“Grande Italia” e una serie di liste e listarelle sarebbero l’idea per frenare l’emorragia del centrodestra montiano
Berlusconi uno e trino? Pare di sì. L’ipotesi di “spacchettamento” del Pdl, nel caso in cui venga varato il “porcellinum” elettorale, serve solo a una cosa: “massimizzare il risultato”. Lo rivela una fonte in prima linea, in queste ore, nel vorticoso giro di incontri, contatti, finti scazzi e controscazzi che ruota intorno all’idea di separare i “gemelli diversi” Forza Italia e An. Un’idea che non nascerebbe “contro” qualcuno, ma
Il Pdl resterà così come è adesso (nome a parte, favorito “Grande Italia”). Nelle strutture organizzative non cambierà nulla, con Denis Verdini sempre sul ponte di comando e i vertici locali invariati e “depurati” dagli ex An. Il candidato premier? La legge elettorale potrebbe sollevare tutti da questa incombenza, non prevedendo l’indicazione del candidato.
Altrimenti toccherà a Berlusconi, a meno che la ricerca (disperata) di una donna che possa rappresentare qualcosa di nuovo produca risultati. La Santanché non va, ci vorrebbe un’altra idea, ma per ora la lampadina resta spenta, anche se a questo specifico argomento negli ultimi giorni sono state dedicate ore e ore di riunioni. Se tutto va male, Forza Patonza e campagna elettorale all’insegna del “meno tasse per tutti”, “via l’Imu”, “banche ladrone” e così via.
E gli ex Msi ex An ex Pdl? Il partito si deve fare, meglio prima che dopo, anche perché nelle liste del Pdl non c’è spazio per le ricandidature. Lo guiderà Ignazio La Russa. Giorgia Meloni sarebbe il leader migliore per attirare un po’ di finiani “pentiti”, ma non la spunterà. Dentro Maurizio Gasparri (al 90%) e Gianni Alemanno (70%), rinvigorito dalla scelta di Nicola Zingaretti di puntare alla Regione. Dentro anche Francesco Storace. Fuori Altero Matteoli, che resterà con il Pdl. Il nome? Non si sa. La Fiamma non ci sarà.
La terza gamba del centrodestra spacchettato sarà la lista degli amministratori locali: già deciso il nome, dovrebbe essere “L’Italia chiamò”. Questi tipo di spacchettamento farebbe rientrare in coalizione anche la Lega, con Roberto Maroni candidato del centrodestra alla Regione Lombardia e il risveglio dei “barbari sognanti”.
Ma la teoria della “falange” prevede anche l’affiancamento di almeno altre 5-6 liste e listarelle, ciascuna delle quali avrà il compito di raggranellare un 1% di voti. Nuovo Psi, Nuova Dc, liste di disturbo ai centristi, forse una lista di ambientalisti “di centrodestra”. Tutto questo, ovviamente, non per vincere le elezioni ma per sedersi a capotavola quando verrà apparecchiato il Monti bis…