep americane che la “liberarono”; Sarkozy, ovvero il Presidente che riportò la Francia nella Nato e fu l’unico inquilino dell’Eliseo a svolgere una politica estera allineata su Londra, Washington e Tel Aviv. Due coincidenze fanno una prova, ma qui ne abbiamo almeno cinque e di grido. E non è finita. Ora sono intervenute le frecciate avvelenate (e quasi certamente fasulle) di Amato alla Francia che sta provando a difendersi e a difenderci nel Sahel, immediatamente sostenute da un attacco di Monti alla coppia francotedesca proprio quando la Ue rischia di spaccarsi in due sull’utilizzo dei fondi per il riarmo.
Anche se non si vuol accettare la complicità russa con gli americani, è palese che il partito atlantista in tutte le sue articolazioni sta lavorando per minare sia Kiev sia il riarmo europeo che è quello che dovrebbe premere a noi.

Qui colombe, lì falchi
Ovviamente gli atlantisti a est della Germania si comportano in modo opposto, lì giocano a fare i falchi, un po’ per compensare gli aiuti militari insufficienti che provengono dagli Usa (ma in compenso il loro immenso investimento sulla futura ricostruzione), molto per tracciare un solco divisivo tra due Europe.
In Germania (che è il loro principale obiettivo)  fanno il doppio gioco: agiscono divisivamente su tutti e due i fronti: con falchi e “colombe” tra cui spicca l’AfD che è una coproduzione Cia-Stasi che non capisco come possa piacere a qualcuno.

Cosa vogliono gli atlantisti per l’Europa
È un fatto assodato che la visione della UE nella comitiva a tifo politico che io chiamo di destra terminale non le consente di distinguere tra istituzioni, realtà, interessi, popoli, persone e vi prevale la fissazione comica secondo la quale l’importante è che crolli la Ue (l’altra mania oltre al gay pride). Vi si è persa la centralità storica, ideale, dottrinaria, antropologica, geografica, di sangue e di destino che si chiama Europa e che dev’essere – o almeno divenire – una e forte.
Ma, a prescindere dall’animo con cui si guardi alle cose, qui si parla di quello che vuole il partito atlantista. Desidera un’Europa divisa, poco industrializzata, senza la possibilità di sfruttare minerali strategici e fonti energetiche per vincere il confronto industriale e per avere un’autonomia strategica. Per questo a est gli sta bene stillicidio ma non una vittoria europea, sotto qualsiasi forma. Sempre per questo sostiene la nostra cacciata dal Sahel e dal Donbass, con tutto quanto ne consegue come paralisi industriale, militare e minaccia migratoria. Così, atteggiandisi a pacifisti , gli atlantisti doc, quelli che appartengono alle centrali strategiche, operano per lasciar fare i russi ai nostri danni.

E l’atlantista sarei io…
So perfettamente che, dal modo in cui ragionano, a certuni va bene così. Ma, almeno, ammettano quello che è ormai arduo negare e che solo chi non vuol vedere non vede: che proprio loro sono organicamente allineati con l’atlantismo.
Per quel che mi riguarda non ho paura delle etichette e non mi ha fatto né caldo né freddo che persone il cui passato fu quantomeno ambiguo, si siano messe ad accusarmi di essere “passato con gli americani”. Fa un po’ ridere visto che tra i depistatori che mi confezionarono false accuse contro c’è anche la Cia, così come il fatto che sono rimasto quasi l’unico a sostenere che Ustica e Bologna sanno più d’Israele che di Palestina e che, a suo tempo, in seguito, e perfino adesso che questi signori giocano ai “pacifisti”, io mi trovo sempre in rotta di collisione con gli atlantisti attivi. Non mi sembra che siano in molti a poterlo affermare con tanta continuità.
Ma me ne frego completamente: non ho dogmi né tabù. Non sono antiamericano per dogma, non sono antiatlantista per dogma, lo sono per conseguenza visto che essi sono contro l’indipendenza europea, se invece fossero per, non avrei problemi a cambiare posizione, ma non succederà perché non lavoreranno per noi e non più contro di noi.

Se si riprendesse a ragionare
Gli “antiatlantisti prima di tutto” invece si ritrovano oggi in affollata e imbarazzante compagnia.
Mi auguro che questo serva ad alcuni, fossero anche due o tre persone, affinché riflettano su quanto sia ingannevole un ragionamento epidermico e dogmatico che procede per anatemi e pretende di fondare un’identità CONTRO un nemico idealizzato, qualunque esso sia.
Come quasi sempre è avvenuto in passato in altri ambienti, soprattutto a sinistra, è proprio questo che fa diventare gli utili idioti di chi si pretende di combattere e cui si finisce con il diventare del tutto funzionali, com’è scritto nella logica del linguaggio binario che è eccitato ma irrisolutivo e quindi stabiliazzante.
Qualsiasi sentimento si abbia, non sarebbe male iniziare comunque a ragionare invece di strillare a vuoto. Sarebbe già un buon inizio.

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