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Editoriale Svegliati Europa

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Giugno 2020

La Germania come al solito mille passi avanti a tutti.
Confusamente, ma sempre grazie ai tedeschi, il condominio Europa si appresta alla battaglia della ricostruzione. I singoli governi e popoli si districano in modo diverso. Chi proprio non ce la fa sono la Spagna e l’Italia (anche la Grecia ha dato segni di vita!)
Intanto il ruolo di mediatori locali da parte degli Stati nazionali ha subito una boccata d’ossigeno. Si sono ritagliati un ruolo, sia pur minimale – quasi sindacale – tra capitali/mercati e cittadinanza/suddita.
Lo manterranno nella nuova fase ultraglobalizzata (altro che fine della Globalizzazione!) in cui si procede fin d’ora verso la diversificazione delle filiere intercontinentali.
Il dato positivo emerso dalla crisi del Covid è la necessità di un potere di mediazione che trovi la sua collocazione divaricante nella dinamica anarchico-totalitaria del capitalismo cosmopolita.
Un potere che sia radicato, che abbia vocazione sociale, ampio raggio, potenza, che, insomma, sia qualcosa di più che non il sindacato dei cassintegrati di casa propria.
La crisi del Covid ha dimostrato la necessità imprescindibile di un’Europa forte, meno democratica, meno egalitaria (il Lussemburgo non può contare come l’Italia), e molto più radicata e sinergica.
E ha mostrato che il domani si fonda sulla vitalità di chi – autonomamente – si crea spazi e si dà leggi e opportunità e non su chi affida alla delega i suoi lamenti.
Tant’è: ma i più ci arriveranno come al solito in ritardo. Per mancanza di statura, spesso di cultura, di conoscenza, di visione, restano impelagati in meme-gossip che non si possono davvero sentire. Tipo “Italexit” o “è colpa di Bruxelles”. Per non parlare dell’insolenza con cui gli esseri inferiori mostrano un livore antitedesco.
Che ci volete fare, è così. Ma non importa: non tocca a te fare lo scacciamosche, insegnò Zarathustra.

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