Home Storia&sorte Era di Venerdì Santo

Era di Venerdì Santo

0


Una sirena dietro il vento taglia il cielo di Madrid

 

Era di Venerdì Santo. Per la precisione parliamo di 31 anni fa. A Madrid era in programma la consegna del busto realizzato da Godelive in onore a Léon Degrelle. Insieme alla delegazione belga e agli spagnoli m’incaricai di far partecipare francesi e italiani. Non fu semplicissimo coordinarsi organizzando il tutto in latitanza, ma ci riuscimmo. La cerimonia di consegna era prevista per il sabato mattina nella sede della Cedade. Il venerdì mattina, insieme con Daniel Gilsson, l’uomo di fiducia del Generale e con l’artista Godelive, sua compagna e poi sua moglie, partecipammo in tre italiani: Roberto Salvarani, Pasquale Belsito e il sottoscritto.
Degrelle quel mattino era piuttosto allegro. Ci raccontò che alla Messa, in quanto anziano, era stato scelto per il lavaggio dei piedi. “Lo sa, padre, che ha lavato i piedi a un generale delle SS?” Era contento perché il giovane prete non ne era stato sconvolto.
Quella mattina accadde qualosa di sorprendente e di mai visto prima, perlomeno da me che pure ero stato da Degrelle numerose volte. Pasquale Belsito, allora latitante con diversi ergastoli sulle spalle, venne riconsociuto immdiatamente dal Generale, che era totalmente all’oscuro della sua vita, come il guerriero che era: nacque una confidenza cameratesca improvvisa e totale tra i due che nel parlare, l’uno seduto di fronte all’altro, a un certo punto presero a darsi pacche reciproche sulle cosce.
La natura si organizza da sola; la razza dello spirito riconosce la stessa razza dello spirito.

La sera cenammo tutti al ristorante Botín che in passato era stato frequentato assiduamente dal Leone di Vallonia. Poiché l’organizzazione era approssimativa mi ero premurato di chiedere a sua moglie l’ora e il luogo della cena e più tardi della cerimonia dell’indomani. Fu una buona idea perché altrimenti ci saremmo perduti in tanti. Non si dimentichi che all’epoca non c’erano i cellulari.
Giunti al ristorante ci dissero che avevamo una sala prenotata al primo piano e potevamo accomodarci attendendo Degrelle. Mi rifiutai: “non mi siedo al tavolo di un generale delle SS se non ci si è prima seduto lui!”. Così fecero tutti, anche quelli che già erano entrati nel locale.
Quando Degrelle sopraggiunse passò in mezzo a due fila di camerati e s’avviò al piano seguito da tutti noi.
Sua moglie ci disse: “Il menu è ricco e vario, noi che siamo credenti non mangeremo carne perché questo è giorno di magro, ma ognuno può ordinare quel che vuole”. Proibii a tutti di ordinare carne.
Madame Degrelle, molto più giovane, sarebbe morta venti anni dopo il marito. Malata incurabile e soffrendo parecchio, rifiutò l’eutanasia e chiese in compenso che si pregasse per lei. Daniel mi chiamò per domandarmi se potevo organizzare qualcosa. Miracolosamente si riuscì ripetutamente per mesi a far dire messa in tante nazioni, in Europa e in America Latina. Il fatto che questo sia avvenuto per l’interessamento di qualcuno che tecnicamente – e con un termine improprio – si definisce pagano mi ha sempre fatto sorridere.

Quattro anni più tardi di quell’incontro madrileno, che per me fu l’ultimo, e sempre di Venerdì Santo, il Generale raggiungeva i cieli.

Nessun commento

Exit mobile version